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Brexit: Enav e Poste, collocamenti a rischio

L’atteso collocamento in Borsa del 49% della società di servizi di navigazione potrebbe pagare la troppa volatilità dei mercati – Il ministero delle Finanze e gli advisor valutano le posizioni degli investitori e decideranno se confermare o rinviare la quotazione, prevista per metà luglio – Tra le altre operazioni a rischio rinvio ci sono la seconda tranche di Poste Spa e le Ipo di De Nora, Avio, Sia, Ansaldo Energia e Kairos.

Il ciclone Brexit, che si è abbattuto sulle Borse europee, potrebbe far slittare l’Ipo di Enav, forse la più attesa dell’anno nel listino italiano, attualmente prevista per metà luglio. E mettere in discussione il timing per la seconda tranche di azioni di Poste italiane (29,7% del capitale dopo la cessione del 35% alla Cassa depositi e Prestiti) varata dal consiglio dei ministri il 31 maggio. Nulla è stato ancora deciso e si naviga giorno per giorno per tastare il polso degli investitori. Il pre-marketing della compagnia di servizi alla navigazione aerea è iniziata lunedì, ma negli scorsi giorni ci sarebbero stati alcuni incontri del Ministero dell’Economia, che controlla la società, per valutare la situazione alla luce dell’estrema volatilità che sta caratterizzando i mercati dopo il referendum sull’uscita della Gran Bretagna dall’Ue.

L’idea del ministero e dei consulenti per la quotazione (gli advisor sono Rotschild ed Equita, mentre il pool di banche che gestisce l’operazione è formato da Barclays, Mediobanca, Credit Suisse, Jp Morgan e Unicredit) sarebbe quella di tastare il terreno, valutando giorno per giorno la situazione dei mercati, che in un momento del genere può cambiare radicalmente nell’arco di poco tempo.

Fino a mercoledì, comunque, dovrebbe proseguire il cammino verso lo sbarco in Borsa, supportato anche dalla campagna di comunicazione in pieno svolgimento, con l’obiettivo di valutare se i maggiori investitori non abbiano deciso di chiudere le loro posizioni sul mercato primario proprio per via dell’eccessiva volatilità. Una circostanza, questa, che potrebbe spingere il ministero dell’Economia a rinviare l’Ipo di Enav, anche se il profilo della compagnia, per la stabilità del business regolamentato, potrebbe essere una mossa sicura per gli investitori. 

Un altro punto a favore della quotazione della compagnia, che collocherà sul mercato il 49% del proprio capitale complessivamente valutato intorno ai 2 miliardi, è la maxi-cedola promessa agli azionisti: subito dopo il collocamento, infatti, la società staccherà un dividendo da 96 milioni di euro, una cifra che potrebbe aumentare alla luce della Brexit, per rendere più attraente la società. La decisione definitiva, comunque, sarà presa nei prossimi giorni. Enav può contare su un flusso di liquidità, determinato dalle tariffe che remunerano il servizio, costante nei prossimi anni. E questo la pone al riparo da mosse speculative. Inoltre per il Tesoro si tratta della sola privatizzazione in programma per il 2016 con un introito valutato tra i 900 milioni e 1 miliardo, una cifra cui non è facile rinunciare. La seconda tranche di Poste aggiungerebbe altro fieno in cascina considerato che la quotazione della prima tranche pari al 35,3% del capitale ha fruttato 3,1 miliardi allo Stato. Ma anche in questo caso, la prudenza è d’obbligo.

Non solo Enav

Le turbolenze dovute all’uscita del Regno Unito dall’Ue potrebbero indurre altre compagnie in fase di avvicinamento a Piazza Affari a posticipare il loro sbarco in Borsa. Tra queste c’è anche De Nora, la multinazionale italiana della chimica controllata dai fratelli Federico e Michele De Nora, che aveva in programma di collocare sul mercato il 45% del capitale.

Anche in questo caso, la situazione dei mercati verrà valutata giorno per giorno, per valutare se la volatilità diminuirà e quali saranno le posizioni assunte dai grandi investitori. Altra compagnie che avevano previsto un’Ipo nella seconda parte del 2016, e che potrebbero far slittare il proprio collocamento, sono Avio, Sia, Ansaldo Energia e Kairos.

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