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BORSE CHIUSURA 17 NOVEMBRE: inflazione e falchi Fed deprimono i listini, Btp Italia record

In Europa come a Wall Street, le dichiarazioni aggressive dei banchieri Fed sgonfiano i listini. Preoccupa anche la recessione Uk. Piazza Affari chiude a -0,8%

BORSE CHIUSURA 17 NOVEMBRE: inflazione e falchi Fed deprimono i listini, Btp Italia record

Mercati sotto stress oggi, innervositi dalle dichiarazioni aggressive di banchieri della Fed, dall’aumento delle tasse in Gran Bretagna (con Londra già in recessione) e dall’inflazione della zona euro, che si conferma in crescita a ottobre. Preoccupa inoltre la risalita dei contagi di Covid in Cina, che ha zavorrato i mercati asiatici.

I listini continentali falliscono così il rimbalzo e chiudono la seduta contrastati, appesantiti nel pomeriggio dall’avvio stonato di Wall Street.

Milano perde lo 0,78% e arretra a 24.339 punti base, con il Ftse Mib racchiuso tra i guadagni di Campari +1,78% e le perdite di Saipem, -5,84%.

Nel resto d’Europa anche Madrid cede lo 0,78%, Parigi -0,47%, Amsterdam -0,1%. È timidamente positiva Francoforte +0,22%, sorretta dal balzo di Siemens (+6,69%) dopo la trimestrale. La multinazionale tedesca ha comunicato che i suoi hardware e software per gli impianti industriali hanno continuato a registrare una forte domanda.

Londra (-0,05%) rimane congelata sui livelli della vigilia, mentre la sterlina e i titoli di Stato inglesi sembrano risentire del piano annunciato dal cancelliere dello scacchiere Jeremy Hunt.

Sul mercato valutario rialza la testa il dollaro: l’euro cede mezzo punto percentuale e cambia intorno a 1,033.

Sono deboli le materie prime. Il petrolio perde il 2,8%% e arretra a 90,20 dollari al barile.

Borse chiusura 17 novembre: i banchieri Fed sgonfiano i listini

A smorzare l’ottimismo hanno contribuito le dichiarazioni di vari banchieri della Fed. Il più aggressivo è stato James Bullard, presidente della Fed di St. Louis, secondo il quale potrebbe essere appropriato un rialzo dei tassi “fino alla forchetta tra il 5% e il 7%”. Insomma la fiducia nel futuro scaturita dal rallentamento dell’inflazione alla luce dei sui prezzi al consumo e alla produzione nel mese di ottobre negli Usa, che faceva presagire castello nei prossimi rialzi dei tassi, sembra arenarsi ora negli intenti dei banchieri. Secondo Bullard infatti l’aumento dei tassi d’interesse ha avuto “solo effetti limitati” sull’inflazione finora. La Banca centrale, “ha ancora molto lavoro da fare per riportare l’inflazione sotto controllo”. Al momento, i tassi sono al 3,75%-4%. La previsione di Bullard è superiore a quella della Fed e degli analisti, ferma intorno al 5%.

Le parole del banchiere non hanno favorito l’apertura di Wall Street, che si sta muovendo in rosso su azionario e obbligazionario. Scendono i prezzi dei T-Bond e salgono i rendimenti.

Inflazione ancora record in Europa

L’inflazione, che normalmente dovrebbe essere segno di un’economia effervescente, fa paura anche in Europa, poiché è provocata in gran parte dal rincaro dell’energia a causa della guerra e porterà la Bce a ulteriori interventi sui tassi, che porteranno una frenata all’economia. A ottobre, certifica Eurostat, l’inflazione ha continuato a correre a livello record, anche se il dato definitivo è leggermente inferiore a quanto stimato in precedenza: +1,5% su mese e +10,6% anno su anno (+10,7% la stima precedente). Considerando il dato finale su base annua, 4,44 punti percentuali derivano dall’impennata dei prezzi dell’energia, che a ottobre erano più alti del 41,5% rispetto all’anno precedente. Altri 2,74 punti percentuali derivano dall’aumento dei prezzi di beni alimentari, alcol e tabacco. L’inflazione core è +0,7% mese e +6,4% anno.

