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Champions, notte magica nella finale di Monaco tra Inter e Psg: sfida tra due opposte concezioni del calcio

La finalissima di Champions di stasera promette scintille e lo scontro tra due visioni del calcio: pragmatica e flessibile l’Inter di Inzaghi, basato invece sul calcio verticale di ispirazione olandese il Paris Saint Germain di Luis Enrique

Champions, notte magica nella finale di Monaco tra Inter e Psg: sfida tra due opposte concezioni del calcio

La notte più attesa è finalmente arrivata. Questa sera Paris Saint-Germain e Inter si sfideranno a Monaco per la conquista della Champions League, in una finale che promette scintille non solo per il valore tecnico delle due squadre, ma per la profonda diversità delle loro anime calcistiche. Da una parte, l’Inter di Simone Inzaghi, solida, flessibile, capace di piegarsi ma mai spezzarsi, come ha dimostrato lungo tutto il suo cammino europeo. Dall’altra, il PSG di Luis Enrique, macchina di possesso e gioco verticale, costruita sull’eredità del calcio totale olandese. È una finale tra mondi opposti: estetica contro pragmatismo, controllo contro reattività, sogno contro concretezza. Due idee di calcio che si incontrano per la prima volta in una gara ufficiale, con in palio il trofeo più ambito d’Europa.

PSG – Inter (ore 21, TV8, Sky e Now)

Una finale tra opposti. La sfida tra Paris Saint-Germain e Inter, unicum assoluto in gare ufficiali (i precedenti, infatti, sono solo in amichevole), metterà di fronte due visioni opposte del calcio, a cominciare dagli allenatori. Luis Enrique è figlio dell’idea olandese, quella che Johan Cruijff ha innestato nel DNA del Barcellona. Da giocatore ha respirato la scuola di Louis van Gaal, da tecnico ha mosso i primi passi nel Barcellona B, ereditando il timone da Pep Guardiola, allora promosso in prima squadra. Il suo calcio profuma d’Olanda: possesso, pressione, dominio, ma rispetto al primo Guardiola, Luis Enrique preferisce un gioco più diretto, con verticalizzazioni rapide che spezzano le linee.

Simone Inzaghi, invece, è cresciuto nella Lazio di Sven Goran Eriksson, un tecnico che a Roma aveva abbandonato le velleità ultra-offensive d’inizio carriera, preferendo un approccio più pragmatico, cucito sulle qualità dei suoi uomini. E Inzaghi, non a caso, parte dalla concretezza: il suo 3-5-2 è un abito su misura, flessibile e solido, che si adatta all’avversario senza mai rinunciare all’identità. L’Inter può prendere l’iniziativa, ma sa anche piegarsi senza spezzarsi. Lo ha dimostrato in semifinale contro il Barcellona, dove ha accettato la superiorità nel palleggio e ha colpito in ripartenza. Il Psg, al contrario, è una macchina di possesso: terzo in Europa dietro solo a Bayern Monaco e Manchester City, persino più del Barça. Ma questa ambizione al controllo spesso lascia crepe nella retroguardia, coperte soltanto dalle prodezze di Donnarumma.

E l’Inter? Solo 22esima per possesso palla, ma impressionante per solidità: in tutta la Champions League è stata in svantaggio appena 15 minuti su oltre 1260 giocati. Tre i momenti in cui la squadra ha tremato. I primi 4 minuti nel recupero a Leverkusen, nell’unica sconfitta del torneo, arrivata al novantesimo. Poi 6 minuti a San Siro contro il Bayern, tra l’illusione del gol di Kane e la risposta immediata di Lautaro. Infine, i 5 minuti più duri, ancora a San Siro, contro il Barcellona: dal gol di Raphinha al pareggio di Acerbi, con in mezzo il palo di Lamine Yamal, perché ogni grande impresa ha bisogno anche di un pizzico di fortuna. La Milano nerazzurra non ha ancora digerito la sconfitta di due anni fa contro il City ed è pronta a prendersi la rivincita.

