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Borse positive in attesa del Bernanke show di oggi

Sembra però improbabile l’annuncio di un nuovo piano di stimoli monetari all’economia – La crisi pesa sull’auto – In Camfin prevale la linea Tronchetti ma il divorzio dai Malacalza pare inevitabile – Mediobanca verso riduzione delle quote in Rcs (che continua il rally), in Generali e in Telecom Italia – Editoriali sempre effervescenti – Piazza Affari ok

Borse positive in attesa del Bernanke show di oggi

BORSE PESSIMISTE PRIMA DEL BERNANKE SHOW. LA CRISI PESA SULL’AUTO. RCS ANCORA IN RALLY

Silenzio, sta per iniziare il Bernanke show. Ma nell’immediata vigilia dell’attesissimo discorso del presidente della Federal Reserve a Jackson Hole (titolo dell’intervento ”la politica monetaria dalla crisi ad oggi”) sui mercati regna il pessimismo.

A Tokyo l’indice Nikkei si avvia alla chiusura con una perdita superiore al punto percentuale sotto l’influenza negativa del marcato calo dei consumi,  Hong Kong è sotto dello 0,3%. Shanghai si avvia a chiudere il peggior mese, per durata del ribasso, dal 2004. Ad agosto la Borsa cinese ha perso il 7,8%: solo Cipro ha fatto di peggio. Anche Wall Street è stata dominata dall’orso (animale simbolo, del resto, della regione di Jackson Hole): Dow Jones -0,81%, S&P -0,78% e Nasdaq –1,05%.

Non hanno fatto eccezione le  Borse europee. A Milano l’indice FtseMib è sceso dell’1%, Francoforte -1,6%, Parigi -1%. Segnali contrastanti, infine, sul fronte dei titoli di Stato. Il buon esito dell’asta italiana dei Btp a 5 e 10 anni non ha portato benefici alle quotazioni né dei titoli azionari, né dei bond governativi: il rendimento dei Btp decennali è salito al 5,76%, con spread in allargamento a quota 443 (+7 punti base). Sul mercato pesano le previsioni di Moody’s che ha rivisto al ribasso il Pil italiano, atteso in frenata tra l’1,5 e il 2% nel 2012.

Insomma, la settimana più lunga delle banche centrali che si chiuderà giovedì prossimo con il direttorio della Bce non si apre sotto i migliori auspici. Il motivo? E’ molto probabile che Bernanke eviti di pronunciarsi in modo netto sull’avvio di un prossimo piano di stimoli monetari all’economia (il QE3 agognato dai mercati finanziari) ma, così come ha già fatto Draghi, si limiti a sostenere che la banca centrale saprà intervenire a sostegno della crescita, senza precisare date o dettagli.

In questa cornice Bernanke, come anticipa il gestore di Pimco Mohamed El-Erian, potrebbe tracciare le linee di una nuova, più robusta e rivoluzionaria strategia: passare dalle iniezioni di liquidità all’obiettivo della crescita nominale del pil. Ovvero, in assenza di scelte della politica, affidare alla banca centrale il compito di guidare la crescita. Una sfida aperta ai repubblicani, decisi a limitare il ruolo della banca centrale, che già fanno sapere che Bernanke non sarà confermato in caso di vittoria di Mitt Romney.

In attesa di indicazioni più precise, i mercati sono stati dominati dai segnali di recessione in arrivo dall’economia globale. Non a caso, a trascinare al ribasso le Borse europee sono stati soprattutto i titoli dell’automotive tedeschi. L’indice Stoxx europeo del settore è sceso del 4,3%, con Daimler in discesa del 5,4%, Bmw  -4,9%, Volkswagen -4%.

A Milano Fiat ha perso il 2%. Un report di Morgan Stanley ha messo in guardia sulla tenuta degli utili nel segmento dell’automotive europeo. Il broker ha confermato sul Lingotto la raccomandazione underweight.  Analoghe indicazioni sono arrivate da Citigroup.

Pirelli è finita in ribasso del 2,8% mentre la holding Camfin ha chiuso invariata. Ieri Camfin (possiede il 26,2% di Pirelli) ha comunicato i dati del semestre ed ha confermato di essere al lavoro sul lancio di un bond convertibile. Prevale dunque la tesi di Marco Tronchetti Provera conto la famiglia Malacalza che ha chiedeva un aumento di capitale. Ma, a questo punto, sembra difficile sanare la frattura tra i due principali azionisti di Camfin. E’ probabile che a gennaio non sarà rinnovato il patto che lega il 29,5% di Tronchetti e il 25% del gruppo piacentino.

Partite bene, le banche si sono piegate anche loro al ribasso: Unicredit ha perso il 2,2%, Banca Popolare di Milano -2,4% e Popolare dell’Emilia -2,1%. Intesa è scesa dello 0,9%. Pesanti Montepaschi -6%, Ubi-2,5% e Banco Popolare -2,7%.

Ha tenuto botta solo Mediobanca  +1,8%. Secondo Il Messaggero, l’a.d. Alberto Nagel avrebbe concordato con il cda una revisione del perimetro delle attività del gruppo: per effetto di questo cambio di strategia, potrebbero essere ridotte le quote in alcune società partecipate. Tra queste c’è Rcs Mediagroup, che anche oggi ha chiuso con un forte rialzo (+12%) dopo essere stata sospesa per quasi tutta la seduta (dall’inizio di agosto il prezzo è più che raddoppiato). Mediobanca potrebbe scendere anche in Generali, -1,1%, ed in Telecom Italia -0,9%.

Ferragamo ha chiuso in calo del 4,8% all’indomani della presentazione dei dati del trimestre, nel corso della mattinata il titolo della società del lusso è stato sospeso per eccesso di ribasso. Fra le poche blue chip che hanno chiuso in rialzo c’è Lottomatica +1,1%. Nuova seduta di forti rialzi per le società editoriali, un movimento accostato da qualche operatore al rally di Rcs: il principale asset della società media è il Corriere della Sera. Il Sole 24Ore è salito del 12%, l’Espresso +5,2%, Mondadori +3,2.

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