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CBRE: Investimenti immobiliari, Italia mai così attraente all’estero

La forte crescita degli investimenti in Italia nel 2013 (4,8 miliardi di euro) stimola l’interesse di un numero crescente di investitori anche per il 2014 – Oltre la metà degli investitori guarda il prodotto Non-prime – Torna la fiducia per l’Europa Occidentale: Londra capofila per gli investimenti immobiliari ma cresce l’interesse per la Spagna.

CBRE: Investimenti immobiliari, Italia mai così attraente all’estero
Dopo due anni di crisi è tornata la fiducia degli investitori sul mercato immobiliare Europeo, soprattutto nei mercati occidentali. Questo è quanto emerge dall’ultimo report di CBRE, leader mondiale nella consulenza immobiliare, che analizza le intenzioni degli investitori nel settore immobiliare nel 2014. La ricerca conferma la ripresa già osservata nel 2013, con gli investimenti immobiliari europei in crescita del 30% rispetto al 2012 e lascia prevedere che il miglioramento proseguirà anche nel 2014.

L’Europa Occidentale torna ad essere il target preferito dove investire, scelta dal 71% degli intervistati, decisamente in aumento dal 45% del 2013. L’interesse degli investitori per Spagna e Italia, confermato dal volume degli investimenti più che raddoppiato nel 2013 rispetto al 2012, rimane forte anche nel 2014. Infatti, soprattutto la Spagna, si colloca al terzo posto nella graduatoria dei mercati preferiti, con il 19% degli investitori che vuole investire nel 2014 prevalentemente nei mercati di Madrid e Barcellona. L’Italia, con quasi il 5% delle preferenze (e al 7° posto della graduatoria),rispetto agli anni passati fa registrare un miglioramento notevole, con il numero di investitori interessati più che raddoppiato rispetto alle indagini degli anni precedenti.

Il Regno Unito si conferma il mercato preferito anche nel 2014, con il 29% delle preferenze, seguito dalla Germania con il 21% che però segna una decisa diminuzione di interesse rispetto al 2013 (35%); anche Francia, Polonia ed i Paesi Nord Europei perdono appeal rispetto al 2013.

“Quest’anno il risultato dell’Italia conferma il ritorno dell’interesse degli investitori internazionali al mercato italiano – dichiara Alessandro Mazzanti, CEO di CBRE Italia – . Nel 2011 meno dell’1% degli investitori indicava il nostro Paese come target dove investire e negli altri anni non è mai stato superato il 3%. Certo, la Spagna è un mercato che ha sempre mostrato tassi di interesse superiori all’Italia – continua Mazzanti – anche nelle indagini precedenti, a prescindere dai fondamentali del Paese che sono meno solidi dei nostri. E questo grazie ad un quadro normativo e ad una maggiore trasparenza che facilita la penetrazione degli investitori stranieri. Il risultato per l’Italia, invece, conclude il CEO – dimostra che abbiamo una finestra d’opportunità e che non possiamo perdere questo momento. Il nostro Paese, rispetto alla Spagna, sconta il ritardo politico nella definizione di riforme decise che rilancino l’occupazione, favoriscano la ripresa nell’attività delle Piccole e Medie Imprese e contribuiscano a ridurre in modo concreto il debito pubblico. La mancanza di prodotto rispetto alla Spagna è un altro fattore che allontana gli investitori dall’Italia”.

Il settore preferito dagli investitori per il 2014 è quello degli uffici, con il 39% delle risposte (il 29% nel 2013), seguito dalla logistica che perde leggermente appeal passando dal 20% del 2013 al 16% del 2014. Maggiore è la contrazione nell’interesse in centri commerciali che sono indicati come attraenti dall’11% degli investitori (il 17% del 2013).

Prosegue nel 2014 l’ulteriore spostamento degli investitori nella curva del rischio: due su tre degli intervistati hanno risposto di avere maggior interesse in asset differenti da quelli core/prime; in particolare il 33% degli intervistati trova interessanti asset secondari, i good secondary (il 25% nel 2013); ciò è in linea con la ritrovata percezione di ripresa economica che si tradurrà in un miglioramento futuro degli asset secondari. Rimane comunque l’interesse nei core assets e core market per il 35% degli intervistati (era il 42% nel 2013) ma un numero crescente di investitori ritiene che siano over-priced.

Dopo due anni in cui i fattori macroeconomici hanno rappresentato il maggior freno all’investimento immobiliare (la paura della crisi dell’Euro nel 2012 ed il timore della recessione nel 2013), oggi, il rischio maggiore individuato dagli investitori torna nella sfera immobiliare: mancanza di prodotto, il pricing – valori che in alcuni mercati si stanno nuovamente surriscaldando – e la competizione tra gli investitori. Tra le altre minacce che potrebbero ridimensionare l’espansione degli investimenti, gli effetti del tapering avviato negli Stati Uniti e l’aumento atteso dei tassi d’interesse insieme al timore del proseguimento nelle politiche di austerity in molti paesi sono, quelle maggiormente temute dagli investitori.

È quasi scomparsa dalla lista delle minacce la difficoltà a trovare il debito per le operazioni immobiliari, percepito come un freno all’attività d’investimento solo dal 7% degli intervistati. “Se la crescita economica attesa non confermerà le aspettative, ciò potrebbe rappresentare un’ulteriore minaccia all’espansione degli investimenti immobiliari, soprattutto per l’Italia” conclude Mazzanti.

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