Venti di recessione a Londra: tasse alle stelle

Anche Londra ha mostrato un’inflazione record. Oggi il nuovo governo ha annunciato un piano per riconquistare credibilità sui mercati, ma che sta suscitando anche molti mal di pancia nel partito del premier. La stretta fiscale annunciata è pari a 55 miliardi, composta da 30 miliardi di tagli alla spesa pubblica e 25 miliardi di aumenti delle tasse, mentre le prospettive economiche britanniche s’incupiscono. Sull’economia del Regno Unito soffiano infatti “venti contrari senza precedenti” ha detto Hunt al Parlamento. Il Pil del Paese dovrebbe ridursi dell’1,4% nel 2023, prima di tornare a crescere nel 2024. Quest’anno dovrebbe salire del 4,2%, meglio di quanto previsto in precedenza. Hunt ha detto però che l’economia è già in recessione e si contrarrà anche il prossimo anno ma non è possibile evitare le misure per garantire il perdurare della tranquillità sui mercati finanziari della Gran Bretagna.

Dopo tali dichiarazioni la sterlina e i titoli di Stato del Regno Unito hanno cominciato a scendere, ma non in modo clamoroso come accadde dopo la presentazione del mini-budget da parte del precedente governo a guida Truss.

A Piazza Affari banche timide e utility in calo

In un contesto d’incertezza scende dunque anche il principale listino di Piazza Affari, dove le banche sono timidamente positive e le utility sono in rosso.

La blue chip migliore del giorno è Campari, azione considerata difensiva. In cauto aumento titoli finanziari come Finecobank +0,65, Bper +0,35%, Banco Bpm +0,31%, Unicredit +0,2%.  Arretra Intesa -0,57%. Tra le banche minori Mps si apprezza del 2,78%. I titoli petroliferi e le utility segnano invece grossi cali.

Saipem, nel corso della seduta, ha compiuto un’impressionante inversione a U. Il titolo era partito in rialzo, dopo la promozione a “buy” di Berenberg da “hold”,  che segue quella a “overweight” da “neutral” di Jp Morgan otto giorni fa, poi ha preso la via dei ribassi, forse per prese di profitto.

La debolezza del greggio si fa sentire su Tenaris -2,83% ed Eni -1,89%. 

Sul cane a sei zampe e sulle utility pesa anche lo stop del Tar al ricorso, giudicato inammissibile, presentato dalle società energetiche contro la tassazione degli extra profitti. Arretrano  Enel, -2,7% e A2a -1,49%.

Gli analisti di Intesa Sanpaolo scrivono che “la notizia è potenzialmente negativa per le società petrolifere ed energetiche, in particolare per Eni che a oggi è il principale contributore con 1,4 miliardi già pagati”. Per Banca Akros “si tratta chiaramente di una cattiva notizia”.

Prosegue la settimana in altalena Leonardo, che oggi lascia sul terreno il 3,06%.

Telecom Italia, titolo oggetto d’interesse per le incognite sul futuro della società, cede oggi l’1,19%, mentre l’ad Pietro Labriola sostiene che anche nel nuovo governo il progetto di creazione di una rete unica è ritenuto importante e le discussioni in corso riguardano possibili diverse modalità per raggiungere lo stesso risultato.

Dodici miliardi per il nuovo Btp Italia

Chiude in rosso anche il secondario: lo spread tra Btp decennale benchmark e omologo tedesco sale a 192,39 punti base (+1,06%), anche se il rendimento del titolo italiano rimane sotto il 4% e viene indicato a +3,94%, contro +2% del Bund.

Sul primario intanto si è chiuso con 4,713 miliardi di euro presso gli investitori istituzionali il collocamento del nuovo Btp Italia. Il valore si va ad aggiungere ai 7,281 miliardi dei piccoli risparmiatori per un totale vicino ai 12 miliardi (11,99 miliardi). La cedola annua sarà dell’1,60%.

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