Se qualcuno pensa che in Borsa ci si trovi ancora in un sonnacchioso periodo estivo, si sbaglia di grosso. In questa settimana potrebbero arrivare dettagli tali da far sbiadire anche i fuochi d’artificio ferragostani in almeno tre settori: nella politica monetaria con le dichiarazioni di Powell, nell’intelligenza artificiale con l’attenzione su Nvidia e DeepSeek, fino al risiko bancario di Piazza Affari che si fa più acceso che mai.
L’aria di taglio tassi soffiata da Powell sostiene i listini, ma la chiave sta nel Pce di venerdì
Giusto sul finire della scorsa settimana è stato Jerome Powell, presidente della Federal Reserve, a gettare il seme che potrebbe far crescere i listini azionari nelle prossime sedute: per la prima volta si è aperto alla possibilità di allentare la politica monetaria. La decisione dovrà essere presa in rialzo all meeting della Fed del 16-17 settembre, ma è in questa settimana che il Fomc potrà avere in mano l‘elemento chiave per decidere: il Pce, l’indicatore di inflazione preferito dalla Fed che verrà reso noto venerdì.
Quella seppur leggera aria di taglio dei tassi soffiata da JPow è bastata a tonificare i polmoni di una Wall Street fino a quel momento giù di corda lusingando le prospettive per gli utili aziendali e ha spinto al ribasso i rendimenti dei titoli del Tesoro e il dollaro. Così, nell’ultima seduta della scorsa settimana l’indice S&P500 ha chiuso con un guadagno dell’1,49% a 6467 punti portando il rialzo settimanale a circa lo 0,5%. Ed è possibile che in queste sedute in sala d’attesa del Fomc, si potranno vedere ulteriori rialzi. UBS ha alzato i suoi obiettivi per l’S&P500, citando i solidi utili del secondo trimestre e il miglioramento delle condizioni economiche. La banca svizzera vede l’S&P500 a 6.600 punti a fine 2025 e a 6.800 punti a giugno 2026. Venerdì il Dow Jones ha guadagnato l’1,9%, chiudendo a un massimo storico.
Pur tenendo d’occhio il famigerato Pce di venerdì appunto, che dovrebbe mostrare un’inflazione di fondo in aumento, raggiungendo il livello più alto dalla fine del 2023, al 2,9%. Qualsiasi sorpresa al rialzo dell’inflazione metterebbe a dura prova anche il rally dei titoli del Tesoro a più lunga scadenza, soprattutto considerando che questa settimana verranno venduti ben 183 miliardi di dollari di nuovo debito.
Il cambio di rotta accomodante del presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha fatto sì che i futures prezzassero una probabilità dell’84% di un taglio dei tassi di un quarto di punto a settembre e almeno 100 punti base di un allentamento al 3,25-3,5% entro la metà del prossimo anno.
Stamane i rendimenti dei titoli di stato a 10 anni sono rimasti stabili al 4,268%, dopo essere scesi di 7 punti base venerdì. Più tardi oggi interverrà l’influente presidente della Fed di New York, John Williams. I futures S&P 500 e Nasdaq sono entrambi poco variati.
Nvidia mercoledì segnerà il passo dell’Intelligenza artificiale
Ma questa settimana sarà importante anche per l’arrivo mercoledì di risultati della superstar dell‘intelligenza artificiale Nvidia che dovrebbero essere in grado di giustificare le valutazioni stratosferiche del settore il quale, abituato a calcare gli apici delle classifiche azionarie, la scorsa settimana è stato messo sotto pressione. L’indice Bloomberg Magnificent 7, che ha chiuso in ribasso la maggior parte delle sedute, ha terminato con un calo dell’1%: Una correzione tutto sommato modesta per un indice che si è raddoppiato negli ultimi due anni, soprattutto se la si colloca nel contesto della fiacca di agosto. Tuttavia hanno dato da pensare nei giorni scorsi da una parte le affermazioni di Sam Altman di Open AI sulle bolle speculative in via di formazione e su investitori “troppo eccitati” aggiungendo che “probabilmente perderanno molti soldi”, dall’altra il report del MIT molto critico sulla corsa agli investimenti nell’intelligenza artificiale. Secondo l’istituto di Boston solo il 5% di programmi d’investimento delle imprese in IA generativa sta creando valore, per milioni di dollari. Ma nel 95% dei casi non ci sono ritorni apprezzabili. Tanto sarebbe bastato a innescare la scorsa settimana la retromarcia del tech: il Nasdaq ha visto sedute pesanti per poi chiudere venerdì in rialzo dell’1,5% senza però colmare il bilancio settimanale che è rimasto in calo per lo 0,9%. Palantir è il 20% sotto il suo record, Nvidia in due giorni ha perso il 5%. Ecco perché il dato di mercoledì avrà molto da dire: le previsioni parlano di un aumento del 48% degli utili per azione su un fatturato di 45,9 miliardi di dollari per il secondo trimestre fiscale. Le opzioni implicano che le azioni potrebbero oscillare di quasi il 6% in entrambe le direzioni a seconda dell’esito, provocando ondate nel mercato più ampio, data la valutazione della società pari a 4.000 miliardi di dollari.
