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Brexit morbida, No deal, referendum: decide Westminster, May “umiliata”

Tramite un emendamento, il Parlamento prende il controllo sulla Brexit – Decideranno i deputati, May all’angolo – Tutte le opzioni tornano sul tavolo – Parte la corsa contro il tempo per trovare un’intesa entro il 12 aprile.

Brexit morbida, No deal, referendum: decide Westminster, May “umiliata”

“May umiliata” titolano oggi i giornali inglesi riferendosi all’ennesima svolta avvenuta in Parlamento su Brexit. Lunedì sera la Premier britannica ha subito l’ennesima – cocente – sconfitta a Westnmister, dopo le due bocciature ricevute a gennaio e a marzo sull’accordo negoziato con l’Unione Europea.

Con 329 voti a favore e 302 contro, la Camera dei Comuni ha dato il via libera a un emendamento che darà ai deputati la possibilità di esprimersi, attraverso dei “voti indicativi”, sulla Brexit. Lo scopo di queste votazioni sarà quello di cercare di capire se esiste una maggioranza su una delle ipotesi sul tavolo relative alla fuoriuscita del Regno Unito dalla Ue.

Dove sta la novità? Sta nel fatto che il Parlamento si esprimerà a prescindere dal Governo. Parlando in parole povere, da oggi in poi sarà Westminster a presentare le proposte sulla Brexit e ad avere il controllo su di essa. May sarà costretta a seguire le sue indicazioni, perdendo dunque gran parte del suo potere. Non a caso Downing Street ha parlato di “capovolgimento delle istituzioni democratiche”, nonostante il voto della Camera dei Comuni non sia vincolante. La Premier, in teoria, avrebbe la possibilità di ignorarlo, anche se politicamente potrebbe essere un vero suicidio.

Da sottolineare che a permettere l’approvazione dell’emendamento sono stati i voti di 29 parlamentari conservatori, tra i quali figurano anche 3 ministri (dimessi dai loro incarichi).

A questo punto ogni opzione torna sul tavolo. Già da oggi, 26 marzo, i parlamentari britannici potranno votare le proposte in arrivo. Sul tavolo tornano tutte le possibilità: dal No deal, che rimane in ogni caso l’ipotesi più probabile se entro il 12 aprile il Regno Unito non approverà un accordo, a un secondo referendum sulla fuoriuscita (già chiesto dai Laburisti), passando per una Brexit morbida o addirittura per una rinuncia alla Brexit. 

In questo contesto l’unica cosa certa rimane la data di scadenza: i deputati avranno 18 giorni di tempo per cercare di venire fuori da un caos che sembra ormai sempre più incontrollabile. Se ci riusciranno potranno avere due mesi in più per “rifinire” i dettagli e Brexit scatterà il 29 maggio. Sempre che ci sia ancora una Brexit.

 

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