La corsa all’oro non si ferma, ma oggi torna un timido ottimismo sui mercati azionari e obbligazionari, dopo le turbolenze di ieri, dovute alla preoccupazione sulla crescita del debito in molti Stati e alle conseguenti tensioni sui bond governativi. L’Europa chiude una seduta in lieve progresso: Francoforte +0,36%, Londra +0,66%, Parigi +0,86%, Amsterdam, +0,5%, Madrid +0,39%. Piazza Affari è fanalino di coda (+0,14%, 41.784 punti base), frenata da Stellantis (-2,72%) e petroliferi e dalla scarsa presenza di titoli tecnologici.
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Wall Street contrastata, ma volano Google e Macy’s
È il settore tech a regalare un po’ di pepe agli scambi odierni, soprattutto negli Stati Uniti, dove il Nasdaq si muove in progresso dello 0,88%, grazie alla spinta di Alphabet (Google) +8% e al fatto che un tribunale Usa ha sollevato il colosso dall’obbligo di cedere Google Chrome, mentre Google potrà restare motore di ricerca predefinito sugli iPhone (Apple +3,28%).
Anche i risultati trimestrali di Macy’s, superiori alle attese, fanno tirare un sospiro di sollievo e spingono il titolo in orbita (+19%). Inoltre il titolo di American Bitcoin, guadagna oltre il 30% al debutto. Si tratta di una società di estrazione e accumulo di bitcoin legata ai due figli maggiori del presidente Usa Donald Trump.
Arretra però il DJ (-0,34%), con gli energetici in ribasso, mentre si rafforzano le scommesse su un imminente taglio dei tassi di interesse, dopo la relazione del Dipartimento del Lavoro secondo la quale le offerte di lavoro sono scese a 7,181 milioni a luglio, una misura superiore alle attese. È il primo di una serie di indicatori che culmineranno venerdì con il dato sugli occupati non agricoli. Si tratta di un rapporto chiave per le scelte della Fed, che nella riunione di questo mese dovrebbe tagliare i tassi dello 0,25%, mentre l’amministrazione Trump prosegue la sua crociata contro l’attuale direttivo e in particolare contro il suo presidente “falco” Jerome Powell.
Il WSJ scrive che il segretario al Tesoro Scott Bessent inizierà i colloqui per la selezione del prossimo presidente della Fed questo venerdì e che la rosa dei papabili comprende undici nomi. Sulla politica monetaria si respira comunque un certo ottimismo e oggi si allentano le tensioni sui Treasury e il decennale vede un rendimento in ribasso al 4,225% (-1,22%).
Nuovi record per l’oro
Lo stato di calma apparente rivela però la sua fragilità nella continua corsa all’oro, che prosegue anche oggi, con i prezzi che aggiornano i loro massimi di momento in momento. Tra l’altro il mondo si spacca sempre di più e i leader di Cina, Russia e Nord Corea ne offrono ulteriore prova, marciando uniti a Pechino per l’imponente parata che ha celebrato l’80esimo anniversario della fine della seconda guerra mondiale.
Lo spot gold si muove così oltre i 3.565 dollari l’oncia (dopo aver superato i 3565) in rialzo dello 0,82% e il future dicembre 2025, viaggia ampiamente oltre i 3600 dollari, attualmente a 3624,40 (+0,9), dopo un massimo a 30630,82. Cifre da capogiro, che fanno leva anche sulla debolezza del dollaro. Dopo il recupero della vigilia il biglietto verde appare in questo momento in leggero calo e l’euro guadagna lo 0,26%, per un cambio di 1,1671. Rimbalza la sterlina con un progresso dello 0,4% contro la divisa statunitense.
È particolarmente giù di tono invece l’energia e in particolare il petrolio, mentre l’Opec+ riflette su ulteriori aumenti della produzione. Il greggio texano, contratto ottobre 2025, perde il 2,44% per un prezzo di 63,99 dollari al barile, mentre il Brent, novembre 2025, cede il 2,21%, con un valore di 67,61 dollari al barile.
Piazza Affari, bene Recordati, Prysmian e Unicredit, arretra Mps
Piazza Affari è apparsa oggi in balia di una certa volatilità. Stm che ha guidato il listino per gran parte della seduta, alla fine ha perso l’1,67%. Tra le blue chip migliori del giorno c’è invece Prysmian, +2,17%, di riflesso al tono dei colossi tecnologici Usa. Si apprezzano inoltre titoli della sanità come Recordati +2,45% e Diasorin +1,94%. Rialza la testa Interpump +1,33%.
In un settore bancario contrastato svetta Unicredit +1,06%, anche se la numero uno di Commerzbank risponde lapidaria alla domanda se la banca italiana comprerà la tedesca: “certamente no”. La partecipazione al 26%? “non cambia nulla”, diverso sarebbe se Piazze Gae Aulenti superasse il 30% di Commerz.
Sul fronte opposto del listino milanese c’è un’altra banca impegnata in un importante shopping: Mps, che cede l’1,97% insieme al suo obiettivo ormai vicino Mediobanca (-1,99%). Equita ha tagliato il rating sul titolo di Piazzetta Cuccia a ’hold’ da ’buy’ e lo ha rimosso dal suo portafoglio principale a causa del forte rialzo in borsa da inizio anno (+46%) e delle incertezze legate al matrimonio con Siena. Il broker, così come fa Deutsche Bank, cita tra i rischi dell’operazione quello di ’overhang’ per la possibile uscita di azionisti che sostengono l’attuale ad e sono contrari al passaggio sotto Montepaschi.
Intanto dalle comunicazioni Consob emerge che Ubs ha una partecipazione potenziale in Mps al 5,07% detenuta tramite 16 società controllate. BlackRock invece ha una partecipazione del 5,052% in Bper (+0,57%). Tra i maggiori ribassi del giorno figurano poi titoli petroliferi come Eni -1,81% e Saipem -2,29%.
Spread in calo
Il clima è migliorato anche sul secondario, dove oggi lo spread tra Btp e Bund, sulla lunghezza decennale, è sceso a 90 punti base (-2,35%) con tassi in calo rispettivamente al 3,64% e 2,74%.
Il ministero dell’Economia oggi ha segnalato inoltre che sul primario l’emissione dual tranche con cui il Tesoro ha collocato ieri due nuovi BTp benchmark a 7 e 30 anni ha riscosso un grande interesse da parte degli investitori esteri che hanno assorbito oltre il 75% dell’importo totale emesso.
Infine si registrano miglioramenti in ambito economico. L’indice PMI composito dell’Italia è salito a 51,7 punti in agosto 2025 da 51,5 in luglio, raggiungendo il massimo degli ultimi tre mesi e segnalando una crescita continua del settore privato. Lo rileva S&P Global, secondo cui il miglioramento è stato trainato dalla ripresa della crescita nel settore manifatturiero (50,4 contro 49,8), che ha compensato un’espansione più modesta nel settore dei servizi (51,5 contro 52,3).