Asia in rialzo trascinata dai tech e da DeepSeek
Stamane i mercati azionari asiatici sono saliti sulle aspettative di una possibile ripresa dei tagli dei tassi di interesse negli Stati Uniti, ma anche spinti dalle performance del settore tech cinese. L’indice Hang Seng guadagna il 2%e l’indice Hang Seng Tech il 3,5% dopo l’uscita dell’ultimo aggiornamento del modello di intelligenza artificiale di DeepSeek che può funzionare con i chip AI di nuova generazione di fabbricazione cinese di prossima uscita. Alibaba guadagna il 5,5%, Baidu il 6%, Lenovo il 4%. L’indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen +1,5%, indice Taiex di Taipei +2,3%.
Il Nikkei giapponese è aumentato dello 0,6%. Le azioni sudcoreane ha guadagnato lo 0,7% e l’indice australiano 0,4%. L’indice più ampio di MSCI per le azioni dell’Asia-Pacifico al di fuori del Giappone ha aggiunto l’1,1%, trainato da un ulteriore aumento dell’1,0% delle blue chip cinesi. L’indice cinese è salito di quasi il 9% dall’inizio del mese, toccando i massimi di ottobre dell’anno scorso, e una battuta d’arresto lo porterebbe a un livello mai visto dalla metà del 2022. Le azioni di Shanghai hanno guadagnato lo 0,8%, attestandosi intorno al livello più alto degli ultimi 10 anni, con le società immobiliari tra i vincitori, poiché la città cinese ha allentato le restrizioni sugli acquisti di case. Evergrande, un tempo il simbolo dell’appetito cinese per l’immobiliare, abbandona da oggi la Borsa di Hong Kong con un delisting inevitabile e definitivo, dopo oltre quindici anni di contrattazioni segnati da trionfi e dal tracollo finale.
Gli analisti saranno ansiosi di saperne di più sulle prospettive delle spedizioni in Cina e sui dettagli dell’accordo con il presidente Donald Trump per pagare al governo degli Stati Uniti il 15% dei ricavi derivanti dalle vendite di alcuni chip avanzati. All’inizio di agosto Trump ha detto che potrebbe consentire a Nvidia di vendere in Cina una versione ridotta del suo chip GPU avanzato di prossima generazione, nonostante i timori radicati a Washington che la Cina possa sfruttare le capacità di intelligenza artificiale degli Stati Uniti per potenziare il proprio esercito. Secondo i critici, questa mossa potrebbe aprire le porte alla Cina, che potrebbe assicurarsi una potenza di calcolo più avanzata dagli Stati Uniti, mentre i due Paesi sono in lotta per la supremazia tecnologica. Il chip più avanzato che Nvidia era attualmente autorizzata a vendere in Cina era l‘H20 che ora potrebbe essere fermato.
Venerdì Trump ha annunciato che gli Stati Uniti acquisteranno anche una quota del 9,9% di Intel per 8,9 miliardi di dollari, ovvero 20,47 dollari ad azione, il che rappresenta uno sconto di circa 4 dollari rispetto al prezzo di chiusura delle azioni Intel, pari a 24,80 dollari.
La borsa di Seul guadagna circa l’1% nel giorno dell’incontro alla Casa Bianca tra il presidente coreano, Lee Jae-myung, e Donold Trump. Nel fine settimana, il parlamento ha approvato ulteriori riforme della corporate governance aziendale.
Sui mercati valutari, il dollaro si è stabilizzato per il momento a 147,38 yen, dopo essere sceso dell’1% venerdì da un massimo di 148,77. L’euro si è attestato a 1,1698 dollari, dopo essere rimbalzato dal minimo di 1,1583 dollari di venerdì.
I mercati delle materie prime sono stati incoraggiati dal calo del dollaro, con l’oro a 3.365 dollari l’oncia dopo un balzo dell’1% alla fine della scorsa settimana. I prezzi del petrolio sono stati ulteriormente sostenuti dalla mancanza di progressi nei colloqui tra Russia e Ucraina, che mantiene le sanzioni sulle forniture russe. Il Brent è leggermente sceso a 67,77 dollari al barile, mentre il greggio statunitense è aumentato dello 0,1% a 63,78 dollari al barile.
