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BORSE CHIUSURA 17 MARZO: i nuovi crolli di Credit Suisse e First Republic mandano in tilt i listini e le banche

I tracolli delle banche in crisi e le scadenze tecniche affondano anche oggi le Borse sia in Europa che in America e minano la fiducia dei mercati – Piazza Affari perde il 2% in una settimana pesantissima

BORSE CHIUSURA 17 MARZO: i nuovi crolli di Credit Suisse e First Republic mandano in tilt i listini e le banche

Banche di nuovo a picco e Borse in profondo rosso alla chiusura odierna in Europa e nelle prime ore di scambi a Wall Street, al termine di una settimana terribile, cominciata con la crisi della californiana Silicon Valley Bank e proseguita con il terremoto di Credit Suisse (-8,18%, a Zurigo). Alla volatilità contribuiscono oggi anche ragioni tecniche: questo terzo venerdì del mese è infatti il cosiddetto giorno delle tre streghe, in cui scadono contemporaneamente i future sugli indici, le opzioni sugli indici e le opzioni sulle azioni.

Dopo il rimbalzo di ieri, Piazza Affari perde così l’1,64%, arretrando a 25.494 punti base, in un listino di blue chip quasi tutto negativo.

Il peso delle banche si fa sentire anche a Madrid -1,91% e a seguire a Parigi -1,43%, Francoforte -1,33%, Zurigo -1,03%, Londra -1%, Amsterdam -0,64%.

Non si placano i timori di contagio

Negli Usa e in Europa non si placano i timori di contagio in un settore vitale, che da un lato si avvantaggia della stretta monetaria delle banche centrali, ma dall’altro paga il prezzo all’innalzamento dei tassi, perché molti risparmiatori svuotano i conti per investire in titoli di Stato, mentre i bond messi in pancia quando i tassi erano a zero si sono svalutati inevitabilmente. Si ricorda che ieri la Bce ha attuato il sesto rialzo dei tassi consecutivo. La mossa è stata di 50 punti base, per un tasso sui rifinanziamenti principali al 3,50% (il livello più elevato da ottobre 2007), quello sui depositi al 3%, e quello sui prestiti marginali al 3,75%. La prossima settimana la parola passerà alla Fed. 

A New York al momento sono in calo tutte le undici banche che hanno deciso di iniettare 30 miliardi di dollari di liquidità nella First Republic Bank (-25,45%) per evitare un altro fallimento (Radiocor scrive che secondo alcuni analisti questa mossa è insufficiente). La banca ha inoltre sospeso i dividendi e questo probabilmente pesa sul titolo.

Intanto SVB Financial Group ha avviato le procedure per il Chapter 11, bancarotta assistita per una riorganizzazione sotto supervisione. La richiesta è stata avviata presso un tribunale di New York e punta a “preservare valore”, precisando, in una nota, che Svb Financial Group non è più affiliato con Silicon Valley Bank.

In Europa il nuovo tonfo di Credit Suisse potrebbe essere legato, secondo alcuni operatori, al fatto che un matrimonio con Ubs (-0,66%) appare di ora in ora più improbabile. Dopo la boccata d’ossigeno, con la liquidità fino a 50 miliardi di franchi messa a disposizione ieri dalla banca centrale svizzera, oggi è tornato quindi il pessimismo ed è probabile che nel weekend gli elvetici lavoreranno allo spezzatino di una banca troppo grande per essere digerita in un solo boccone.

Il petrolio fallisce il rimbalzo

In un clima globale poco rassicurante il petrolio fallisce il rimbalzo e torna in calo, nonostante una mattina positiva a seguito delle rassicurazioni di membri dell’Opec+ secondo cui la debolezza dei prezzi di questa settimana è stata causata da fattori finanziari e non da uno squilibrio tra domanda e offerta. Il mercato però non si sta stabilizzando: Il Brent perde oltre il 2% e tratta intorno a 73 dollari al barile; lo stesso accade al Wti, in ribasso di una percentuale analoga con prezzo al momento di 66,87 dollari al barile.

Tra le materie prime brilla l’oro: lo spot gold guadagna circa il 2%, 1959 dollari l’oncia. Sul mercato valutario l’euro si apprezza frazionalmente anche oggi contro dollaro e tratta in area 1,066.

Scende ancora il prezzo del gas ad Amsterdam, in calo quasi del 5,11%, per un prezzo del future di 42,075 euro al Mwh. Secondo il ministro delle imprese italiano Adolfo Urso, il Belpaese può raggiungere l’indipendenza dal gas russo già alla fine di quest’anno.

Piazza Affari: bene Saipem, Webuild spera nel ponte sullo stretto

A giocarsi la maglia nera oggi sono state molte blue chip. Alla fine il trofeo poco lusinghiero è andato a Iveco, -4,33%, ben comprata ieri. Il bilancio di giornata è pesante per Telecom, -4,07%, in un settore venduto a piene mani in tutta Europa.

Non si ferma la fuga neppure dal risparmio gestito: Finecobank -4,6%; Banca Mediolanum -3,3%; Banca Generali -3,11%.

Le banche hanno ridotto leggermente i danni nell’ultima mezz’ora ma sono ugualmente in fondo al listino: da Unicredit -3,59%, a Bper -2,78% a Intesa -2,45%. Fuori dal paniere principale arretra anche Mps -1,51%.

Tra le blue chip segna un vero rialzo solo Saipem +1,69%. Si salvano Stm +0,38% e A2a +0,04%.

Tra i titoli minori si conferma in rally Webuild, ex Salini Impregilo, che guadagna anche oggi il 7,4% dopo i conti e le previsioni migliori delle attese visti nei giorni scorsi. A tenere alta l’attenzione sul titolo dell’azienda di costruzioni e ingegneria contribuisce la speranza che si faccia il ponte sullo Stretto di Messina.

Spread stabile

Gli acquisti continuano a premiare i bond governativi e lo spread tra decennale italiano e tedesco rimane stabile a 184 punti base (+0,24%). I tassi arretrano: in chiusura il Btp 10 anni è indicato a +3,93% e il Bund di pari durata a +2,09%.

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