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Bufera su Confindustria: dopo Montante, ecco il caso Bonometti

Il presidente di Confindustria Lombardia è indagato per aver elargito un presunto finanziamento illecito alla forzista Lara Comi, anche lei sotto indagine, pochi giorno dopo la condanna a 14 anni di Montante

Bufera su Confindustria: dopo Montante, ecco il caso Bonometti

Ennesimo, duro colpo per Confindustria. Dopo il clamoroso caso Montante, condannato in appello a 14 anni per associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e accesso abusivo a sistema informatico, un’altra tempesta giudiziaria si abbatte sulla associazione guidata da Vincenzo Boccia.

Secondo gli inquirenti, il presidente di Confindustria Lombardia, Marco Bonometti, avrebbe elargito a Lara Comi, candidata di Forza Italia alle elezioni europee, un finanziamento illecito pari a 31mila euro. Entrambi sono stati sotto indagine, il primo per averlo elargito, la seconda per averlo ricevuto.

A Bonometti la Procura contesta una fattura emessa da Omr holding (la società di cui è presidente), e relativa al versamento di 31mila euro a Premium consulting srl, società tra i cui soci figura appunto Lara Comi.

Secondo il Pm, i soldi sarebbero stati versati ufficialmente per una consulenza, sotto forma di acquisto di una tesi di laurea reperibile anche on line. In realtà però, sarebbero serviti a finanziare illecitamente Comi.

Insieme a Comi e Bonometti, altri 2 imprenditori sono stati iscritti nel registro degli indagati con la stessa accusa.

Nessun commento per il momento da parte dei vertici di Confindustria. Certo è che la confederazione degli imprenditori, che è alla vigilia della sua assemblea nazionale, non aveva bisogno di un altro “scandalo interno” dopo quello che ha coinvolto l’ex presidente di Sicindustria, nonché “paladino dell’antimafia”, Antonello Montante cui pochi giorni fa la gup di Caltanissetta, Graziella Luparello, ha inferto in appello (e con rito abbreviato) una condanna pesantissima, superiore alle richieste del procuratore Amedeo Bertone, dell’aggiunto Gabriele Paci, dei sostituti Stefano Luciani e Maurizio Bonaccorso, che avevano chiesto 10 anni e 6 mesi.

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