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Borse in rosso ma Banco Bpm vola a Piazza Affari (+10%) per le voci su un’Opa di Unicredit

Scendono tutte le Borse e a Piazza Affari domina la scena l’impennata del Banco Bpm dopo le voci di una possibile Opa in arrivo da Unicredit – Corrono anche i petroliferi

Borse in rosso ma Banco Bpm vola a Piazza Affari (+10%) per le voci su un’Opa di Unicredit

Gli indici europei limitano le perdite nel pomeriggio, influenzati dall’avvio cautamente positivo di Wall Street, dopo il rosso della vigilia. Al momento però gli indici americani sono nuovamente in calo.

Piazza Affari argina i danni allo 0,82% e scivola a 26.966 punti, grazie soprattutto al balzo di Banco Bpm, +9,8%, spinta da indiscrezioni stampa su una possibile mossa di Unicredit (-1,01%) nel weekend. Parigi è in maglia nera e cede l’1,27%, con i titoli del lusso come Hermes e Luxottica in netto ribasso. Anche la società elettrica francese Edf, controllata dallo Stato, perde quasi il 2% dopo aver ridotto le stime sulla produzione nucleare in Francia nel 2023 da 340-370 TWh a 300-330 TWh.

Nel resto d’Europa: Francoforte -0,44%; Madrid -0,98%; Amsterdam -0,15%; Londra -0,06%. 

A influenzare i corsi la svendita scattata ieri sulla Borsa americana a seguito del balzo dell’inflazione nel mese di gennaio, +7,5% annuale, un ritmo superiore alle attese, che non si vedeva da 40 anni e che mette alle strette la Fed sui tassi.

Nell’obbligazionario i prezzi dei T-Bond oggi appaiono in leggero rialzo, ma il rendimento del Treasury decennale si muove oltre il 2%.

In un contesto di banche centrali orientate verso politiche maggiormente restrittive (nonostante l’acqua sul fuoco che butta la presidente della Bce Christine Lagarde) soffre il secondario italiano. Lo spread tra Btp e Bund di durata decennale sale 162 punti base (+3,4%), con rendimenti a +1,88% e +0,26%.

Sul valutario, l’euro tratta in lieve ribasso contro dollaro, ma si mantiene sul filo di 1,14. 

Tra le materie prime scatta nuovamente il petrolio, che viaggia oltre i 90 dollari: Brent +1,25%, a 92,56 dollari al barile; Wti +1,32%, 91,07 dollari.

Piazza Affari: riflettori accesi sulle banche

La storia del giorno per Piazza Affari è quella che riguarda Banco Bpm e Unicredit, a seguito di rumor su una possibile opa da parte della banca guidata da Andrea Orcel, forse addirittura nel weekend. I protagonisti non avvalorano l’ipotesi: un portavoce di Unicredit sostiene che la banca “continua a valutare tutte le opzioni strategiche disponibili e non mancherà di tenere informato il mercato di qualsiasi sviluppo concreto”. Al momento non sarebbe stata convocata alcuna riunione straordinaria del consiglio di amministrazione.

Nonostante la tiepida reazione degli interessati anche Anima Holding, partecipata di Banco Bpm, segna un progresso del 5,52%.

La ripresa del discorso sul Risiko bancario tonifica anche Bper, +1,53%, mentre l’azionista di quest’ultima, Unipol chiude poco mossa (-0,63%) dopo la presentazione dei conti. In progresso Unipolsai (+0,84%).

Tra le banche è in netto calo Intesa, -2,28%, mentre fuori dal paniere principale chiudono con il botto Banca Intermobiliare (+30,89%) e Mps (+7,62%). La prima si avvicina così al prezzo dell’Opa lanciata dall’azionista Trinity Investments sul 12,51% del capitale che ancora non possiede. Mentre sul Monte Paschi il ministro Daniele Franco dice che “è importante che diventi più solida e continui a svilupparsi avendo a mente un futuro che potrebbe essere di una partnership. È assolutamente importante che si consolidi e mantenga le radici e un brand che è quello della più antica banca europea”.

Chiudono in rialzo i titoli petroliferi: Eni +1,73%, Tenaris +1,04% e Saipem +0,3%, quest’ultima dopo le pesanti vendite da cui è stata bersagliata a partire dal 31 gennaio.

