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Brasile, Lula non è candidabile: “Faremo ricorso”

Dopo una seduta fiume di 10 ore, il Tribunale elettorale brasiliano ha deciso con un voto quasi unanime che l’ex presidente, attualmente in carcere per una condanna a 12 anni, non potrà correre alle elezioni del 7 ottobre – Il Partito dei lavoratori ha annunciato immediato ricorso – VIDEO.

Brasile, Lula non è candidabile: “Faremo ricorso”

Di sicuro la questione non finisce qui, perché ora arriveranno ricorsi e contro ricorsi, ma intanto il Tribunale elettorale del Brasile ha deciso, a larga maggioranza: l’ex presidente verdeoro Lula, favorito nei sondaggi per essere rieletto il 7 ottobre, non può presentarsi come candidato alla presidenza del Brasile. Il Tse ha dunque accolto le impugnazioni presentate contro Lula, a causa della sua condanna penale a 12 anni (che sta scontando nel carcere di Curitiba, a Sud del Brasile) per corruzione e riciclaggio, e lo ha fatto con una votazione plebiscitaria: 6 voti contro 1.

Durante la lunga sessione, durata oltre 10 ore, i sette magistrati hanno convenuto che non vi sono dubbi in quanto al fatto che Lula risulta ineleggibile in base alla cosiddetta “legge della scheda pulita” che vieta ai cittadini condannati in secondo grado da un tribunale collegiale presentarsi come candidati alle elezioni. Edson Fachin, l’unico magistrato che si è espresso a favore dell’autorizzazione della candidatura di Lula, lo ha fatto in base alla richiesta presentata dal Comitato per i Diritti Umani dell’Onu alle autorità brasiliane, perché garantissero all’ex presidente il pieno esercizio dei suoi diritti civili – compreso il suo diritto a presentarsi come candidato alle presidenziali – finché non saranno esauriti tutti i ricorsi riguardo alla sua condanna.

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Fachin ha sostenuto che la richiesta dell’organismo Onu era vincolante per le autorità brasiliane, ma i suoi sei colleghi hanno ribattuto che le richieste del Comitato per i Diritti Umani solo potrebbero diventare obbligatorie se la presidenza brasiliana avesse promulgato i relativi accordi internazionali, già ratificati dal Parlamento. Questo però non è avvenuto e – ironia della sorte – è stata Dilma Roussef, la compagna di partito di Lula che è stata eletta dopo di lui alla presidenza, la responsabile di questa dimenticanza. Appena annunciata la bocciatura della candidatura di Lula, il Partito dei Lavoratori (Pt) ha emesso un comunicato nel quale ha promesso di “continuare a lottare con tutti i mezzi” per la sua candidatura, ma anche se i difensori dell’ex presidente presentassero ricorsi contro la decisione la sua applicazione resta immediata. Il prossimo passaggio è il ricorso alla Corte Suprema.

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