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BORSE CHIUSURA 21 MARZO – Le banche fanno volare Piazza Affari e nell’Eurozona bond al sicuro: nessun azzeramento

Mercati tonici in vista del summit di domani della Fed – Piazza Affari cancella tutte le perdite dovute al caso Credit Suisse e diventa regina d’Europa – Enria (Eba) rassicura: “Nell’Eurozona nessun azzeramento dei bond”

BORSE CHIUSURA 21 MARZO – Le banche fanno volare Piazza Affari e nell’Eurozona bond al sicuro: nessun azzeramento

Le Borse europee recuperano terreno e chiudono un’altra seduta brillante, dopo la schiarita di ieri a seguito della soluzione Ubs (+12,38%) per Credit Suisse (+6,78%). L’apertura è intonata anche a Wall Street, dove rimbalza First Republic Bank (+41,4%), mentre cresce l’attesa per quanto deciderà la Fed domani, al termine della sua riunione di politica monetaria. Il mercato scommette su un rialzo di 25 base, ma una fetta degli investitori crede che Jerome Powell si prenderà una pausa di riflessione. Prima della crisi bancaria si stimava un nuovo intervento di 50 punti base.

Nonostante il suo indubbio peso globale, è rimasto invece in secondo piano anche il secondo giorno di visita in Russia del leader cinese XI Jinping. 

Europa brillante

Piazza Affari si conferma regina quando gli acquisti premiano i titoli del credito e così oggi, nuovamente, il Ftse Mib guida i rialzi continentali con un guadagno del 2,53%, recuperando 26.554 punti base. Si apprezzano inoltre i titoli oil con i progressi del greggio.

Nel resto d’Europa Madrid tallona Milano e sale del 2,47%, seguita da Londra +1,81%, Francoforte +1,77%, Parigi +1,42%, Zurigo +1,38%, Amsterdam +0,98%.

Enria ribadisce: la gerarchia dei creditori è importante

Il clima è molto migliorato sui mercati, perché la rete di protezione stesa da autorità europee e americane intorno alle banche sembra funzionare. Il nodo però non è ancora sciolto su entrambe le sponde dell’Atlantico e la volatilità potrebbe tornare nelle prossime sedute. Resta scottante per esempio la decisione dell’azzeramento delle obbligazioni subordinate di Credit Suisse, che già sarebbe costata al gigante obbligazionario Pimco circa 340 milioni di dollari.

Sul tema, non a caso, è tornato oggi il presidente del Consiglio di vigilanza della Bce, Andrea Enria, per marcare le differenze nella Ue e ribadire l’importanza della gerarchia su chi paga il conto in caso di crisi.

“Il quadro dei creditori che devono essere esposti a perdite in caso di crisi di una banca è importante e noi nella Ue – ha sottolineato – crediamo che occorra seguire una gerarchia appropriata per cui idealmente la risoluzione va orchestrata rispettando il più possibile questa gerarchia che vede in primo luogo distribuire le perdite innanzitutto sugli azionisti”. Questo non è accaduto nel caso del salvataggio della banca elvetica, dove gli azionisti sono stati risparmiati mentre gli obbligazionisti che hanno comprato bond subordinati – le Tier 1 Capital Note – hanno perso l’investimento.

Sul fronte Usa il mercato apprezza l’idea che l’amministrazione stia studiando la possibilità di assicurare temporaneamente tutti i depositi bancari e l’atteggiamento positivo di Janet Yellen: “la situazione si sta stabilizzando. E il sistema bancario americano rimane solido”, ha detto la segretaria al Tesoro Usa, davanti a una platea di banchieri.

Per quanto riguarda First Republic, che ha perso quasi il 90% del suo valore in Borsa dall’inizio del mese, il rimbalzo di oggi è dovuto in gran parte al fatto che Jamie Dimon, amministratore delegato di JPMorgan, sta discutendo con altri banchieri di incrementare gli aiuti, dopo aver già garantito 30 miliardi di dollari di liquidità. Tra le ipotesi prese in esame c’è quella di convertire tutti o una parte dei depositi in un’infusione di capitale.

Dollaro in calo, risale il petrolio

Il clima generale e l’attesa di una Fed più colomba pesa sul dollaro. L’indice del biglietto verde è in perdita anche oggi e l’euro tratta in rialzo intorno a 1,077.

Si rianima invece il petrolio, con Brent e Wti al momento in progresso dell’1%.

La ritrovata propensione al rischio danneggia d’altra parte l’oro, che perde l’1,5% circa e tratta sotto 1950 dollari l’oncia.

Rialza la testa il gas, intorno a 41,5 euro al Mwh.

Piazza Affari in recupero con Saipem e Unicredit

Petroliferi e banche, banche e petroliferi. La prima pagina del Ftse Mib è abitata oggi soprattutto da titoli di questi due settori.

Alla fine, il podio va a Saipem, che si apprezza del 7,57%. Gli acquisti hanno premiato anche Tenaris +3,36%, Eni +2,11% e tra i minori Saras +5,4%.

Per quanto riguarda banche e dintorni apre le danze Unicredit +6,96%, seguita da Finecobank +5,41%, Bper +4,89%, Intesa +3,52%, Nexi +4,09%, Banca Mediolanum +3,53%, Mediobanca +3,51%, Poste +3,4%.

Tra gli industriali si mette in evidenza Cnh +3,6%, ma è tonica anche Ferrari +1,23%, nonostante l’attacco hacker. La casa di Maranello si avvantaggia dei risultati della rivale Lamborghini, che ha annunciato conti 2022 da record con ricavi per la prima volta oltre i 2 miliardi.

Le blue chip in calo sono poche e il rosso è pallido. Si parte da Erg -0,73%, seguono Terna -0,65%, Amplifon -0,54%, Italgas -0,09%, Campari -0,05%.

Tra le utility, oggi deboli, Hera si apprezza dello 0,81%, dopo i conti e la proposta di un dividendo di 12,5 centesimi di euro in rialzo di 0,5 centesimi rispetto all’ultimo dividendo pagato e in linea con quanto annunciato nel piano al 2026: di questo aumento “beneficerà a cascata l’intera politica dei dividendi in arco piano, per arrivare ai 15 centesimi per azione nel 2026”. 

Spread in ribasso

Chiude in verde il secondario per la carta italiana. Lo spread tra Btp decennale e Bund di pari durata arretra a 175 punti base (-3,16%) con rendimenti in rialzo, rispettivamente a +3,99% e +2,24%.

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