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Brasile, la festa comincia: boom dell’agricoltura, tornano gli acquisti cinesi ma Lula contesta la Banca centrale

Aumentano i segnali di ripresa dal Brasile che torna primo produttore mondiale di cereali. Come finirà il braccio di ferro sui tassi? La Borsa è pronta a decollare

Brasile, la festa comincia: boom dell’agricoltura, tornano gli acquisti cinesi ma Lula contesta la Banca centrale

L’eco del Carnevale più bello del mondo, tornato agli antichi splendori dopo la pandemia, si sta spegnendo sulle spiagge di Copacabana e nei locali di Ipanema. Ma potrebbe essere arrivato il momento per un tour virtuale nella Borsa brasiliana. I numeri, per la verità, non lo consigliano. Da inizio 2023 il principale listino del paese ha perso il -2% (in Euro), sottoperformando ampiamente la media degli altri principali indici del globo, MSCI World +6,22%. Era andata esattamente all’opposto nel 2022, quando era stato tra i migliori al mondo con un +16,60%, in euro.

A frenare la corsa ha senz’altro contribuito la durissima campagna elettorale e, più ancora, il tentativo di golpe dei seguaci dell’ex presidente Bolsonaro. Di sicuro la vittoria di Lula alle elezioni presidenziali ha raffreddato l’entusiasmo degli investitori, almeno di quelli politicamente assai scorretti ma attratti dai piani di deforestazione dell’Amazzonia. Ma, passata la fase più confusa del dopo voto, vari segnali lasciano pensare che le cose sul fronte macro non vanno poi così male.

Brasile: dopo la dura campagna elettorale, l’agricoltura traina la ripresa

Il clima, innanzitutto. Nel 2022 il Brasile ha goduto di condizioni ambientali favorevoli per l’agricoltura balzando al primo posto, assieme agli Usa, nella classifica dei produttori dei cereali. Dice Denis Pandini, responsabile agroalimentare di Nomisma: “Nel panorama dei top esportatori mondiali di prodotti agroalimentari, il Brasile rappresenta il Paese che più ha guadagnato da questo scenario fortemente condizionato da tensioni geopolitiche e avversità climatiche”.  Grazie soprattutto al boom del mais (+230%) “Nell’anno da poco terminato il Brasile ha messo a segno una crescita a valore del proprio export agroalimentare di oltre il 50%, superando i 126 miliardi di euro e conquistando così il secondo posto assoluto, dopo gli Usa, nel ranking mondiale. La fiammata dei prezzi ha infatti favorito gli esportatori di commodities agricole, penalizzando invece i ‘trasformatori’ come l’Italia: basti pensare che, mentre il Brasile ha ottenuto un surplus nella bilancia commerciale agroalimentare di 113 miliardi di euro (contro i 73 dell’anno precedente), l’Italia dai 4 miliardi di euro del 2021 è tornata in negativo, dopo diversi anni di avanzo, di 1,4 miliardi di euro”.

Tornano gli acquisti dalla Cina

Certo, l’agricoltura non è tutto. Ma il Brasile può contare sulla ripresa degli acquisti del suo cliente migliore, ovvero la Cina affamata di materie prime, che si tratti di ferro o dei polli. La banca centrale brasiliana ha così rivisto al rialzo previsione di crescita del Pil, mentre ha lasciato invariate quella dell’inflazione. Secondo il bollettino Focus, pubblicato ogni lunedì, il Pil crescerà del +0,85% nel 2023 (poco più del +0,84% stimato una settimana fa). Ciò indica un rallentamento rispetto al 2022, quando la maggiore economia dell’America Latina era cresciuta del +2,9%, ma non la temuta recessione. Per il 2024 si prevede una crescita del +1,50% e per il 2025 una crescita del +1,80%. Per quanto riguarda l’inflazione, il report stima 5,90% quest’anno, dato invariato rispetto a una settimana fa. Ma l’obiettivo di inflazione della banca centrale per quest’anno è il 3,25%, destinato a scendere al 3% nel 2024 e nel 2025.

La Banca centrale alza i tassi ma Lula si oppone

Ma il presidente Lula contesta apertamente il governatore della Banca centrale e la sua politica di tassi elevati, mettendo pesantemente in questione l’utilità sociale dell’attuale target di inflazione, che Lula considera un ostacolo alla crescita economica. Le prospettive borsistiche carioca sono ovviamente legate all’esito di questo confronto. Ma gli osservatori sono ottimisti.  Ecco cosa scrive Rahul Mathur, Investment Manager Global Macro & Currency Fixed Income di GAM Investments (gruppo di asset management indipendente con sede a Zurigo). “I proventi delle esportazioni brasiliane continuano a mantenersi solidi, il bilancio statale è in condizioni migliori rispetto a un anno fa, l’inflazione è in calo e, al momento, la banca centrale mantiene stabili i tassi nominali e reali. Il Brasile ha alcuni dei tassi reali più alti a livello globale”.

Anche il conflitto tra il neo presidente e la banca centrale non va esagerato. “Guardando ai dati economici brasiliani, riteniamo che ci sia già un motivo convincente per cui i funzionari di politica monetaria dovrebbero tagliare i tassi d’interesse. Certo, i rischi politici sono elevati a causa dell’insediamento della nuova amministrazione ma i  primi segnali che emergono dalle discussioni sembrano costruttivi e indicano che il governo riconosce l’importanza di preservare l’indipendenza della banca centrale”, conclude Mathur. 

Insomma, il vero  Carnevale potrebbe essere appena iniziato. 

4 thoughts on “Brasile, la festa comincia: boom dell’agricoltura, tornano gli acquisti cinesi ma Lula contesta la Banca centrale

  1. Assurdo veramente, non sapete cosa sta succedendo con l’economia del Brasile. Andate a informarvi per davvero, c’è un disastro totale e andrà di male in peggio

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  2. Che articolo assurdo, nel titolo parlate di “boom” dell’economia, invece una volta aperto, si vede che le borse sono negative -2% , la crescita è avvenuta nel 2022 (prima del governo Lula) +16%, anche per l’agricoltura la crescita è avvenuta nel 2022, ma siete seri?
    Avete guadagnato quanto per scrivere queste disinformazione?

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    1. Dopo un duro confronto elettorale e un ancor più aspro conflitto socio economico (a Rio il tasso di povertà è salito dal 2019 al 16,7% da 11,8% del 2019) il Brasile non rappresenta una sorta di Eden in terra, né come tale volevo descriverlo. Semmai, dopo un trimestre difficile, l’economia brasiliana presenta più di un elemento di interesse per i mercati finanziari: il raccolto 2022/23 ha consentito una crescita dell’agrobusiness del 23,8%; la prospettiva della ripresa dell’export con la Cina con una forte accelerazione nei prossimi trimestri; il presidente sembra in grado di garantirsi il consenso delle formazioni centriste a favore delle riforme più urgenti, nonostante i contrasti con la banca centrale. Di qui la “scommessa” sul Paese carioca che potrebbe approfittare dall’autunno di una minor pressione sui tassi. Almeno questa è l’opinione di non pochi gestori che amministrano i capitali di fondi pensione ed altri investitori istituzionali che si basano sulla logica dei numeri e non delle passioni politiche, sempre legittime ma che non sempre aiutano ad individuare le opportunità di investimento.

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