Condividi

Cdp: la crisi demografica incide sul mercato del lavoro. Sempre più difficoltà a reperire candidati

Dal 2014, il paese sta registrando una costante riduzione della popolazione, accompagnata da un progressivo invecchiamento. Questa situazione incide anche sul mercato del lavoro che fatica a trovare candidati. Le principali sfide derivano dal minor giovani che entrano nel mercato e dal pensionamento dei lavoratori a bassa scolarizzazione. Ecco cosa dice il brief di Cdp

Cdp: la crisi demografica incide sul mercato del lavoro. Sempre più difficoltà a reperire candidati

La crisi demografica in Italia sta influenzando il mercato del lavoro. Dal 2014, il paese sta registrando una costante riduzione della popolazione, accompagnata da un progressivo invecchiamento. Il 2022 ha segnato un record per l’Italia, poiché per la prima volta in oltre 150 anni sono nati meno di 400 mila bambini. Questi cambiamenti demografici stanno generando sfide significative per l’economia, sia nel presente che nel futuro. È quanto emerge da un documento di Cdp (Cassa Depositi e Prestiti) che ha analizzato i trend demografici in atto nel paese e i possibili effetti sulla disponibilità futura di forza lavoro.

Mismatch tra domanda e offerta di lavoro

Attualmente, l’Italia si trova ad affrontare tassi di occupazione e di attività ai massimi storici, che ammontano rispettivamente al 60,8% e al 66,1% alla fine del 2022. Questo è dovuto sia all’accelerazione della domanda nel settore delle costruzioni e all’impulso dato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), sia al pensionamento dei cosiddetti “baby boomer”.

Tuttavia, in questo contesto, l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro sta diventando sempre più complesso. Nel 2022, il 41% delle assunzioni in Italia ha riscontrato difficoltà nel reperire candidati adatti, sia per figure ad elevata specializzazione che per profili meno qualificati. Questa situazione è il risultato di diversi fattori. In primo luogo, la diminuzione dei giovani che entrano nel mercato del lavoro sta limitando il rinnovo delle competenze. L’assenza di un adeguato flusso di giovani lavoratori impedisce l’aggiornamento e l’evoluzione delle competenze richieste dalle imprese e dalle istituzioni. Il secondo fattore deriva dal pensionamento dei lavoratori a bassa scolarizzazione. Questi lavoratori, che spesso occupano posizioni meno qualificate, non possono essere facilmente sostituiti dalla forza lavoro giovanile, che in media è più qualificata. Ciò crea un vuoto nella forza lavoro e richiede sforzi aggiuntivi per formare e adattare i nuovi lavoratori alle esigenze del mercato.

In Italia, il mismatch tra domanda e offerta di lavoro si verifica in un contesto caratterizzato da percentuali elevate di persone in età lavorativa che non partecipano al mercato del lavoro. Nel nostro paese, la percentuale di residenti in età lavorativa che non lavorano è la più alta nell’Unione Europea, pari al 35,5%, così come la quota di giovani tra i 15 e 29 anni che né studia né lavora (23,2%). Quest’ultimo valore supera di 10 punti percentuali la media europea ed è ben maggiore del target del 9% fissato per il 2030.

Le prospettive future

Le dinamiche demografiche e l’aumento del livello medio di istruzione avranno un impatto significativo sulla composizione della forza lavoro in Italia nel futuro. Secondo le proiezioni interne, entro il 2030 potrebbe verificarsi una contrazione tra 2,0 e 2,4 milioni di lavoratori a bassa qualifica, principalmente tra i 35 e i 54 anni e maggiormente nelle regioni del Mezzogiorno e del Nord-Ovest. Al contempo, è prevista una crescita tra 1,1 e 1,6 milioni di lavoratori più qualificati, soprattutto per gli individui sopra i 50 anni e nelle regioni del Nord Italia.

Due grandi sfide per il mercato del lavoro italiano

Si profilano dunque due grandi sfide per il mercato del lavoro italiano.

Come prima cosa, sarà necessario affrontare l’ampio fabbisogno di lavoratori meno qualificati. Questa richiederà l’implementazione di due principali opzioni di politica nel breve e medio termine. La prima opzione è l’utilizzo dell’automazione per aumentare l’efficienza e ridurre la dipendenza dalla manodopera umana. La seconda opzione consiste nel rafforzare l’offerta di manodopera in settori ad alta intensità di lavoro, come l’agricoltura, l’edilizia, il turismo e i servizi domestici-familiari. Ciò può essere realizzato attraverso politiche specifiche volte all’integrazione e alla formazione dei nuovi residenti che si inseriscono in tali settori lavorativi.

La seconda sfida consiste nell’allineare le competenze dei profili altamente istruiti alle esigenze delle imprese e delle istituzioni. È essenziale adottare misure di formazione continua (lifelong learning), riqualificazione (reskilling) e aggiornamento delle competenze (upskilling) per i lavoratori oltre i 50 anni. Per i giovani, è fondamentale orientarsi verso le professioni richieste dal mercato, soprattutto nelle discipline STEM (Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica).

Commenta