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Borsino degli artisti: Alberto Biasi, visioni dinamiche dell’arte

Focus sul mercato dell’artista. Quanto costano e dove si possono acquistare i suoi lavori.

Quotazioni in asta e in galleria. Attività espositiva e presenza nelle collezioni.

Borsino degli artisti: Alberto Biasi, visioni dinamiche dell’arte

Alberto Biasi nasce a Padova il 2 giugno 1937 da Giuseppe e Silvia Zappi Recordati. La sua – spiega Isabella Panfido nella biografia dell’artista pubblicata sul sito ufficiale del Maestro – è una famiglia che ha già donato all’arte una pittrice, Lavinia Fontana, nome assai noto della pittura seicentesca e un poeta, Tirsi Leucasio, iniziatore con Metastasio dell’Arcadia.

Presto, negli anni della guerra, Alberto resta orfano di madre e viene accolto dalla nonna paterna a Carrara San Giorgio, un paesino della campagna padovana dove la nonna gestiva un’osteria. Cresce a contatto della gente di paese, in un’atmosfera di famiglia allargata, fino agli anni della scuola superiore, quando ritorna a Padova per frequentare il Liceo Classico, poi si sposta a Venezia per seguire l’istituto d’Architettura e il Corso Superiore di Disegno Industriale, dove vince una borsa di studio istituita da Paolo Venini. Sono anni di conoscenza e passioni artistiche, si avvicina e approfondisce momenti fondamentali dell’arte del Novecento: il movimento Neoplastico, il Futurismo, il Dadaismo entrano e si radicano nel percorso di formazione del giovane Biasi.

Alberto Biasi
Alberto Biasi
Dinamica 1968
Rilievo in PVC su tavola 25 x 25 x 3 cm.
courtesy Archivio Biasi

Nel 1958 intraprende l’insegnamento di disegno e storia dell’arte nella scuola pubblica e nel ’69 gli viene assegnata la cattedra di arti della grafica pubblicitaria (che manterrà ininterrottamente fino al 1988). Intanto l’attività di artista prende corpo: nel ’59 riceve dalle mani di Virgilio Guidi il primo premio alla IV Biennale Giovanile d’Arte di Cittadella. E’ il primo riconoscimento pubblico di un artista che stava, seppur giovanissimo, filtrando fermenti, ideali politici, inquietudini artistiche: nasce il Gruppo Enne, padovano, con cui lavorerà (ma Biasi è l’anima e il motore trainante dello storico gruppo artistico) fino al suo scioglimento definitivo nel ’67. I contatti di Biasi si estendono ben presto a livello nazionale e internazionale: espone nel ‘60 con Manzoni e Castellani e gli artisti europei della ‘Nuova concezione artistica. Lo spirito innovativo di quegli anni lo vede protagonista: nel ’61 aderisce al movimento “Nuove tendenze”, nel ’62, come Gruppo N, con Bruno Munari, Enzo Mari e il Gruppo T partecipa alla fondazione del movimento dell’Arte Programmata.

Biasi Alberto
Alberto Biasi
Trama 2Q 1959
Carte forate sovrapposte 42 x 28 cm. ciascuna
Courtesy Archivio Biasi

Biasi in questi primi anni articola la propria arte secondo nuovi canoni di ricerca: l’interazione dello spettatore con l’opera diventa un fondamento ineludibile, il movimento, nella sua accezione passiva di moto virtuale, effetto apparente di movimento, conduce l’artista ad affrontare le problematiche del cinetismo e le conseguenti ricerche sulla percezione visiva e la reazione individuale allo stimolo luminoso. Segnano l’attività di questo periodo le “Trame”, primo studio sull’interferenza del movimento dello sguardo e della luce naturale su una superficie statica e stratificata, d’ispirazione naturale, frutto dell’osservazione di elementi complessi e primitivi quali le arnie. Accanto alle Trame realizza ben presto i “Rilievi ottico-dinamici”: sovrapposizioni di strutture lamellari giocate sull’effetto di cromatismi contrastanti e attivati dal movimento dello spettatore che diventa con ciò “attore”, corresponsabile dell’evento visivo. Cominciano ad apparire allora le “Forme dinamiche” ottenute attraverso la torsione di materiali approntati in lamine sottili e disposti secondo geometrie rigorosamente calcolate applicate su fondi cromatici diversi, le “Fotoriflessioni” in movimento reale e gli “Ambienti” a percezione instabile, atmosfere cangianti di luci e liquidi in movimento. Da citare sicuramente, appartenenti a quest’ultima sezione di creazioni il “Grande Tuffo nell’arcobaleno”, “Eco”, e il trittico “Io sono, tu sei, egli è, quindi siamo”.

