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Cina e Usa: aumentano i super ricchi (e il divario)

Negli Stati Uniti l’1% delle famiglie ha in mano il 20% della ricchezza, numeri che non si vedevano da prima della grande crisi del 1929 – Nel 2012, mentre i redditi del 99% crescevano dell’1%, il club dei Paperoni vedeva aumentare il patrimonio del 19,6% – In Cina sempre più miliardari, ora sono 315, ma diminuiscono i milionari

Cina e Usa: aumentano i super ricchi (e il divario)

Mentre negli Stati Uniti il divario tra ricchi e poveri si appresta a diventare gran canyon, in Cina decolla il numero di miliardari. La crisi, a quanto pare, ha colpito redditi alti e bassi, ma non sembra aver scalfito quelli altissimi, che in realtà aumentano.

Stando alle dichiarazioni dei redditi 2012, l’1% degli americani ha in mano quasi il 20% della ricchezza delle famiglie. Cifre del genere non si vedevano dal 1927. Il divario economico è cresciuto a ritmi sostenuti negli ultimi 30 anni e ha avuto il suo l’anno scorso, quando – mentre i redditi del 99% dei cittadini Usa crescevano dell’1% – quelli dei super ricchi vedevano un’impennata del 19,6%.

Nel frattempo, dall’altra parte del mondo, in un Paese in cui vige il capitalismo di stato, i miliardari aumentano. In Cina nel 2013 sono 315, 64 in più rispetto all’anno precedente. Wang Jianlin, numero uno del conglomerato Wanda, che ha acquisito la catena americana di sale cinematografiche Amc, è l’uomo più ricco della Repubblica popolare, con una fortuna stimata in 22 miliardi di dollari. Nel 2012, sul gradino più alto del podio c’era Zong Qinghou, patron del gruppo agroalimentare Wahaha, con “solo” 10 miliardi di dollari.

Il patrimonio medio dei mille cinesi più ricchi è quest’anno di 1,04 miliardi di dollari. L’immobiliare resta la prima fonte di arricchimento, nonostante gli sforzi del governo per limitare la bolla.

E mentre i miliardari decollano, il numero di nuovi milionari sente la crisi e rallenta la crescita nel 2012. Alla fine dello scorso anno, Pechino contava 1,05 milioni di milionari, in progressione di solo il 3% rispetto all’anno precedente, il ritmo più basso degli ultimi 4 anni.

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