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Borse, un’altra giornata da incubo per i timori sul debito e la crescita: Milano e Francoforte -3%

La delusione per i risultati del vertice Sarkozy-Merkel, i timori sulla tassazione delle transazioni finanziarie e soprattutto le preoccupazioni sui debiti sovrani e sulla crescita stanno mettendo ko le Borse di tutta Europa – Milano soffre la caduta della Fiat (oltre il 7%) e delle banche – Grande attesa per i dati americani in giornata

Borse, un’altra giornata da incubo per i timori sul debito e la crescita: Milano e Francoforte -3%

Morgan Stanley ha tagliato le stime di crescita per l’economia globale fra il 2011 e il 2012. Secondo l’istituto americano, i segnali di rallentamento sono ormai evidenti. Nel report della Banca d’affari pubblicato oggi da Bloomberg, gli analisti prevedono per l’anno in corso una crescita del Pil pari al 3,9%, in netto calo rispetto al 4,2% delle stime iniziali. Per il 2012 le previsioni scendono invece dal +4,5 al +3,8%.

La notizia ha immediatamente causato un brusco contraccolpo sui listini europei, che hanno tutti girato in negativo. Intorno alle 10 e 30 Milano perde l’1,8%. Londra lascia sul campo l’1,23%, Parigi l’1,60% e Francoforte l’1,64%.     

IL DIPARTIMENTO DI GIUSTIZIA INDAGA S&P PER I MUTUI
TOKYO IN CALO (-0,42%), YEN SFIORA IL RECORD STORICO

L’agenzia di rating Standard & Poor’s è indagata dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti d’America. E’ quanto scrive il New York Times che cita due testimoni già sentiti dai funzionari di Washington più un terzo a conoscenza dell’indagine. A carico dell’agenzia di rating, “colpevole” di aver abbassato il rating degli Usa, figura l’accusa di aver artificialmente alzato, negli anni dell’euforia, il rating di dozzine di prodotti legati ai mutui immobiliari favorendo così la formazione della bolla finanziaria da cui ha tratto origine l’attuale crisi finanziaria. In particolare, il Dipartimento di Giustizia sta lavorando su alcuni casi specifici, in cui gli analisti erano dell’opinione di ridurre il rating di alcuni prodotti ma furono fermati dai vertici di S&P. L’inchiesta, precisa il New York Times, è scattata prima della decisione di S&P di togliere la tripla A agli Usa, ma “è probabile che il clamore sollevato da questo decisione abbia aggiunto benzina alla tempesta politica che sta dietro quest’inchiesta”.

Intanto, l’Asia si avvia a chiudere in negativo la seduta, dominata dai timori per un cambio di rotta della politica monetaria di Washington, dopo le sortite aggressive di un paio di membri del Fomc contrari alla linea Bernanke. Facile prevedere che tensioni di questo tipo cresceranno nei prossimi giorni, in attesa del discorso di Bernanke al vertice esecutivo dei banchieri centrali nel cuore del Wyoming.

Intanto, a deprimere le quotazioni degli esportatori del Nikkei 225 (-0,42%) c’è il nuovo balzo dello yen a 76,41, ad un passo dal record storico assoluto di 76,25 yen contro il dollaro. In calo anche Hong Kong (-0,25%), che sembra aver perduto la gara con Singapore per ospitare l’Ipo più attesa, simbolo del nuovo potere finanziario del Far East: l’ipo del Manchester United, che mira a raccogliere un miliardo di sterline grazie alla cessione del 25 per cento del capitale.

