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Caso Alfano, la fronda Ncd mina il Governo

M5S e Lega chiedono le dimissioni del ministro dell’Interno per una vicenda giudiziaria che lo lambisce indirettamente ma in cui non è indagato: il Pd per ora lo blinda ma la vera mina vagante è la minaccia di 8 senatori di Ncd di lasciare Alfano e tornare tra le braccia di Berlusconi – Il Governo è a rischio: settimana prossima la prova del fuoco al Senato

Caso Alfano, la fronda Ncd mina il Governo

M5S e Lega sono già partite all’attacco e chiedono le dimissioni del ministro dell’Interno, Angelino Alfano, per le intercettazioni che parlano di intrighi che coinvolgono faccendieri, il padre e il fratello dello stesso Alfano, che non risulta tuttavia indagato. E’ una grana in più per il Governo, in cui l’Ncd di Alfano è il principale alleato del Pd di Renzi, che infatti fa quadrato attorno al ministro dell’Interno.

Ma la vera mina vagante non è questa, quanto piuttosto la fronda di 8 senatori di Ncd (ma per ora quelli certi sono 4, tra cui l’inossidabile Formigoni)) che, in dissenso con Alfano, progettano di tornare al più presto tra le braccia di Silvio Berlusconi ripercorrendo il cammino a ritroso già percorso nei mesi scorsi da Nunzia De Girolamo. Se così fosse, il Governo andrebbe in crisi perché al Senato non avrebbe probabilmente più la maggioranza. Il sogno dell’opposizione di destra e di sinistra non è quello di andare alle elezioni anticipate, come avverte Renzi in caso di sue dimissioni, ma di dar luogo a un governo di scopo, appoggiato da Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, centristi, minoranza Pd, con l’obiettivo di scalzare il premier e di cambiare la legge elettorale.

I congiurati non si rendono probabilmente conto che non siamo più ai tempi della Prima repubblica e che la caduta di Renzi azzererebbe la credibilità internazionale dell’Italia, farebbe volare lo spread e indurrebbe i mercati finanziari a colpire l’Italia e i suoi titoli di Stato.

Ma tant’è: la prova del nove è attesa per settimana prossima quando l’assemblea del Senato sarà chiamata a votare la riforma dei bilanci degli enti locali, dove serve una difficile maggioranza di 161 seggi. Ci sarà? Se non dovesse esserci, sarà crisi di Governo in un’estate che già si preannuncia calda per le banche, per la Borsa e per le infinite tensioni internazionali che, come spesso succede, rendono il mese di luglio a dir poco bollente.

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