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Brics, le prospettive per il dopo-tapering

ANALISI NATIXIS GLOBAL ASSET MANAGEMENT – Cosa accadrà una volta che i governi inizieranno ad elaborare delle exit strategy dai loro programmi di stimolo? – Interessanti opportunità possono essere trovate nel settore del debito corporate dei mercati emergenti o nell’azionario small cap dell’India – Ma rimane essenziale un’ampia diversificazione.

Brics, le prospettive per il dopo-tapering

Nel periodo più intenso della crisi finanziaria globale, i mercati emergenti apparivano caratterizzati dalla maggior capacità di recupero, tanto che il cosiddetto blocco “Bric” era considerato il motore della crescita mondiale. Oggi, gli investitori sembrano invece dubitare della solidità dei mercati emergenti sul breve termine. In effetti le azioni, le obbligazioni e le valute dei mercati emergenti hanno subito un notevole “sell-off” nel secondo e terzo trimestre del 2013, in risposta all’accenno della Federal Reserve statunitense di ridurre o concludere nel prossimo futuro gli stimoli all’economia, che si sostanziano nell’acquisto di 85 miliardi di dollari al mese in termini di obbligazioni.

Mentre l’attività di mercato si è stabilizzata all’inizio del quarto trimestre a seguito della sospensione del “tapering”, una domanda è rimasta: “Cosa accadrà una volta che i governi inizieranno ad elaborare delle exit strategy dai loro programmi di stimolo?” Gli esperti dei mercati emergenti di Natixis Global Asset Management condividono le proprie view sulle possibili cause e gli effetti del sell-off estivo, sulle possibili opportunità riscontrabili in questo contesto e sul futuro degli investimenti nei mercati emergenti.

“I nostri esperti mettono in luce come, oggi più che mai, sia importante valutare e selezionare i singoli emittenti all’interno dei mercati emergenti – sottolinea Antonio Bottillo, amministratore delegato per l’Italia di Natixis Global Asset Management -. Sia nel reddito fisso, corporate o governativo, sia nell’azionario degli emergenti, ora entra in gioco una più attenta ricerca e selezione delle emissioni e dei titoli. Interessanti opportunità possono essere infatti trovate nel settore del debito corporate dei mercati emergenti o nell’azionario small cap dell’India. Rimane essenziale, tuttavia, un’ampia diversificazione sia a livello settoriale che geografico in modo da cogliere le diverse opportunità a livello globale. I mercati emergenti in un’ottica di costruzione del portafoglio permettono, infatti, di partecipare alla crescita economica che caratterizzerà queste regioni”.

Brigitte Le Bris, Head of Global Fixed-Income and Currency
Global Emerging Investment Division, Natixis Asset Management

L’annuncio della Fed circa il possibile “tapering” lo scorso giugno, unito al timore di un rallentamento nell’attività economica più marcato del previsto nei mercati emergenti come Cina, Brasile ed India, ha provocato forti richieste di rimborso per quanto riguarda i fondi azionari e obbligazionari emergenti, specialmente da parte degli investitori retail, afferma Le Bris.

“Le nazioni con importanti deficit delle partite correnti sono state particolarmente colpite. Le valute di tali nazioni, comprese Indonesia e India, hanno perso fino al 20%”, afferma Le Bris. Inoltre, gli spread sul debito esterno si sono ampliati dai 270 bps di maggio fino ai 375 bps di metà giugno.

Le Bris ritiene che gli investitori abbiano reagito alle notizie relative al “tapering” come se le performance dei mercati obbligazionari dei Paesi emergenti negli ultimi tre anni fossero state il risultato della sola politica monetaria USA iper-accomodante e delle misure di stimolo all’economia attuate tramite una serie di iniezioni di liquidità sul mercato. “Gli investitori hanno improvvisamente iniziato a ignorare i miglioramenti economici conseguiti da molti Paesi emergenti. Per esempio, la crescita economica in tali Paesi è due volte superiore rispetto a quella dei mercati sviluppati, il rapporto debito/PIL è due volte inferiore a quello dei Paesi sviluppati, l’inflazione è sotto controllo e la maggior parte delle nazioni ha delle importanti riserve di valuta estera e una maggiore abilità nel rispondere rapidamente ai flussi di capitale in uscita” afferma Le Bris.

Sulla scia della reazione degli investitori, sono venute a crearsi delle opportunità, secondo Le Bris.“Riteniamo interessante il debito high yield esterno, in quanto il carry implicito in questo tipo di asset può fungere da cuscinetto in caso di aumento dei tassi d’interesse negli USA. Anche alcuni mercati di frontiera, come l’Africa Sub-Sahariana, stanno diventando interessanti a nostro parere” continua. Anche le nazioni come il Messico, che stanno implementando delle riforme, sono attraenti. “Abbiamo una view positiva sia sulla valuta che sui tassi d’interesse locali in Messico.”

Le Bris e i suoi colleghi di Natixis Asset Management credono che il processo di conclusione delle politiche di stimolo sarà lungo e che gran parte dell’impatto sui tassi d’interesse governativi degli Stati Uniti sia ormai stato scontato. La sfida principale oggi è la questione del tetto al debito pubblico negli Stati Uniti, che appare risolta per il momento, ma che potrebbe dare vita a nuovi dibattiti da febbraio 2014.“Questo potrebbe creare pressione sulle obbligazioni governative americane. Paradossalmente, tale aspetto potrebbe risultare positivo per i mercati obbligazionari emergenti, molto meno indebitati di quelli sviluppati”, afferma Le Bris.

In questo contesto caratterizzato da mercati in transizione, Le Bris ritiene che la selettività nella scelta dei titoli sia cruciale. “Non è più possibile considerare il segmento del mercato obbligazionario emergente come un’asset class unica. È necessario distinguere gli emittenti interessanti da quelli costosi”, conclude, “non è forse questa la caratteristica di un mercato completamente maturo?”.

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