A WALL STREET IL RIMBALZO PERDE SLANCIO
CONTINUA LA CACCIA AI BREVETTI: KODAK +21%

Prima su, sotto la spinta di alcuni dati societari, poi “freddata” dal warning in arrivo da Dell che ha colpito i produttori di chips. Prima su, grazie a fenomeni come la “vecchia” Eastman Kodak, che ha messo a segno uno spettacolare rialzo del 21 per cento, raggiungendo una capitalizzazione quasi cinque volte superiore al suo fatturato. Merito delle licenze in corpo della premiata ditta nata 131 anni fa che potrebbero accendere gli appetiti di qualche colosso a caccia di brevetti. Poi giù, sull’onda dei timori per il deterioramento della situazione europea, i segnali di rallentamento dei consumi (evocati nell’outlook di Abercrombie -8%) e nuove tensioni a sorpresa sui prezzi che potrebbero pesare sulle scelte della Federal Reserve: contro la linea Bernanke si sono espressi ieri due membri della banca federale. Charles Plosser, presidente della Fed di Philadelphia ha detto: “Il disegno di Bernanke di tenere i tassi vicino allo zero fino al 2013 è inappropriato sia nei tempi che nei modi”. Intanto il presidente della Fed di Dallas Richard Fisher ha detto che tra i compiti della Fed non figura quello di proteggere gli investimenti azionari. Certo, entrambi i banchieri hanno già votato contro Bernanke nella riunione del 9 agosto. Ma l’opposizione continua e il banchiere centrale dovrà tenerne conto.

Anche se l’incremento dei prezzi alla produzione di luglio (+0,2%), per altri versi, è un segnale confortante: è il maggior aumento mensile dal giugno del 2009, che ribalta il trend di maggio (-0,4%) dal chiaro sapore recessivo. E così, dopo aver dato nella prima parte della seduta il tono al rialzo ai listini europei, Wall Street, sottoposta a tensioni di tipo diverso, ha chiuso la giornata in una sostanziale parità, frutto di tendenze contrapposte: il Dow Jones è su dello 0,04 per cento a quota 11.410, Standard & Poor’s 500 sale dello 0,09 per cento a 1,193.88 mentre il Nasdaq ha chiuso sotto dello 0,47 per cento. La speranza di un rimbalzo viene così ridimensionata. Anche se l’indice S&P500 ha perso il 13% da inizio maggio e la caduta dei corsi azionari ha fatto in modo che la media delle società appartenenti all’S&P500 sia scambiata a 12 volte gli utili previsti nel 2011, sotto la media di 14,6 volte registrata negli ultimi cinque anni.

RALLENTA L’ORO, RIPARTE IL PREZZO DEL GREGGIO
I MERCATI EMERGENTI TORNANO A SORRIDERE

Brusco dietrofront dell’oro che scivola a 1,781 dollari l’oncia e dell’argento che torna sotto i 40 dollari. Seduta favorevole, al contrario, per i mercati emergenti. L’indice Msci Emerging Markets è salito dello 0,6%, ribaltando un ribasso iniziale dello 0,4%. La Borsa messicana è arrivata al terzo giorno consecutivo di rialzo, mentre il Bovespa è ai massimi da due settimane. Al traino del petrolio recupera l’1,9% il Micex moscovita. I mercati emergenti cercano così di porre rimedio ai bruschi cali del mese scorso: l’Msci Emerging Markets ha perso il 10% da metà luglio, più del Msci Global. Il rapporto prezzo/utili è scivolato a u minimo di 9 volte, contro le 14 di un anno fa.

I BTP RISORGONO, MILANO LEADER D’EUROPA
IL FRANCO SVIZZERO RIPRENDE IL VOLO
 
Per le Borse europee il rialzo iniziale di WallStreet è stato sufficiente a cancellare la delusione per gli esiti del summit tra Francia e Germania. E così nel pomeriggio la seduta, fino a quel momento ovunque negativa, ha preso la via rialzo, almeno a Milano, Parigi e Madrid: l’indice Stoxx 600 sale dello 0,2%, a Milano l’indice Ftse Mib è salito dello 1,27% a 15950 punti. In passivo restano solo Londra e Francoforte, che paga ancora la frenata a sorpresa del Pil tedesco. La situazione delle altre piazze azionarie dell’Europa in prossimità della chiusura è la seguente: Londra -0,45%, Parigi +0,7%, Francoforte -0,7%, Madrid +0,5%, Amsterdam +0,5%, Zurigo +0,85%.

L’euro, dopo vari su e giù, si è apprezzato nei confronti del dollaro (1,443), ma si è svalutato nei confronti del franco svizzero (1,144). I mercati si attendevano che dal summit tra la Banca Centrale elvetica e il governo di Berna uscisse la decisione di agganciare il franco all’euro. Al contrario, l’unica novità è l’aumento del fondo di dotazione di liquidità da 120 a 200 miliardi che dovrebbe servire a frenare la rivalutazione della valuta.

