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Cancellara trionfa nella Roubaix con una volata da grande pistard

Lo svizzero domina sul pavé ma non riesce a staccare il belga Vanmarcke: per batterlo sul cemento del vecchio Velodrome si inventa anche una sorta di surplace per poi vincere allo sprint la sua terza Parigi-Roubaix

Cancellara trionfa nella Roubaix con una volata da grande pistard

Stravolto ma ancora vincitore. Fabian Cancellara, detto Spartacus, non ha mancato l’appuntamento con la vittoria, la terza per lui, nella Parigi-Roubaix ma a differenza di sette giorni fa alla Ronde non è riuscito a staccare tutti. Ci ha provato negli ultimi tratti di pavé ma alla sua ruota gli è rimasto attaccato un giovane belga, Sepp Vanmarcke che fino all’ultimo gli ha conteso il successo entrando appaiato con il campione svizzero nell’antico velodromo di Roubaix, l’ultimo tempio del ciclismo da leggenda che resiste alle ruspe e al tempo dopo l’abbattimento del Parc des Princes a Parigi e la vergognosa messa in pensione del Vigorelli a Milano.

Sul cemento di questo impianto, costruito in un mese dall’architetto Dupire nel 1895, Cancellara ha dato spettacolo anche con un improvviso tentativo di surplace da consumato pistard della velocità (vi ricordate il nostro Maspes!) per farsi precedere dal compagno di fuga. Vanmarcke si è così trovato primo controvoglia conducendo in testa fino all’ultima curva di questo anello di 333 metri da ripetere – per via dell’ubicazione dell’entrata – una volta e mezzo. Negli ultimi cento metri Cancellara, pur costretto dal belga a spostarsi verso l’alto, rimontava alla grande frenando addirittura sul traguardo per non investire un gruppetto di ritardatari che nel frattempo era sopraggiunto nel velodromo.

Favoritissimo alla vigilia anche per l’assenza di Sagan e Boonen, Cancellara ha capito subito che questa Roubaix – corsa sotto un sole che non ha avuto la Sanremo – non sarebbe stata una passeggiata. Un po’ perché sul pavé non si scherza e ci si può lasciare le ossa per terra a ogni metro, un po’ perché fin dalla partenza ha avuto tutti contro. E se a circa 25 km dall’arrivo, nel sestultimo tratto di pavé in un nugolo di polvere. non avesse allungato come solo lui sa fare per coprire il buco dai fuggitivi e agganciare Vanmarcke e Vandernbergh, probabilmente Cancellara sarebbe rimasto invischiato in un gruppo di corridori che avevano tutto l’interesse a farlo perdere.

Con lui, attaccato alla sua ruota c’era anche il ceco Zdenek Stybar, un ciclocrossista che sul pavé si trova a suo agio. Si formava così un quartetto mentre tutti attendevano l’assolo finale di Cancellara che non ci sarà. Ad assottigliare la compagine di testa ci pensava il solito becero di spettatore che sporgendosi troppo sul viottolo di pavé, quello terribile e polveroso del Carrefour de l’arbre, faceva cadere Vandernbergh. Stesso rischio per Stybar che se la cavava restando in piede grazie alle sue doti acrobatiche da ciclocrossista ma perdeva irrimediabilmente secondi preziosi e il contatto con Cancellara e Vanmarcke.

Lo svizzero tentava – senza molta convinzione – una sortita ma il giovane belga non mollava un centimetro. Così i due si presentavano da soli accolti dal tradizionale urlo della folla del Velodrome, sul cui prato, a volata vittoriosa conclusa, si sdraiava stravolto Cancellara per recuperare forze e fiato prima dell’ennesima incoronazione a re delle grandi classiche, forte di un palmarés sempre più impreziosito di tanti successi che pochi altri corridori, non solo di oggi, possono vantare.

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