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Codice della strada: per Severino “omicidio stradale” non è sufficiente

Il ministro della Giustizia apre al reato di omicidio stradale, ma serve “una pausa di riflessione” sulla nuova fattispecie di reato: bisogna chiarire se si tratta di omicidio colposo o doloso – Nel 2010 i morti sulle strade italiane hanno sfiorato quota 5mila: un costo per il servizio sanitario nazionale stimato per oltre 30 miliardi di euro.

Codice della strada: per Severino “omicidio stradale” non è sufficiente

Il Ministro della Giustizia Paola Severino apre al reato di omicidio stradale, ma serve “una pausa di riflessione” sull’opportunità di inserire nel nostro ordinamento una nuova fattispecie autonoma. Lo ha detto durante l’indagine conoscitiva in Commissione Trasporti della Camera dei Deputati dove è in discussione la legge delega al Governo per la riforma del codice della strada presentata dal Presidente della Commissione Mario Valducci. “Ci sono delle problematiche prettamente tecniche da affrontare non problemi politici”. Le perplessità del Ministro quindi “sono in chiave costruttiva e non demolitiva dell’idea”. Il Ministro sottolinea infatti che “non basta trovare un’etichetta: bisogna anche affrontare la questione se si tratta di omicidio colposo o doloso”.

I tempi per affrontare la questione per via legislativa potrebbero essere non brevi, considerati gli altri provvedimenti che impegnano il dicastero (corruzione, responsabilità civile dei giudici, intercettazioni). “Ma senz’altro – promette il Guardasigilli – mi cimenterò in quest’opera che considero importante”. “Spesso il senso di impunità può essere combattuto con l’indicazione di una norma ‘ad hoc’: le esigenze sociali per le quali intervenire io le condivido tutte”.

I morti nel 2010 sulle strade italiane hanno sfiorato quota 5.000 (più di tutte le perdite del contingente americano durante la guerra in IRAQ) e 15.000 feriti. Un costo per il Servizio Sanitario Nazionale che viene stimato in oltre 30 miliardi di euro l’anno (metà di una manovra di media entità). Come ricorda Valducci “la sicurezza stradale è un cantiere sempre aperto” e quindi ora si tratta di lavorare, forti del principio bipartisan che un omicidio alla guida sotto l’effetto di alcool o di droghe niente ha a che fare con la categoria dell’”incidente”. Un’inversione culturale che avrebbe un forte effetto deterrente. L’impianto processuale infatti consente oggi nei casi colposi il patteggiamento per gli incensurati e – in troppi casi – pene miti per chi è assistito da collegi difensivi di grido. A detrimento dell’altro principio cardine dell’ordinamento penale, la certezza della pena.

L’omicidio stradale (insieme all’ergastolo della patente cioè la revoca a vita per chi uccide in auto sotto l’effetto di alcool o droghe) rappresenta il cuore della legge delega per la riforma del Codice della Strada. Si tratta di una vera rivoluzione che intende conferire al Governo, la “manutenzione” del Codice spacchettandolo in due tranche: un blocco di circa 100 articoli che riguardano i comportamenti alla guida (per garantire conoscibilità e conoscenza delle norme base da parte di tutti i cittadini) e altri circa 250 per i professionisti della sicurezza stradale (costruttori, imprese costruttrici, manutentori, autisti professionisti, etc.). L’ultima riforma adottata all’unanimità dalla Commissione Trasporti risale all’estate del 2010, con legge ordinaria. Uno strumento che oggi fa fatica a stare al passo con l’avvicendamento tecnologico e a scoraggiare comportamenti alla guida pericolosi o socialmente inaccettabili.

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