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Calcio estero: Premier e Ligue 1, piangono Mancini e Ancelotti

Manchester City e Psg sempre più lontane dal titolo di campione d’Inghilterra e di Francia: Mancini litiga ancora con Balotelli e perde le redini dello spogliatoio, mentre per Ancelotti arrivano la prima sconfitta e le critiche di stampa e pubblico, tutti a favore della favola Montpellier – Basteranno i miliardi degli sceicchi per vincere? Non pare proprio

Calcio estero: Premier e Ligue 1, piangono Mancini e Ancelotti

Sportivamente verrebbe quasi da essere contenti: le due squadre più ricche d’Europa, di proprietà dei degli sceicchi-cugini al-Thani (sponda francese) e Mansour (sponda inglese), costruite non per vincere ma per stravincere e alle quali un giorno sì e l’altro anche si attribuisce l’arrivo del campionissimo di turno ingolosito dai petroldollari, sono in difficoltà. Entrambe, nei rispettivi campionati. Ed entrambe, motivo per il quale dallo Stivale non possiamo però gioire, sono allenate da due italiani.

Il Manchester City di Roberto Mancini, dopo l’eliminazione in Champions League per mano del Napoli e la prematura fine della corsa nelle coppe inglesi, sembra in procinto di dover abbandonare anche il sogno Premier League: dopo un campionato condotto quasi sempre in testa, nonostante la gestione non sempre convincente del mister jesino e le continue polemiche sui casi Tevez e Balotelli, i Blues fanno 1 punto nelle ultime due partite (sconfitta a Swansea e pareggio interno col Sunderland con un rocambolesco 3-3) lasciando campo libero ai cugini del Manchester United, che nel posticipo di lunedì sera a Blackburn possono allungare a +5 in classifica.

La stagione del Mancio, dopo una campagna acquisti faraonica – forse persino troppo – rischia di finire con “zero tituli”, come direbbe Mourinho. Il che sarebbe clamoroso, avendo giocatori in squadra del calibro di Silva, Tourè, Dzeko e Aguero, e senza contare il fatto che Mancini ha spesso giocato col fuoco con Carlitos e SuperMario, concedendosi il lusso di metterli “in punizione” per periodi rispettivamente più o meno lunghi e privando il team, per motivi spesso più personali che disciplinari, di due (strapagate) punte di diamante. Risultato: Tevez fuori per 6 mesi, Balotelli croce e delizia in campo e fuori, spogliatoio diviso ma unito contro il tecnico italiano e le sue scelte, talvolta considerate eccessivamente dure, tavolta troppo permissive come in alcuni degli infiniti casi-Balotelli.

Ma mentre il City trova sicuramente un degno avversario nell’odiato United, società solida e ricca, ancorchè indebitata e orfana dei grandi campioni degli ultimi anni, non lo stesso si può dire di Carlo Ancelotti. Che, è vero, ha preso il Paris Saint Germain in corsa, con una rosa sì competitiva ma non ai livelli del dream team di Manchester, ma dopo i primi due mesi di imbattibilità sta iniziando a perdere colpi, lasciando terreno alla cenerentola Montpellier, che non è di certo il navigato United di Sir Alex Ferguson.

Dopo alcuni pareggi deludenti e rocamboleschi (come il 4-4 in rimonta a Lione), che avevano lanciato un campanello d’allarme, sabato è arrivata per Carletto la prima sconfitta, che era più che mai nell’aria: 2-1 sul campo del non irresistibile Nancy. Ad Ancelotti evidentemente non stanno bastando i piedi educati di Menez, Pastore e Thiago Motta: nel Paese della ghigliottina, in cui ostentare potere e ricchezza è quasi un tabù, il suo Psg miliardario e anche un po’ presuntuoso (come Leonardo che ha definito “bassissimo” il livello della Ligue 1), non piace, non convince, e non riesce a stravincere. Molto più gradita a pubblico e stampa è la favola del piccolo Montpellier, attualmente a pari punti (ma primo per la differenza reti) e con una partita in meno.

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