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Borse: a gennaio Milano peggio del Brasile

L’indice FtseMib ha chiuso la settimana scorsa con un calo dell’1,95% e la perdita da inizio anno è -12,5% – La Borsa brasiliana, espressione di un Paese in recessione, per giunta colpito dall’epidemia, da gennaio ha perduto il solo il 10% (in euro).

Borse: a gennaio Milano peggio del Brasile

Milano peggio del Brasile. Nell’attesa che la Bce prenda a marzo le misure già promesse e che, soprattutto, la Fed rinunci a nuovi rialzi almeno fino all’autunno, i mercati provano ad archiviare il gennaio degli orrori. A Piazza Affari, nonostante il rialzo del 2,5% di venerdì, l’indice FtseMib chiude la settimana con un calo dell’1,95%, la quinta settimana consecutiva di ribasso. La perdita da inizio anno è -12,5%. 

A sottolineare la performance negativa di Milano, condizionata dalla flessione dei bancari, basti il confronto con gli Emergenti: la Borsa brasiliana, espressione di un Paese in recessione, per giunta colpito dall’epidemia, da gennaio ha perduto il solo il 10% (in euro).

La Borsa peggiore è però Shanghai (-22%) davanti ad Hong Kong (-19,3%). E’ andata meglio ma non troppo alle altre Borse europee: Francoforte è scesa del 9%. A Wall Street si registra il -9% del Nasdaq e il -6% di S&P500 e Dow Jones.

In generale, i mercati finanziari hanno archiviato senza rimpianti un mese catastrofico, appena addolcito dallo strappo finale favorito dalle misure giapponesi. Nel mese di gennaio l’indice complessivo delle Borse mondiali Msci Global ha lasciato sul terreno il 7,8%. Per trovare un dato peggiore, occorre risalire al gennaio 2009 quando, cinque mesi dopo il fallimento di Lehman Brothers, i listini arretrarono in media dell’8,8%. 

Anche allora, come del resto è successo nel mese scorso, ci fu un’improvvisa carestia di matricole: nemmeno un’Ipo sui listini USA mentre a Piazza Affari Coima Res (Manfredi Catella) e Idea Re hanno rinviato il road show dedicato agli investitori. A guardare i precedenti non è lecito nutrire speranze di una pronta ripresa. 

Il febbraio 2009 fu ancora peggiore (-10,5%), ma pose le premesse prima del formidabile recupero scattato il 9 marzo di quell’anno: l’indice S&P, dai minimi a quota 666, cominciò la lunga marcia al rialzo scandita degli interventi delle banche centrali, Fed in testa, che hanno consentito di conseguire una striscia di rialzi pari al 137% fino all’estate del 2015. La storia si ripeterà?

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