L’esodo verso Monaco è cominciato: aerei, pullman, auto, ogni mezzo è buono per percorrere quelle sei ore che separano la città dalla finale. Chi resterà a casa (e sono in tanti, visti i soli 18 mila biglietti disponibili) potrà ripiegare su San Siro, dove verrà allestito un maxischermo. Anche Parigi si mobilita. Dalle 20, la Tour Eiffel si illuminerà di rossoblù e segnalerà ogni eventuale gol del Psg con spettacolari giochi di luce. Il Comune ha invitato i tifosi a inviare messaggi di sostegno alla squadra, che saranno proiettati su cartelloni luminosi in tutta la capitale e sui pannelli informativi intorno al Parco dei Principi.

Inzaghi: “La finale è un sogno, non un’ossessione. Il mio futuro? Ne parliamo lunedì”

“Giocare la finale è un sogno, dopo due anni siamo ancora qua – il pensiero di Inzaghi -. La finale di due anni fa ci può aiutare nella preparazione, nell’arrivarci nel modo giusto, ma non deve essere un’ossessione. Aver giocato qua con il Bayern e averlo eliminato ci ha dato spinta anche per il Barcellona. Le finali sono tutte gare a sé, due anni fa non doveva esserci gara con il City, ma non è stato così e meritavamo qualcosa di più. Perché possiamo vincerla? Per il percorso fatto, per quello che abbiamo speso, per quanto la vogliamo. Abbiamo la fortuna di lavorare in una grande società con dei grandi ragazzi. Abbiamo vinto e abbiamo perso ma c’è un grande attaccamento. Il lato psicologico è importante, abbiamo lavorato nel migliore dei modi, lasciando da parte la delusione. I giocatori sono tutti a disposizione, poi toccherà a me scegliere e ho sempre qualche dubbio come accade in tutte le partite. Ci deve essere la giusta determinazione, non un’ossessione. Futuro? L’unico pensiero è giocare questa partita, lunedì o martedì parleremo con il presidente, sempre per il bene dell’Inter”.

Luis Enrique: “Sono venuto qui per vincere la Champions, siamo tranquilli e consapevoli”

“Ricordo che alla mia presentazione dissi che il mio obiettivo era vincere un trofeo importante, questo trofeo è la Champions – ha sottolineato Luis Enrique -. Ci sono tante aspettative ma arriviamo con tranquillità, consapevolezza. Credo che la cosa importante è che se siamo arrivati fino a qui, giocando in questo modo, dobbiamo continuare a giocare così. I miei giocatori sono giovani ma anche esperti, hanno fatto tante partite anche a eliminazione diretta, più partite giochi e più esperienza fai. Mai avuto paura di schierare giocatori giovani, mi piace la caratteristica che deve giocare il migliore, senza pensare all’età. Donnarumma? Quando uno è a livello più alto deve sapere che può essere criticato o anche elogiato più degli altri. Siamo molto contenti di lui, è un giocatore importante per noi”.

PSG – Inter, le probabili formazioni

PSG (4-3-3): Donnarumma; Hakimi, Marquinhos, Pacho, Nuno Mendes; Joao Neves, Vitinha, Fabian Ruiz; Barcola, Dembelé, Kvaratskhelia

In panchina: Safonov, Tenas, Beraldo, Doué, L. Hernandez, Lee Kang-In, Mayulu, Ramos, Tape, Zaire-Emery, Kimpembé

Allenatore: Luis Enrique

Indisponibili: Nessuno

Squalificati: Nessuno

Inter (3-5-2): Sommer; Pavard, Acerbi, Bastoni; Dumfries, Barella, Calhanoglu, Mkhitaryan, Dimarco; Lautaro, Thuram

In panchina: Martinez, Di Gennaro, Bisseck, De Vrij, Darmian, Carlos Augusto, Zalewski, Zielinski, Asllani, Frattesi, Taremi, Arnautovic

Allenatore: Inzaghi

Indisponibili: Correa (non in lista), Carboni (non in lista)

Squalificati: Nessuno

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