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BORSE CHIUSURA 23 FEBBRAIO – Piazza Affari torna regina d’Europa: Stellantis, Saipem e Pirelli sugli scudi

Piazza Affari è oggi la miglior Borsa del Vecchio continente con un rialzo che interrompe le prese di beneficio degli ultimi giorni – In flessione Eni e Tim – In altalena Wall Street

BORSE CHIUSURA 23 FEBBRAIO – Piazza Affari torna regina d’Europa: Stellantis, Saipem e Pirelli sugli scudi

La volatilità di Wall Street si è fatta sentire nell’ultima mezz’ora di scambi in Europa, ma Piazza Affari è riuscita comunque a riprendersi il podio con un rialzo dello 0,65%, a 27.277 punti base. Quasi tutte le blue chip sono in verde a partire da Saipem (+3,92%) e Stellantis (+3,61%), ma Eni perde il 5,36%%, dopo i conti e il piano al 2026.

Chiude positivamente anche laobbligazionario: lo spread tra Btp 10 anni e Bund di pari durata arretra a 182 punti base (-2,04), con tassi in lieve calo indicati rispettivamente a +4,26% e +2,44%.

Sul mercato dei cambi l’euro dollaro è poco sotto 1,06. Tre le materie prime rialza la testa il petrolio, con i contratti aprile di Brent e Wti in crescita del 1,5% circa, nonostante le scorte Usa siano aumentate la settimana scorsa più del previsto. 

Europa contrastata, dopo Wall Street, dove però vola Nvidia

La propensione al rischio ha cercato di farsi spazio oggi nella zona euro, a fronte di un’inflazione del blocco in rallentamento, ma con il dato core che non lascia tranquilli. Il finale è contrastato e decisamente sotto i massimi di giornata: Francoforte +0,5%, Parigi +0,25%, Madrid +0,6%, scende Amsterdam -0,12%. Fuori dal blocco è ancora più fredda Londra, -0,28%, mentre a New York, dopo una partenza intonata, sono partite le vendite e i tre indici principali sono in leggero calo. Da un lato si temono nuove strette Fed, dopo la lettura dei verbali dell’ultima riunione e i nuovi dati macroeconomici, dall’altro si guarda con speranza a Nvidia (+12%), dopo che il gruppo di semiconduttori ha presentato un quarto trimestre 2022 in linea con le attese e offerto una visione del primo trimestre dell’anno oltre le previsioni.

L’inflazione rallenta, ma preoccupa

I verbali dell’ultima riunione della Fed pubblicati ieri hanno confermato la voglia di rallentare il ritmo dei rialzi dei tassi, ma anche la determinazione dei banchieri di riportare l’inflazione verso l’obiettivo del 2%, pure a costo di una recessione.

Oggi il quadro macro, anche in chiave Fed, si presenta nuovamente in chiaroscuro.

Il Pil a stelle e strisce del quarto trimestre è stato rivisto al ribasso, al 2,7% dal 2,9% stimato in prima lettura, al contrario l’inflazione è stata rivista al rialzo: il dato Pce dal 3,2% al 3,7%, il dato ‘core’ dal 3,9% al 4,3%.

Il mercato del lavoro resta tonico: le nuove richieste settimanali dei sussidi di disoccupazione, sono 192.000 (3000 in meno), contro stime per un rialzo a 197.000.

Inoltre, a gennaio l’attività economica Usa è tornata a crescere più del suo trend storico, secondo il Chicago Fed National Activity Index salito a +0,23 da -0,46 di dicembre.

Il quadro complessivo suggerisce di alleggerirsi di T-Bond, che mostrano prezzi in calo e tassi in rialzo. Il decennale però in questi minuti ha azzerato le perdite e mostra un tasso simile a quello di ieri, +3,92%.

Nella zona euro l’inflazione di gennaio si è rivelata leggermente più alta di quanto stimato, ma pur sempre in rallentamento rispetto a dicembre. La corsa dei prezzi al consumo nei 20 Paesi della zona euro ha rallentato all’8,6% a gennaio dal 9,2% del mese precedente, appena sopra l’8,5% stimato quando non erano inclusi i dati della Germania, la prima economia europea. A preoccupare è soprattutto l’inflazione core, quella libera dalle componenti più volatili come alimentari e carburanti, quella che dimostra che la corsa dei prezzi ha contagiato un po’ tutto. In particolare, l’inflazione dei servizi, che rappresenta la maggior componente dell’inflazione ‘core’, è stata rivista al rialzo al 4,4% dal 4,2% e potrebbe riflettere la crescita di salari e retribuzioni. Il tutto letto nella prospettiva della Bce, che intanto paga pegno alla sua stessa politica monetaria, con una perdita nel 2022, dovuta agli aumenti dei tassi di interesse che l’hanno costretta a svalutare alcune obbligazioni e a pagare miliardi di euro sui saldi creati durante un decennio di politica monetaria espansiva.

Piazza Affari, il Ftse Mib tra Saipem ed Eni

Sono due titoli petroliferi ad aprire e a chiudere il listino principale: Saipem ed Eni. La oil service si apprezza, mentre il cane a sei vede sfumare oggi in Borsa praticamente tutto quello che ha guadagnato nel 2023. Per quanto riguarda le notizie odierne su conti e piano, la redditività è raddoppiata nel 2022, anche grazie alla crescita dei prezzi del greggio, ma il piano non ha fatto breccia negli investitori. Eni punta su sicurezza energetica e riduzione delle emissioni, stimando una crescita della produzione Upstream a un tasso medio annuo del 3-4% fino al 2026, per poi stabilizzarsi fino al 2030, con la quota di produzione del gas che salirà al 60% entro il 2030. Gli investimenti in dollari sono attesi in crescita del 15%.

Nel settore torna in denaro Tenaris +1,81%.

Nella parte alta del listino resta anche oggi Stellantis, dopo i guadagni di ieri a seguito di numeri record e alla promozione degli analisti.

L’effetto conti è benefico per Pirelli, +3,08%, con banca Akros che promuove senza riserve la trimestrale.

Tra i titoli industriali si confermano sugli scudi Interpump +2,12% e Cnh +2,07%.

Le banche rialzano la testa dopo le perdite della vigilia: Banco Bpm +2,42%, Unicredit +1,92%.

Stm +1,42% beneficia del balzo di Nvidia.

Dopo il denaro di ieri, il rosso è intenso per Telecom, -2,36%. Arretra Moncler, -0,61%.

Sono deboli le utility: Terna -0,86%, Erg -0,59%, Hera -0,36%.

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