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Cambogia verso il mondo del Bitcoin

Portare bitcoin in Cambogia è il sogno di Ki Chong Tran, imprenditore e proprietario di un’azienda che opera nel campo delle stampanti 3D, il quale si dice convinto che la moneta virtuale rappresenti la soluzione di molti dei problemi economici del Paese.

Cambogia verso il mondo del Bitcoin

È solo questione di settimane, poi anche in Cambogia potrebbe essere di casa bitcoin, la controversa valuta virtuale creata nel 2009 da chi si nasconde dietro il nome di Satoshi Nakamoto. Portare bitcoin in Cambogia è il sogno di Ki Chong Tran, imprenditore e proprietario di un’azienda che opera nel campo delle stampanti 3D, il quale si dice convinto che la moneta virtuale rappresenti la soluzione di molti dei problemi economici del Paese. Il primo di marzo Tran ha presentato alla Bitcoin Foundation di New York una proposta di finanziamento nella quale viene illustrato, con abbondanza di esempi, come la nuova valuta digitale possa portare beneficio alla vita economica e politica della Cambogia. 

Secondo Tran, i tempi sono maturi perché la Cambogia entri nel mondo della moneta elettronica, puntando contemporaneamente sui servizi dell’e-commerce accessibili da siti come PayPal. La proposta di Tran, che costituisce il primo serio tentativo di introdurre bitcoin nel mercato cambogiano, è in lizza per aggiudicarsi una delle sovvenzioni, del valore di 100.000 dollari, che la Bitcoin Foundation mette in palio ogni anno. Il capitale, una volta ottenuto, servirebbe ad avviare il circuito bitcoin; sono previsti inoltre due bancomat in grado di convertire la moneta tradizionale in bitcoin (In Italia attualmente ne è in funzione uno solo, a Roma, presso l’acceleratore d’impresa “Working capital” di Telecom Italia). 

In un Paese che è il più corrotto del Sud-est asiatico – dice ancora Tran nel suo documento – la moneta digitale porterebbe, grazie alla tracciabilità delle transazioni, a una maggiore trasparenza, che andrebbe a tutto vantaggio della lotta alla corruzione. Naturalmente Tran riconosce che ci siano anche rischi legati alla nuova valuta – e il riferimento alla bancarotta della piattaforma di Mt.Gox è d’obbligo – ma, osserva, “bitcoin è un mezzo di pagamento del tutto nuovo, ed è paragonabile al Selvaggio West degli Stati Uniti: terre vergini, ancora senza regole adeguate alle possibilità di espansione”. “Dove ci sono tante opportunità per arricchirsi” aggiunge poi “arrivano anche criminali e truffatori, è inevitabile”.


Allegati: Phnompenhpost

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