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Commissione Ue e nomine: le grandi manovre di Macron

Le forze europeiste avviano le complicate trattative per determinare la nuova Commissione in un Parlamento Ue frammentato – Girandola di incontri a Bruxelles – Decisivo il ruolo dei liberali, guidati dal presidente francese: in calo l’ipotesi Weber (Ppe), salgono Vestager e Barnier.

Commissione Ue e nomine: le grandi manovre di Macron

Grandi manovre in corso per la costruzione dell’Europa che verrà. L’esito delle elezioni ha indicato una situazione politica sempre più frammentata nel vecchio continente, con le forze sovraniste in ascesa ma non così tanto e allo stesso tempo il sodalizio tra Popolari e Socialisti, che ha caratterizzato le ultime legislature a Strasburgo, che non sarebbe così facile da replicare. Stavolta infatti alle due maggiori forze politiche rappresentate all’Europarlamento, entrambe in calo di consenso, servirà come minimo l’intesa con i liberaldemocratici di Alde, che hanno ottenuto il miglior risultato della loro storia, salendo da 69 a 109 seggi, grazie al consenso per la commissaria alla concorrenza uscente Marghret Vestager ma soprattutto alla leadership del presidente francese Emmanuel Macron, che tutto sommato resiste all’urto della Le Pen e si pone come ago della bilancia per un futuro accordo tra le forze europeiste.

L’intesa sul presidente della Commissione sarà tuttavia difficile da trovare e potrebbe richiedere tempo: è probabile che la nuova Commissione non si insedi prima dell’autunno, lasciando dunque il presidente uscente Jean-Claude Juncker – che aspetta entro pochi giorni una lettera di rassicurazione sui conti dall’Italia – in sella fino alle prossime leggi di Bilancio. Non ci sarà dunque tempo per cambiare le regole del gioco, come pure sostiene il vicepremier italiano Matteo Salvini, che forte del suo 34% punta a costruire un nuovo gruppo di 100-150 eurodeputati, avvalendosi della collaborazione di Nigel Farage e forse del sovranista ungherese Viktor Orban. La partita è però tutta in mano a Macron: il presidente francese si è attivato subito dopo il voto mettendo in calendario una lunga serie di incontri preliminari dai quali al momento sembra escluso solo il premier italiano Giuseppe Conte. Macron già lunedì ha ricevuto all’Eliseo il collega spagnolo Pedro Sanchez, leader del Paese più grande dove a spuntarla sono stati i socialisti (vincenti solo in Spagna, Portogallo, Olanda e Svezia) e oggi, martedì, a margine del primo Consiglio europeo incontra in un bilaterale Angela Merkel, ma anche altri 9 capi di governo, compresi quelli dei Paesi di Visegrad.

Secondo le indiscrezioni Macron sembra intenzionato a difendere due ipotesi per la presidenza della Commissione: il francese Michel Barnier, che appartiene alla famiglia del Ppe ma è molto vicino alle posizioni progressiste dello stesso presidente francese, e la danese Vestager, che era tra i candidati per la leadership Ue dell’Alde. La Vestager avrebbe anche l’appoggio dei socialisti, che però proveranno fino alla fine a sostenere il loro candidato, l’olandese Frans Timmermans, che sarebbe anche la prima scelta degli eurodeputati del Partito Democratico. Da escludere invece che il nuovo presidente della Commissione europea sia il popolare tedesco Manfred Weber, che pure era il favorito della vigilia: proprio in Germania il Ppe ha perso molti e la Merkel, che lo sostiene, è ormai al tramonto della sua carriera politica e non è detto che abbia ancora la forza di imporre la sua preferenza.

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