Nelle opere di Alberto Biasi sembra quasi ci sia un tentativo di catturare le pulsazioni della natura. “In effetti è così. Per esempio – spiega l’artista – mi ha sempre affascinato il fuoco. Non so dire cosa provo, però rimango lì incantato a guardarlo per delle ore. Di fronte alla pioggia è la stessa cosa. Quando ero ragazzino rimanevo per ore a guardare le gocce che cadevano nelle pozzanghere. Fanno quella bolla che si espande e si allarga. E’ dall’osservazione di questi fenomeni naturali che ho cominciato a fare, un po’ per caso, molti di miei lavori. Ricordo che le mie prime opere le ho realizzate con delle carte forate che servivano per gli allevamenti di bachi da seta”.

Nel frattempo il Gruppo N si è dissolto e, abbandonata la tonalità corale, abbracciata per aderire a un forte impegno politico e ideologico (al tempo della attività del gruppo ‘N’, Biasi si definiva operatore artistico, significando con ciò un portato di implicazione sociale), l’attività artistica di Biasi prosegue in “a solo” sviluppando quei temi che resteranno una ‘felice ossessione’ fino ad oggi. Il suo impegno civile, tuttavia, resterà presente negli anni , con partecipazione e condivisione alla vita cittadina, fino a confluire nell’incarico di Presidente dell’Ente provinciale del Turismo di Padova tra la fine degli anni Settanta e i primi degli Ottanta quando darà sviluppo a progetti culturali e artistici riguardanti Padova, la sua storia culturale e il suo territorio paesaggistico.

Alberto Biasi
Alberto Biasi
Prospettiva dinamica 1986
Rilievo in PVC su tavola 42 x 32 x 4 cm.
Courtesy Archivio Biasi

Intanto la sua arte trova nuove fasi di studio e sperimentazione. Approfondendo la ricerca sull’impatto luminoso di luce naturale, Biasi elabora nuove soluzioni con i “Politipi”, dalla sicura fascinazione ipnotica realizzata mediante torsioni, sovrapposizioni di piani, intrecci di lamine e listelli, interagendo così, nel perseguimento del movimento armonico, con la profondità, terza dimensione più allusa che realmente interpellata. I Politipi degli anni Settanta, evolvono nel decennio successivo acquisendo intenzioni figurali: gli effetti percettivi diventano sempre più complessi, attratti da un’evidenza figurale che racchiude in sé altri sprofondamenti tridimensionali, inganni o reali della luce intercettata negli strati di materia sovrapposta. Il gioco tra spettatore-attore e opera diventa sempre più articolato e libero, la forma si arricchisce di immagini facilmente riconoscibili delle quali l’occhio è confidentemente certo; in esse, circoscritti da esse, si aprono però nuovi ‘tranelli’ ottici manipolati dalla luce che varia con lo spostamento del punto di visuale: si conferma e attesta l’assoluta variabile della percezione nello spettatore, che interrogato e provocato nella grande antologica al Museo degli Eremitani di Padova nel 1988 risponde con una entusiastica affluenza (42000 visitatori).

