L’Eurogruppo ci ripensa, ma i ciprioti sono ancora in ansia. Il prelievo forzoso sui conti correnti deve essere modificato e approvato entro oggi dal Parlamento dell’isola. La misura è stata imposta da Bruxelles come condizione fondamentale per concedere a Cipro un prestito da 10 miliardi di euro. E’ la prima volta che l’Europa impone di mettere le mani direttamente sui risparmi dei cittadini.
La versione originaria dell’intervento prevedeva un salasso del 6,75% sui depositi bancari fino a 100 mila euro e del 9,9% su quelli oltre questa soglia. Ieri sera però l’Eurogruppo ha fatto marcia indietro e – dopo aver ascoltato l’opinione di analisti e politici – ha chiesto ufficialmente che siano esentati dal prelievo i conti fino a 100 mila euro. Per bilanciare la correzione, l’aliquota sui patrimoni d’importo superiore potrebbe arrivare al 15%. Il Fondo monetario internazionale e la Banca centrale europea hanno dato il via libera. Gli Stati Uniti sono intervenuti chiedendo una soluzione “equa e responsabile”.
Secondo una bozza del provvedimento citata dalla France Presse, tuttavia, l’esenzione totale riguarderebbe solo i depositi fino a 20 mila euro, mentre su quelli tra 20 e 100 mila euro rimarrebbe la tassa prevista del 6,75%.
Una violenta opposizione arriva da Mosca. La maggior parte dei grandi patrimoni parcheggiati nelle banche cipriote è infatti di origine russa e in molti sospettano che si tratti di ricavi prodotti per lo più da attività illecite e riciclati nell’isola. Il leader del Cremlino Vladimir Putin ha definito il prelievo “ingiusto, poco professionale e pericoloso”. Dei 91,5 miliardi di euro depositati nelle banche cipriote, 18,3 miliardi appartengono ufficialmente a cittadini russi. Ecco spiegato per quale motivo oggi a Mosca potrebbe sbarcare il ministro delle Finanze cipriota, Michalis Sarris, con l’obiettivo di negoziare un nuovo prestito della Russia all’isola.
Intanto a Cipro vanno in scena manifestazioni di protesta e le banche continuano a rimanere chiuse per evitare la corsa ai bancomat dei risparmiatori e la fuga all’estero dei grandi capitali. Gli istituti hanno chiuso i battenti sabato scorso e ieri la Banca centrale ha fatto sapere che ripariranno solo giovedì.
Ammesso che in queste ore si arrivi a stabilire l’assetto definitivo del prelievo, nel pomeriggio (alle 17 italiane) il Parlamento cipriota dovrà dare il proprio assenso. E non è affatto un passaggio formale: i voti favorevoli al pacchetto di misure imposto da Bruxelles potrebbero non bastare. Il partito del presidente Nicos Anastasiades occupa 20 seggi dei 56 totali e ha bisogno dell’appoggio degli alleati di centrodestra, che però stavolta potrebbe mancare.
Stamane sui mercati la tensione è ancora alta, anche se meno di ieri. L’euro perde ulteriore terreno sul dollaro (-0,1%, cambio a 1,293), mentre tutte le principali Borse europee viaggiano in territorio negativo: Milano -0,2%, Francoforte -0,5%, Parigi -0,7% e Londra -0,3%. Negli stessi minuti lo spread Btp-Bund si muove a ridosso dei 330 punti base.
Oggi la Borsa di Cipro rimarrà chiusa per “proteggere gli investitori”. Anche in questo caso, tuttavia, sembra che il vero scopo sia evitare la fuga dei depositi, che potrebbe avvenire anche con la corsa all’acquisto di azioni e bond.