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Brasile: troppi scioperi selvaggi, il governo pensa alla regolamentazione

Poliziotti, professori universitari, dipendenti delle poste e perfino bancari incrociano le braccia – Si susseguono gli scioperi selvaggi per chiedere migliori condizioni salariali – E il governo pensa alla regolamentazione.

Brasile: troppi scioperi selvaggi, il governo pensa alla regolamentazione

Sul finire degli anni ´70, Luiz Inácio Lula da Silva guidava folle oceaniche di operai in piazza chiedendo aumenti salariali indicizzati all’inflazione. All’epoca, sotto il regime militare, gli scioperi erano proibiti tanto che costarono a Lula anche l’arresto, ma furono importanti per dare forza alle lotte che spingevano per la democratizzazione del Paese.

Oltre trent’anni dopo, lo scenario è radicalmente cambiato. L´ex sindacalista Lula lavora dietro le quinte del governo di Dilma Rousseff, il Brasile è diventato nel frattempo la sesta economia mondiale e gli scioperi sono tutelati dalla Costituzione del 1988. Le serrate però non sono mai state regolamentate ed ogni anno le agitazioni selvagge scuotono il Paese, frenando seriamente la corsa del gigante verdeoro e spaventando gli investitori stranieri.

Gli scioperi infatti si susseguono a tempo indeterminato, con trattative in grado di protrarsi per settimane o mesi, causando gravi problemi ai cittadini e alle imprese. Solo quest’anno sono entrati in sciopero i professori universitari, i poliziotti, i dipendenti statali e quelli delle poste. Ultimo in ordine di tempo, scoppiato questa settimana, quello dei bancari al quale aderiscono i dipendenti di oltre 7 mila agenzie di istituti pubblici e privati, un terzo del totale: esattamente un anno fa, il 46% degli istituti bancari aveva abbassato le serrande per 20 giorni.

Sempre in settimana è iniziata la serrata, anche in questo caso a tempo indeterminato, dei dipendenti postali in almeno 20 Stati della Federazione brasiliana. Lo sciopero dei professori universitari è quello però di più lungo corso: avviato nel maggio scorso ha coinvolto 57 università federali delle 59 totali ed in alcune sedi è tutt’ora in corso e se le trattative andranno in porto verrà concluso solamente ad ottobre.

Da luglio prosegue anche la serrata dei funzionari di Polizia Federale e di altre centinaia di migliaia di dipendenti statali, circa 250 mila, poco meno di un terzo del totale: dai funzionari dei ministeri a quelli dell’agenzia delle entrate, dagli istituti di ricerca agli organi di vigilanza. Nel febbraio scorso lo sciopero dell’intera categoria della Polizia Militare aveva portato il caos a Salvador e in tutto lo Stato della Bahia con l´esplosione della criminalità e il verificarsi di decine di omicidi in pochi giorni proprio per l´assenza di pattugliamento per le strade.

Con le ultime rivendicazioni, se il governo di Dilma Rousseff accogliesse le richieste degli statali, i costi per le casse dello stato lieviterebbero immediatamente di decine di miliardi di euro. Una somma enorme, tanto che anche l´ex presidente Lula nelle settimane scorse ha dovuto ricordare che “è un diritto dei lavoratori scioperare, ma è un diritto del governo recepire o meno le loro richieste” e che “la gente deve capire che il governo non ha tutti i soldi che si pensa che abbia e che le risorse sono limitate”.

Più che le risorse economiche, quello che appare necessario è più che altro una regolamentazione del diritto di sciopero per evitare che alcune categorie possano mettere in ginocchio un intero Paese, causando gravi danni al resto della popolazione.

La situazione si è fatta talmente insostenibile che anche la presidente Dilma si è lasciata convincere della necessità di porre dei limiti, come quello di garantire i servizi essenziali, e più in generale di regolamentare il diritto di sciopero. Un disegno di legge è in fase di elaborazione e nelle prossime settimane dovrebbe sbarcare al Congresso verdeoro per la discussione e, molti sperano, l’approvazione.

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