Negli anni Novanta i Politipi si arricchiscono di un elemento fino ad ora parzialmente trascurato da Alberto Biasi, la pittura, sotto forma di inserimenti di colore, tracce, ombre, allusioni che sostengono in contrappunto la struttura articolata delle superfici stratificate; nascono così gli “Assemblaggi” spesso sviluppati in dittici e trittici che sviluppano, negli anni più recenti, fino all’oggi, una severità coloristica sempre più rigorosa e coerente, tendente alla monocromia. L’estremo rigore del monocromo esalta, nell’accostamento e sovrapposizioni di superfici, assemblate tra loro, il punto di ‘rottura’, di crisi nella lettura lineare, là dove i piani di colore convergono in una sorgente tridimensionale, alludente ad uno spazio generatore di energia. Ed è da questo spazio che l’indagine di Biasi muove nella nuova, eppure sottesa in tutta la sua produzione, attenzione verso la scultura. Acciaio corten, alluminio, metacrilato sono i media della sfida di Biasi allo spazio tridimensionale, affrontato nelle misure ampie di opere anche da esterno: totem, lastre a sviluppo verticale, così come spirali interrotte, eliche di fitti tuboli metallici diventano trasposizioni, reinvenzioni, esiti della ‘felice ossessione’, della costante ricerca di Biasi nel campo della percezione visiva.

Alberto Biasi

Alberto Biasi (Padova, 1937)

Protagonista della storia dell’arte italiana del dopoguerra, la sua figura è una delle più coerenti e autorevoli a livello internazionale nel campo di quella che in Italia è stata definita con vari nomi tra cui: “arte programmata” , “arte cinetica”, o “optical art”. Dal 1959 – anno che segna l’esordio delle ricerche artistiche del giovane Biasi – ad oggi, la sua attività si è mossa costantemente all’insegna dell’indagine percettiva, attraverso cicli di lavori, ciascuno dei quali ha affrontato poeticamente e scientificamente alcuni problemi legati alla visione: dalle prime Trame alle famosissime Torsioni, dai Light Prisms agli Ottico-dinamici. Nel 1988 tiene una sua antologica al Museo Civico agli Eremitani di Padova. Nel 2000 elabora una sintesi delle ricerche precedenti e crea gli Assemblaggi, soprattutto dittici e trittici prevalentemente monocromatici, d’impressionante effetto plastico e coloristico. Nel 2006 espone nelle Sale dell’Hermitage di San Pietroburgo. Oltre alle dodici esposizioni del Gruppo Enne, Biasi ha allestito più di cento esposizione personali in prestigiose sedi come il Palazzo Ducale di Urbino, il Wigner Institute di Erice, il Museo della Cattedrale di Barcellona, il Museo Nazionale di Villa Pisani e la Galleria Nazionale di Praga. Ha inoltre partecipato a più di cinquecento collettive fra cui Italian Zero & Avantgarde ‘60s al Museo MAMM di Mosca, la XXXII e la XLII Biennale di Venezia, la XI Biennale di San Paolo, la X, XI e XIV Quadriennale di Roma e le più note Biennali della grafica, ottenendo numerosi e importanti riconoscimenti. I suoi lavori sono presenti in importanti istituzione museali e prestigiose collezioni pubbliche e private Italiane e internazionali.

Mercato: dall’inizio degli anni duemila le quotazioni di Alberto Biasi hanno fatto registrare una costante ascesa che ha toccato la punta massima nel 2015. Da allora è in atto un sano consolidamento che ha stabilizzato i prezzi sui livelli medio-alti delle quotazioni raggiunte in precedenza. Secondo l’indice Artprice 100 euro investiti in un lavoro di Biasi nel 2000 attualmente valgono in media 535 euro con una rivalutazione di oltre il 430%. Oltre 700 i passaggi in asta nelle diversa tipologie con una percentuale di venduto intorno al 65% e un fatturato che – solo nelle aste – nel 2017 ha sfiorato i 400 mila euro.
Gallerie: Maab gallery e Dep Art di Milano; Tornabuoni Art con sedi a Firenze, Forte dei Marmi, Parigi e Londra; Allegra Ravizza di Lugano.
Prezzi: Le varie tipologie del lavori storici del Maestro datate anni ’60 (trame, torsioni, rilievi ottico dinamici e ottico cinetici, dinamiche visive ecc.) richiedono un investimento che può variare dai 30 ai 150 mila euro a seconda delle tecniche e delle dimensioni. I politipi degli anni ’70 –’

 

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