I ribassi sono pesanti per Iveco -3,8%, Pirelli -3,34%, Moncler -2,9%. Banca Mediolanum cede il 3,39%, nonostante il Buy di Equita, dopo una trimestrale sopra le attese diffusa ieri sera dalla società.

Draghi: rischi da energia, inflazione, Ucraina

In un contesto d’incertezza per azionario e obbligazionario, “l’aumento dello spread non riguarda solo l’Italia, che ha visto il differenziale crescere meno di altri paesi”. Lo sottolinea il premier Mario Draghi, nella conferenza stampa al termine del Cdm che ha varato una storica riforma della giustizia.

“Questo non deve nascondere – dice il primo ministro – che partiamo da una base di spread molto più alta e da un volume di debito pubblico molto più alto. Bisogna spendere bene, vigilare sui conti, vigilare sul debito”. Draghi esclude un suo coinvolgimento in politica al termine della legislatura, ma si concede sui temi economici. “Domani – aggiunge il governatore della Banca d’Italia”, Ignazio Visco, “nel suo intervento annuale al Forex annuncerà dei numeri veramente molto buoni sulla crescita del debito pubblico, bisognerà continuare a tenere questi numeri”.

La crescita economica italiana ha però rallentato nel corso del primo trimestre e vi sono dei rischi all’orizzonte che potrebbero condizionare le prospettive per l’intero anno.

“Per quest’anno la Commissione Ue prevede per l’Italia una crescita del 4,1%, superiore a Francia e Germania. I rischi sono dati dal prezzo dell’energia, dall’inflazione e da tensioni geopolitiche che possono nascere”. “Il Governo sta riflettendo su interventi in queste aree, l’importante è mantenere la crescita, il che ci permette di affrontare l’elevato rapporto debito-pil, di affrontare con tranquillità e fiducia i mercati. Questa è la cosa più importante e il governo è pienamente impegnato”.

Sul tema inflazione ha parlato oggi anche il presidente di Generali (-0,16%), Gabriele Galateri, al Finance Summit 2022 di Politico, a Parigi. Per Galateri “L’inflazione è l’unico elemento preoccupante. Abbiamo le risorse dall’Europa, abbiamo clienti con eccessi di risparmio per il mercato consumer e la pandemia che sta diventando endemica. Bisogna essere attenti e utilizzare le risorse verso obiettivi assolutamente essenziali: competitività, produttività, innovazione”.

Tassi Usa: Goldman Sachs stima 7 rialzi

Dopo il balzo dei prezzi al consumo visto ieri negli Usa, Goldman Sachs prevede sette aumenti dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve da 25 punti base ciascuno per quest’anno, più dei cinque stimati in precedenza. Ma anche altri analisti ritoccano le loro previsioni. Ryan Wang, economista di Hsbc, valuta un rialzo di 50 punti base a marzo e altri quattro aumenti da un quarto di punto nel 2022. In questo modo il target range dei fed funds si sposterà dallo 0-0,25% all’1,50-1,75%.

Deutsche Bank prevede un incremento di 50 punti base a marzo e altri cinque da 25 punti base per il 2022, con un rialzo in tutte le riunioni della Fed tranne quella di novembre, per un totale di 175 punti base nel 2022. Gli economisti di Deutsche avvertono inoltre che c’è il crescente rischio di una recessione per il 2023 o il 2024.

Intanto il presidente della Federal Reserve di St. Louis, James Bullard, componente con diritto di voto sulla politica monetaria della Banca centrale, dice a Bloomberg News di essere favorevole a un rialzo dei tassi d’interesse di 50 punti base a marzo e di un intero punto percentuale entro l’inizio di luglio. Infine, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ritiene che ci sarà una “riduzione sostanziale dell’inflazione entro la fine dell’anno”. Ma “è appropriato” che la Fed “calibri nuovamente il sostegno” all’economia a stelle e strisce.

Sul fronte europeo è diverso il tono di Christine Lagarde. La presidente della Bce, in un’intervista al Redaktionsnetzwerk Deutschland, dice che aumentare adesso il tasso di interesse principale non ridurrebbe l’inflazione record della zona euro e danneggerebbe solo l’economia.

Non si placano infine i venti di guerra sul fronte ucraino: la Russia starebbe ammassando ancora più truppe e un’invasione potrebbe arrivare in qualsiasi momento, afferma il segretario di Stato americano Antony Blinken.

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