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Brexit, le grandi banche via dal Regno Unito

Mentre fervono i negoziati per regolare la fuoriuscita del Regno Unito dall’Ue, i grandi gruppi bancari presenti a Londra pensano al trasferimento – Il nodo principale è quello dei “passporting rights”, i diritti che permettono di fornire servizi in tutto il mercato unico senza ulteriori permessi.

Brexit, le grandi banche via dal Regno Unito

Tra le conseguenze della Brexit rischia di esserci la fuga dei grandi gruppi bancari dal Regno Unito. A dirlo è il presidente dell’Associazione dei Banchieri Britannici Anthony Browne in un articolo pubblicato sul domenicale “The Observer”, secondo cui le grandi banche avrebbero “il dito che freme sul bottone del trasferimento”.

Il settore bancario, secondo Browne, è quello che rischia di pagare il conto maggiore all’uscita del Regno Unito dall’Ue, anche perchè le banche non possono permettersi di aspettare fino alla fine di conoscere l’esito dei negoziati tra le parti: “Le banche possono sperare per il meglio – scrive il presidente dei Banchieri Britannici -, ma devono prepararsi al peggio. Per loro Brexit non significa solo l’imposizione di tariffe supplementari al commercio, com’è probabile che sia per gli altri settori; si tratta di vedere se possono continuare ad avere il diritto legale alla prestazione dei servizi”. 

Il problema principale è quello legato ai “passporting rights“, ovvero i diritti che permettono ad una banca di fornire servizi in tutto il resto del mercato unico senza ulteriori permessi e che hanno permesso alle banche di porre la loro base a Londra e di operare nel resto del Continente.

La priorità del governo guidato da Theresa May, però, sembra essere il controllo dell’immigrazione, chiaramente incompatibile con l’accesso al mercato unico. Anche soluzioni compromissorie, secondo Browne, rischiano di essere insufficienti per trattenere i grandi gruppi nella City londinese.

“Molte banche – prosegue Browne – hanno in programma di iniziare a muoversi prima di Natale; le banche più grandi inizieranno nel primo trimestre del prossimo anno”. Per il Governo britannico si tratta di un rebus di difficilissima risoluzione e di cruciale importanza, anche perchè il settore finanziario rappresenta il 12% dell’economia del Paese e impiega circa due milioni di persone.

I primi segnali, però, sembrano confermare l’ipotesi di una fuga delle grandi banche, come Goldman Sachs e JP Morgan, che potrebbero a breve spostare buona parte dei loro dipendenti che attualmente lavorano a Londra. Una delle possibilità, per il Governo, è quella di abbassare le corporate tax al 10% per invogliare le aziende a rimanere nel Paese, ma la situazione, assai delicata, rimane da monitorare.

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