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Bruno Sanfilippo un pianista che compone ispirato dall’arte, storia, cinema e dalla gente

INTERVISTA A BRUNO SANFILIPPO – Un pianista dell’anima, che ha respirato le note argentine che combinate alle sue origini italiane diventano melodie profonde, silenziose che narrano il mondo contemporaneo, con le incertezze, le paure e quei sogni che non tornano più.

Bruno Sanfilippo un pianista che compone ispirato dall’arte, storia, cinema e dalla gente

Bruno Sanfilippo è un giovane pianista di musica classica contemporanea, nato a Buenos Aires in Argentina, figlio di emigranti italiani, apprende il fascino della musica da un vecchio pianoforte che aveva in casa e che considerava il suo primo giocattolo. Studia dapprima ad una scuola italiana e poi prosegue al Conservatorio Galvani sempre nella capitale argentina, diplomandosi con successo professore superiore di musica.

La sua è una infanzia di un bambino che amava circondarsi da melodie, musiche che entrano nell’anima e che percorrono i suoi pensieri e che lo accompagnano negli anni nell’adolescenza e di quando adulto, comprende che il suo spazio è il suo studio, dove si ritira a comporre musica perché come lui stesso afferma “senza la musica mi sentirei vuoto”.

Nel 2000 decide di lasciare la caotica città natia per trasferirsi in Europa, esattamente a Barcellona, dove la sua vita assume un nuovo significato, ed è qui che comincia a pubblicare le sue opere con l’etichetta discografica “eMail-order (ad21music.com), dove però compaiono anche titoli di amici artisti nell’ambito Contemporary Classic e Ambient Music. Altri lavori sono pubblicati sotto etichette del Nord America.

La tua musica è così sottile che sembra scritta facendosi cullare ed ispirare dall’ambiente, o sei stato influenzato da qualche maestro musicista?

Sono ispirato da tutto ciò che mi fa sentire e impresso in me come il cinema, i viaggi, la storia, l’arte, e soprattutto la gente… La vita, con tutte le sue sfumature, è fonte di ispirazione. Non ho avuto un musicista insegnante che mi ha ispirato più di un altro, ho ascoltato sempre tanta musica, e in qualche modo uno si va arricchendo del loro ambiente. Succede così a tutti gli artisti, siamo influenzati dall’ambiente che ci circonda e che ci ispira.

Cosa c’è del tuo Paese nella tua musica? perché hai lasciato l’Argentina?

L’ Argentina mi ha dato, per esempio, la formazione accademica. Ma è stata anche stimolo per cercare nuovi orizzonti. Buenos Aires ha una grande attività culturale e artística da sempre, ma ho sempre trovato fastidioso vivere in uno scandaloso malessere sociale dove vi è a sensazione che tutto è instabile e precario.

E così hai raggiunto l’ Europa, scegliendo la Spagna, ma hai trovato quello che ti aspettavi?

Sono venuto a Barcellona come un immigrato, come mio padre fece 50 anni prima dall’Italia a Argentina, senza soldi e contatti. A poco a poco mi è stato possibile trovare il modo per sviluppare la mia attività come artista e affermarmi nel mondo della musica contemporanea. Per fortuna in Spagna ho potuto fare questo.

Hai avuto esperienze formative o professionali in Italia?

Conosco abbastanza l’Italia, mi piace molto, ho viaggiato lì per motivi diversi. Recentemente sono stato da un amico musicista (Alio Die) nella sua casa in Toscana per completare una collaborazione che abbiamo iniziato a Barcellona già in precedenza. Questo lavoro “ambient music” si basa su dei delicati suoni sull’arpa di un pianoforte. Questa esperimentale collaborazione uscirá in CD quest’anno, un modo per riscoprire l’Italia che giace in fondo al mio cuore.

Cosa pensi dell’Italia?

Per quanto riguarda la musica percepisco alcun interesse a determinati generi musicali come ambient, sia organici ed elettronici, ci sono piuttosto molti compositori di musica da film, che in questo campo, l’Italia ha mantenuto la tradizione.
Sul piano sociale, posso dire che l’idiosincrasia italiana presenta alcune analogie con l’Argentina, in particolare con le persone di Buenos Aires… appassionate, loquaci e creative.

Oggi l’Italia  vive un momento difficile, ci sono accademie per la musica importanti ma poi manca il lavoro, cosa consiglieresti ad un giovane italiano che si diploma al conservatorio?

Lo so, non è facile per un musicista accademico sopravvivere in un ambiente dove persiste la carenza di un lavoro, spesso prodotto delle politiche legate al potere finanziario.

Penso che un giovane appena diplomato in musica dovrebbe profondamente concentrarsi su ciò che ama e crescere senza pause. E se l’ambiente con gli consente di costruirsi un futuro, migrare verso altre terre fertili potrebbe essere il male minore.

Parlami del tuo nuovo album…quando uscirà? Prevedi di presentarlo anche in italia? Il nuovo album “Inside Life” uscirà il prossimo 12 febbraio in tutto il mondo. Si basa principalmente su Piano, violoncello e alcuni suoni elettronici. La musica strumentale contemplativo può portare l’anima a uno stato di profonda intimità … questo è il mio modo. 

Il tuo futuro…racconta cosa vorresti…
Mi piacerebbe continuare a fare musica e fare concerti, mantenere il mio entusiasmo ed espandere la mia evoluzione fino all’ultimo giorno della mia vita.

Allora non ci aspetta altro che attenderti presto in Italia…

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