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BORSE CHIUSURA 24 MARZO: Deutsche Bank, con una mossa azzardata sui bond AT1, scatena la bufera su banche e Borse

Pioggia di vendite sui titoli bancari di tutta Europa e Piazza Affari diventa la peggiore Borsa d’Europa: tutta colpa di una mossa improvvisa di Deutsche Bank sui bond subordinati entrati in fibrillazione dopo l’azzeramento di quelli del Credit Suisse

BORSE CHIUSURA 24 MARZO: Deutsche Bank, con una mossa azzardata sui bond AT1, scatena la bufera su banche e Borse

Un venerdì nero chiude la settimana delle Borse europee, nuovamente travolte dalle vendite sulle banche per i timori relativi, questa volta, a Deutsche Bank (-6,75%). L’ottava si era aperta in gran recupero, grazie alla rapida via d’uscita trovata alla crisi di Credit Suisse (-5,32%) con la vendita a Ubs (-3,74%), ma i nervi degli investitori sono ancora a fior di pelle per l’azzeramento dei bond subordinati per 16 miliardi di franchi della banca svizzera e ieri due piccole banche tedesche hanno seguito la stessa strada. Il nervosismo si è concentrato poi su Deutsche Bank a causa dell’impennata dei prezzi del credit default swap a cinque anni (una sorta di assicurazione contro l’insolvenza) della banca tedesca, innescando una crisi di fiducia sul settore, nonostante le rassicurazioni delle autorità.

Il clima è perturbato anche a Wall Street, in calo frazionale nella mattina americana, con qualche timido tentativo di passare in verde. Perdono le azioni degli istituti di credito, mentre gli investitori si stanno rivolgendo ai redditizi titoli di Stato. Non aiuta il fatto che Bank of America dica di fare attenzione alla “prossima bolla”, già emersa con la crisi delle banche regionali, e raccomandi di vendere i titoli azionari invece di acquistarli.

Europa in profondo rosso; banche nel mirino

Piazza Affari, investita in pieno da questa ondata di pessimismo, soffre più di altri per il peso specifico del settore finanziario sul listino principale e cede il 2,23%, arretrando a 25.892 punti base. Tra alti e bassi il bilancio settimanale del Ftse Mib è quasi in parità (-0,1%).

Nel resto d’Europa Madrid cede l’1,98%, Francoforte -1,66%, Parigi -1,74%, Amsterdam -1,58%, Londra -1,25%, Zurigo -0,75%.

L’indice europeo delle banche della zona euro arretra del 2,27%. Tra i titoli peggiori, con DB, ci sono la tedesca Commerzbank -5,48%, l’austriaca Raiffeisen Bank -8,33%, la francese Sogen -6,13%.

A innervosire gli investitori ha contribuito Bloomberg scrivendo che Credit Suisse e Ubs sono tra le banche sotto esame nell’ambito di un’indagine del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti per verificare se i loro dipendenti hanno aiutato gli oligarchi russi a eludere le sanzioni.

Molte autorità europee hanno cercato, in giornata, di riportare un po’ di fiducia sui mercati continentali. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha detto che non c‘è paragone tra Deutsche Bank e Credit Suisse e “non c’è ragione di inquietarsi, la banca è molto profittevole” e “ha radicalmente modernizzato il suo modello di business”.

La presidente della Bce Christine Lagarde ha sottolineato che le banche europee sono solide e l’istituto centrale è pronto a intervenire, ove ce ne fosse bisogno. Il presidente francese Emmanuel Macron ha chiarito: “Le fondamenta delle banche europee sono molto solide” e “bisogna distinguere i comportamenti speculativi di alcuni attori, che cercano di fare soldi nel breve periodo dalle fondamenta poste sotto una solida supervisione”.

Simili le indicazioni dell’Euro Summit ai ministri delle finanze.

PMI: l’economia di Eurolandia resiste, ma la manifattura soffre

Sono passati in secondo piano oggi gli indici Pmi della zona euro, pur mostrando un’economia che resiste grazie al settore dei servizi, anche se la manifattura soffre.

L’indice Pmi composito preliminare di marzo si è attestato a 54,1 punti, in rialzo rispetto ai 52 di febbraio e oltre le attese a 52 punti. L’indice del settore dei servizi è salito a 55,6 punti dai 52,7 del mese precedente (52,6 punti il consenso). Quello manifatturiero è sceso a 47,1 punti, dai 48,5 punti precedenti (49 punti il consenso). Si ricorda che il confine tra espansione e contrazione è 50.

Risultano in leggero miglioramento anche i Pmi Usa. A marzo quello dei servizi è salito a 53,8 punti dai 50,6 di febbraio, quello manifatturiero è risultato pari a 49,3 punti, in rialzo dai 47,3 del mese precedente, ma comunque sotto la soglia spartiacque tra un’economia in contrazione o in espansione.

In questo contesto l’indice del dollaro rialza la testa e l’euro tratta in ribasso intorno a 1,076.

Il petrolio mostra scarsa fiducia nel futuro e si muove in rosso, con i future di Brent (74,82 dollari al barile) e Wti (68,33 dollari al barile). Sta alla finestra l’oro, con lo spot gold che vale oltre 1988 dollari l’oncia (-0,3%).

Arretra il prezzo del gas ad Amsterdam: 41,5 euro al Mwh (-3,9%).

In Piazza Affari si guarda alla salute

La lista dei titoli a maggior capitalizzazione che oggi si salvano in Piazza Affari è davvero breve e comprende due titoli della salute: Diasorin +3,6% e Recordati +0,34%. Tutto il resto sono ribassi.

Le banche sono tra le peggiori e si parte da Banco Bpm -4,14%, Bper -4,04%, Banca Monte Paschi -3,26%. Giornata nera anche per le big, Unicredit -4,05% e Intesa -2,41%.

La seduta è da dimenticare per i titoli dell’industria: Iveco registra il maggior ribasso del giorno, -5,01%.

Perdite pesanti per Stm -3,78%, Tenaris -3,21%, Nexi -3,06%, Interpump -3,27%, Leonardo -3,48%.

Acquisti sui governativi della zona euro, spread in leggero rialzo

Gli acquisti sono confluiti oggi sui titoli di Stato della zona euro, che vedono rendimenti in calo. Quello del Btp 10 anni in chiusura è indicato a +3,9% (da 3,95% di ieri), mentre quello del Bund di pari durata a +2,08% (da 2,16%), per uno spread in ampliamento a 183 punti base (+1,26%).

Indifferente a tutto quello che sta accadendo nel settore bancario e sui mercati, il presidente della Bundesbank, Joachim Nagel, ha ribadito che la Bce deve continuare ad aggiustare al rialzo i tassi di interesse e accelerare la riduzione del proprio bilancio, poiché la rapida crescita dei salari esercita pressioni al rialzo su un tasso di inflazione già elevato.

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