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Caivano nella tempesta ma non tutto è perduto: la sua altra faccia sono le aziende sul territorio che valgono 5 miliardi di fatturato

Caivano non è il Parco Verde e viceversa. Lo Stato riorganizza i suoi poteri locali ma sul territorio ci sono eccellenze industriali che possono essere di esempio. Bonificare il territorio non è l’espressione più appropriata.

Caivano nella tempesta ma non tutto è perduto: la sua altra faccia sono le aziende sul territorio che valgono 5 miliardi di fatturato

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato il decreto Caivano che ora comincia l’iter parlamentare. Il testo quasi certamente subirà modifiche anche perché l’onda emotiva è passata e non sarà facile spendere i milioni di euro che Giorgia Meloni ha promesso. Del resto non è mai stato semplice per lo Stato rendere profittevoli i soldi dei contribuenti. Caivano è ormai fuori dalla scena mediatica-politica successiva ai gravi fatti di cronaca. Lo Stato cerca anche di rendere migliore l’organizzazione giudiziaria e repressiva. Due nomine: quella di Nicola Gratteri a Procuratore della Repubblica di Napoli e quella del Tenente Colonnello Paolo Leoncini al Gruppo Carabinieri di Castello di Cisterna. Sulla lotta alla criminalità organizzata e sull’azione per la tutela del territorio, non c’è spazio per divisioni o schermaglie politiche. L’espressione “bonifica del territorio” usata dalla premier, però, non piace a chi rivendica il (giusto) diritto ad essere trattato come persona. Sono molti e lo dicono direttamente.

Il Parco Verde non è Caivano e Caivano non è il Parco Verde abbiamo sentito quando le auto blu ministeriali erano tutte andate via. Nella sua semplicità la formula racchiude quel desiderio di derealizzazione che prende ciascuno di noi quando non condividiamo il contesto nel quale veniamo a trovarci. In fondo la gente non condivide nemmeno il messaggio “Patria e Ordine” che il governo vuol far passare a tutti i costi. I reati vanno perseguiti e al Parco Verde c’erano già state morti di bambini sospettati di abusi senza che nessun ministro, governatore, sindaco, industriale filantropo, se ne desse pena. La gente perbene a Caivano come a Scampia c’è e sopravvive alle tempeste.

L’altra faccia di Caivano

Spacciare, delinquere, rapinare, perché la vita non ti offre altro e il mondo che conosci è tutto lì. Terra di nessuno e prima Terra dei fuochi, appendice pulita di cummenda sfrontati e arrestati. Per due settimane è stata la narrazione più devastante è controproducente di un Comune del Sud. Caivano come paradigma di uno Stato che ha fallito va benissimo per ignorare, non far sapere, che sullo stesso territorio ci sono cose, uomini e valori contrapposti al catalogo dell’illegalità. Ci vieni e le vedi le associazioni, il volontariato, un combattivo ministro di Dio, un ex camorrista pentito, studenti, artigiani, giovani che vivono una terra martoriata ma non morta. Sono il bagliore di un tempo che arriva se nessuno lo oscura più. Sacrifici e dignità da sviluppare.

L’area industriale di Caivano, è una delle più grandi del Mezzogiorno con un estensione territoriale fino a Caserta ed oltre 100 aziende. E’ appena fuori città, a Pascarola, gestita dal Consorzio CSA Asi. Ambiente, automotive, alimentari, moda, elettronica sono i settori più presenti con oltre 6 mila addetti. Forse non c’era spazio sui taccuini dei cronisti per raccontarlo è allora meglio “Patria e Ordine” per la città degli orchi napoletani.

Quando negli anni ’70 e ’80 si prospettò l’insediamento delle nuove fabbriche nell’hinterland napoletano, Caivano fu individuato come il territorio più adatto. Dopo il terremoto del 1980 arrivò il Parco Verde. Ma aziende come Magneti Marelli, Caffè Borbone, Unilever, Aceto De Nigris, Harmont & Blaine, Mignini e Petrini, brend mondiali, si sono mai chieste perché andavano a mettersi a due passi dal Parco Verde ? Gli orchi fanno paura alle macchine ed ai computer ? O quelle attrezzature possono far intravvedere ai giovani in futuro non da pusher ? Si salta uno steccato o qualcuno (lo Stato) ti apre un sentiero per entrare in un reparto ? Tutto il Consorzio di Caivano fattura 5 miliardi di euro l’anno. A giugno due imprenditori di qui Armando De Nigris, presidente dell’omonimo gruppo aceti e condimenti e Massimo Renda, presidente di Caffè Borbone sono stati insigniti del titolo di Cavaliere del Lavoro dal Presidente Mattarella. Sono “due realtà produttive che hanno una valenza nazionale ed insistono all’interno del Consorzio industriale di Caivano, ha detto il CSA Asi. Borbone ha un ruolo leader nel mercato del caffè; De Nigris è un modello mondiale di tutela delle tipicità agroalimentari italiane.

Il peso delle parole

“Bonifica del territorio” usata dalla premier, dicevamo, qui non piace. Le persone operose che dentro Parco Verde o fuori si impegnano per rimettere a posto uno sfascio decennale, ci sono. Oggi aspettano che le parole diventino fatti e chi lavora e produce ricchezza non si lascia ingannare. Basta sentire il Consorzio ” Nel 2003 i numerosi accampamenti dei nomadi presenti sull’area furono dislocati nell’apposito campo allestito con i fondi provinciali nel territorio di Afragola e Caivano, consentendo la bonifica di tutte le aree consortili interessate dalla presenza di cumuli di rifiuti di vario genere “.

Il travisamento di una realtà così composita mediante le parole non è onora gli intenti espressi durante la visita governativa a Caivano. Il segnale più forte che la politica dovrebbe dare è la costruzione di quel sistema sociale sinora mancato che reclama qualcosa in più di un decreto o di un blitz della polizia. Sconfiggere da un lato la derealizzazione e premiare dall’altro la civile convivenza, la crescita, dei cittadini del Parco Verde. I quali – pensate un pó- a Pascarola hanno l’esempio di qualcosa che funziona.

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