Le tensioni sul mercato valutario non trovano conferma nell’andamento dei Bot. Lo scudo antispeculazione della Bce per ora funziona in maniera efficace. E così il rendimento Btp, nel giorno d’avvio dell’iter della manovre, scende sotto il 5 per cento al 4,89% (-8 punti base) ed il rendimento del Bono spagnolo si è portato a 4,90% (-4 punti base). Anche la Grecia ha collocato i suoi titoli a breve senza grossi sforzi. In forte calo (-11 punti base) il rendimento del Bund a 2,21%.

A guidare il rialzo del mercato azionario italiano sono i petroliferi, le banche, ed alcuni titoli dell’industria. In recupero dopo la caduta di ieri anche buona parte delle utility. Intesa Sanpaolo sale del 3% mentre Unicredit è in ribasso dello 0,7%. Tra gli istituti di credito si mettono in luce Banco Popolare +3,5% e Banca Popolare di Milano +2,6%.

BOLLORE’ AVANZA IN MEDIOBANCA
CALTAGIRONE CRESCE IN GENERALI

Vincent Bollorè ha annunciato di aver ulteriormente incrementato la quota in Mediobanca al 5,47%. Il Patto di sindacato gli ha dato l’autorizzazione a incrementare la quota fino al 6%. A fronte di un socio che sale, vi potrebbero essere per fine settembre le disdette dei soci esteri CBK, Santusa e Sal Oppenheim che complessivamente detengono il 5,2% del capitale.

Intanto Generali sale del 2%: dalle comunicazioni in arrivo da Borsa italiana emerge che Francesco Gaetano Caltagirone, tra il 10 e l’11 agosto ha comprato azioni portando la sua quota al 2,27%.

Rally di Fonsai e sale del 6,4%, mentre Unipol sale dell’1,7%. Eni è in rialzo del 2%, Saipem dell’1%. Solo Snam accenna ad un rimbalzo dopo il crollo di ieri, il titolo sale dell’1,3%. Terna perde lo 0,8%.

ANCHE RATAN TATA SPINGE FIAT AL RIBASSO
RISORGE PIRELLI, BOCCIATA FINMECCANICA

Fiat Industrial è in rialzo del 4,7% e la gemella Fiat è in ribasso dello 0,6%. Un’intervista a un quotidiano indiano, Ratan Tata, presidente del gruppo indiano Tata, ha espresso la propria volontà di rivedere gli accordi con Fiat (con cui detengono una joint venture al 50%) per rendere più realistici i rispettivi impegni reciproci. Ratan Tata ha inoltre ammesso che la joint venture sta evidenziando perdite perché i volumi non sono stati raggiunti. Pirelli, invece, sale del 5%. Il gruppo è reduce da uno scivolone in Borsa, Pirelli in 21 sedute ha perso il 30%. Da inizio anno la performance è negativa del 3,2%. Quest’anno il gruppo ha annunciato più volte il rialzo delle stime dopo buone trimestrali. A fine luglio la società ha chiuso il semestre con un risultato netto consolidato pari a 158,8 milioni di euro, oltre il doppio rispetto all’utile di 77 milioni realizzato nel primo semestre 2010. Il management ha rivisto al rialzo gli obiettivi di redditività del 2011, prevedendo il margine Ebit, dopo gli oneri di ristrutturazione del gruppo, tra il 9,5% e il 10%. Il prossimo business plan verrà reso pubblico il 9 novembre.

Finmeccanica è arretrata del 3,1% portandosi a 4,964 euro per azione. A deprimere il titolo è la decisione di Citigroup di tagliare il prezzo obiettivo a 4 euro da 8 euro. Oltre al profit warning lanciato il mese scorso su Finmeccanica pesano i timori di un nuovo taglio delle spese per la difesa da parte del governo italiano impegnato a ridurre il debito pubblico. Si tratterebbe di ulteriori tagli dopo i 200 milioni di euro decurtati con l’ultima manovra di luglio.

Di fronte a questi interrogativi il mercato ignora le buone notizie: Alenia e Sukhoi hanno siglato due ordini per un totale di 22 Superjet 100 del valore di listino di 700 milioni di dollari.

Buon rialzo per Telecom Italia +3%. Nel Midex salgono Indesit +4% e Safilo +3,4%.

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