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Calcio, rebus diritti tv: Sky non paga, interviene Sace?

Mentre la Serie A è ancora incerta se ripartire, per le casse dei club si pone il problema dei mancati introiti televisivi: 233 milioni la quota di Sky, contro la quale è pronto un decreto ingiuntivo.

Calcio, rebus diritti tv: Sky non paga, interviene Sace?

Il prestito garantito da Sace è finito nell’occhio del ciclone per l’operazione Intesa-Fca (6,3 miliardi alla casa automobilistica, in cambio di investimenti in Italia), ma ora anche il calcio potrebbe aggrapparsi al salvagente previsto dal Governo. E la cosa non mancherà di far discutere, anche se stavolta si tratterebbe di un importo decisamente inferiore: 233 milioni, quelli che mancheranno nelle casse dei club se Sky (contro la quale la Serie A è pronta a far partire un decreto ingiuntivo) confermerà la sua decisione di non pagare l’ultima tranche dei diritti televisivi. La decisione della pay tv, che è il maggior operatore in Italia per le partite di calcio (ha anche i diritti per la Champions League e l’Europa League), è arrivata dopo che il campionato è fermo da tre mesi e mancano all’appello 12 giornate (cioè 120 partite). La ripresa, per ora fissata ipoteticamente a metà giugno, non è ancora ufficiale, e dunque per ora il colosso della tv satellitare non vuol pagare.

La situazione potrebbe sbloccarsi in caso di ripartenza del campionato, ma intanto quasi tutti i club – a parte quei pochi finanziariamente solidi – sono con l’acqua alla gola e starebbero valutando di ricorrere al prestito garantito da Sace, la società del gruppo Cdp specializzata proprio in garanzie finanziarie e che in base al Decreto Liquidità è il veicolo per assicurare alle imprese – e in questo caso ad un intero movimento – i fondi necessari a ripartire o anche solo a sopravvivere. Ma non è solo questo il punto. Al problema della rata dei diritti tv se ne sta aggiungendo un altro, creato – seppur con finalità condivisibili e ispirate al modello tedesco – dallo stesso ministro dello Sport Vincenzo Spadafora. L’esponente 5 Stelle insiste sulla necessità di trasmettere i gol in chiaro, un po’ come risarcimento per gli abbonati dello stadio che non hanno anche l’abbonamento alla pay tv (se si riparte, si riparte a porte chiuse), un po’ per evitare assembramenti nei bar.

Anche in Germania, dove si sono già disputate due giornate di campionato post-Covid (con risultati imbarazzanti sul fronte degli infortuni, già 30, il che preoccupa il sindacato dei calciatori del campionato italiano), e dove Sky Deutschland ha trasmesso i gol delle prime due giornate in chiaro (ma non i big match). Il problema è che in Italia questo non si può fare, in base alla legge Melandri. O meglio, non potrebbe farlo Sky, che dunque si ritroverebbe la concorrenza dell’audience di Mediaset, che infatti non a caso ha già dato la disponibilità a trasmettere i gol. Mediaset potrebbe farlo, ma Sky e Dazn no, perché il bando da loro vinto per trasmettere le partite della Serie A non vale per le trasmissioni in chiaro. Il governo ha solo una strada per diffondere tutti i gol in tempo reale su tutte le tv italiane: un decreto per modificare la legge Melandri o un esproprio dei diritti, che però obbligherebbe a indennizzare le tv. E dunque ancora una volta a salvare il sistema calcio con soldi pubblici.

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