Piazza Affari al tavolo del risiko: che cosa succede dopo lo stop a Mediobanca su Banca Generali
La settimana si fa interessante anche per l’intricato risiko bancario di Piazza Affari nel quale almeno per il momento un esercito ha dovuto fare un passo indietro: quello di Mediobanca bloccato nella sua manovra di conquista di Banca Generali dall’insufficienza delle adesioni giunte per l’opa. Di fatto il terreno di battaglia sembrerebbe semplificarsi e spianare la strada all’esercito di Mps, con tanto di gonfalone del governo, verso l’appetitosa preda delle Assicurazioni Generali. Ma nulla è ancora scritto nel marmo. La deadline è fissata per l’8 settembre, giorno in cui si concluderà l’offerta lanciata dalla banca senese su quella milanese, ma ci sono ancora diversi elementi da mettere in chiaro che potrebbero influire sui corsi di Piazza Affari. Per esempio, l’offerta di Mps per Mediobanca resta ancora a sconto del 2,3%. Per colmarlo al Ceo della banca senese, Luigi Lovaglio, basterebbe mettere sul piatto poco più di 400 milioni. Piazza Affari ci crede, anche perché la cifra è abbordabile e potrebbe servire a convincere alcuni soci ad aderire all’offerta, racimolando quote importanti che potrebbero contribuire al raggiungimento del 50% e dunque alla creazione di una nuova governance. In questi giorni alcune carte dovranno essere scoperte.
In attesa di capire quale sarà l’esito dell’Ops lanciata da Mps, si assottiglia sempre di più il patto di consultazione tra i soci di Mediobanca. Secondo l’ultimo aggiornamento, da quanto emerge da un avviso a pagamento datato sabato, l’accordo tra gli azionisti storici di Piazzetta Cuccia è calato dal 7,88% all’attuale 7,41%. Il gruppo Gavio, protagonista di una costante discesa in queste settimane, ha venduto 2.096.500 azioni Mediobanca (0,26%), portando la sua partecipazione complessiva allo 0,14% del capitale. A scendere è stata anche la Sinpar Spa (gruppo Lucchini) che ha ceduto 1.002.213 titoli di Piazzetta Cuccia (0,12%), calando così allo 0,32%, e la società Sereco (gruppo Ferrero) che ha venduto 2.352.246 azioni (0,31%), riducendo la sua quota allo 0,41%.
A venerdì le adesioni all’Ops lanciata da Mps su Mediobanca risultavano sostanzialmente ferme al 19,4% dei titoli oggetto dell’offerta, secondo gli aggiornamenti di Borsa Italiana. Dopo la bocciatura dell’offerta su Banca Generali, gli azionisti sono al lavoro per l’individuazione di un nuovo AD, in sostituzione di Alberto Nagel, scrivono i media. I possibili candidati potrebbero essere Mauro Micillo, responsabile Imi-Cib di Intesa Sanpaolo, e Marco Morelli, già AD di Mps. Per la presidenza i nomi sarebbero quelli dell’ex ministro Vittorio Grilli e dell’ex manager di Citi Luigi De Vecchi.
Borse europee viste aprire in lieve calo
Le borse europee sono viste aprire poco variate, sulla base delle indicazioni del futures Erostoxx 50 che mostra un -0,3%, mentre la piazza di Londra è chiusa per festività.
Difesa. La Norvegia investirà circa 7 miliardi di corone norvegesi per fornire sistemi di difesa aerea all’Ucraina, in collaborazione con la Germania. I due Paesi finanzieranno insieme due sistemi Patriot completi di missili, mentre la Norvegia contribuirà inoltre all’acquisto di radar prodotti da Hensoldt e sistemi di difesa aerea da Kongsberg. Il primo ministro Jonas Gahr Støre ha dichiarato che l’obiettivo è rafforzare la difesa ucraina e proteggere la popolazione civile dagli attacchi aerei russi.
Unicredit prosegue nella conversione in azioni della propria posizione sintetica in Commerzbank: ha portato al 26% la partecipazione azionaria nel colosso bancario tedesco. La restante posizione verrà convertita in azioni fisiche a tempo debito, portando la partecipazione azionaria complessiva al 29%.L’impatto totale sul coefficiente Cet1 per la partecipazione azionaria pari al 29% è aumentato da 110 punti base, come comunicato in precedenza, a 145 punti base, a causa dell’aumento del corso del titolo e della ristrutturazione contestuale della copertura derivata collar, tesa a ridurre la volatilità futura sul conto economico. Il ritorno sull’investimento è confermato intorno al 20%.
Poste Italiane, a partire da sabato scorso, in linea con quanto già annunciato da altri operatori postali europei, ha sospeso temporaneamente l’accettazione di tutte le spedizioni contenenti merci destinate agli Stati Uniti. La decisione segue il decreto Usa che elimina, dal 29 agosto, la franchigia doganale esistente a favore delle merci spedite verso il Paese, di valore a fino a 800 dollari.