L’inflazione scende sotto l’obiettivo della Bce del 2% in Eurolandia, a due giorni dalla riunione della banca centrale, mentre l’Ocse mostra nuove stime globali in peggioramento a causa dei dazi e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump manda un ultimatum ai paesi che stanno per essere colpiti da nuove tariffe e dice “presentate le vostre offerte entro domani”. Sempre domani tra l’altro raddoppiano al 50% le imposte doganali su acciaio e alluminio importate dagli Usa. In questo contesto, magmatico e incandescente, gli investitori si muovono ancora con prudenza e le borse europee chiudono una seduta incerta, che alla fine è timidamente positiva su quasi tutte le piazze, in sintonia con l’andamento in cauto progresso di Wall Street.
Piazza Affari si apprezza dello 0,23% e riaggancia di un soffio i 40mila punti base, sostenuta da Stm (+3,44%) e Stellantis (+2,58%), ma zavorrata da Mediobanca (-3,04%) e Generali (-2,06%).
La foto finale è simile a Francoforte +0,63%, Parigi +0,34% e Londra +0,12%. Amsterdam +0,21% è allineata al quadro generale, nonostante la crisi di governo in corso. Stona solo Madrid -0,69%.
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Inflazione all’1,9% nella zona euro
A influenzare il sentiment nella zona euro ha contribuito oggi in primo luogo la stima rapida di Eurostat sull’inflazione di maggio, all’1,9% dal 2,2% di aprile. All’origine della frenata dei prezzi ci sarebbe il ribasso dei costi dell’energia e del settore dei servizi, oltreché il rafforzamento dell’euro. Si tratta di un risultato migliore del previsto e sotto il livello target della Bce, che giovedì prenderà le sue decisioni di politica monetaria. L’aggiornamento sui prezzi fa salire le probabilità di un taglio di altri 25 punti base (si tratterebbe dell’ottava sforbiciata di seguito) e apre le porte a ulteriori riduzioni, anche se la guerra commerciale mantiene alto il livello di allerta, perché potrebbe far ripartire l’inflazione.
Dazi in agguato
Il rebus dazi resta uno dei più difficili da risolvere per i mercati, soprattutto a causa dell’imprevedibilità delle mosse di Trump, anche se le recenti notizie dalla Casa Bianca fanno ben sperare sia per la trattativa Usa-Ue sia per i rapporti tra Stati Uniti e Cina, visto che in settimana la “distensione” potrebbe correre sul filo, con una telefonata fra il presidente Trump e l’omologo cinese, Xi Jinping.
E l’Ocse taglia le stime
La guerra commerciale è anche una delle variabili più ostiche da inserire nelle previsioni economiche. Per questo l’Ocse, nelle nuove stime, riduce le prospettive di crescita globale per il 2025 e per il 2026 al 2,9% dal 3,3%.
“Le prospettive economiche globali stanno peggiorando, a causa delle elevate barriere commerciali, delle condizioni finanziarie più restrittive, del calo della fiducia e dell’accresciuta incertezza politica – si legge sull’ultimo Economic outlook – questi fattori avranno un impatto negativo sulla crescita”.
L’istituto lima la crescita anche dell’Italia, che passerà dallo 0,7% del 2024, allo 0,6% del 2025, per tornare allo 0,7% nel 2026 (le stime di marzo erano di +0,7% nel 2025 e +0,9% nel 2026). Nell’eurozona, si prevede un “lieve rafforzamento della crescita, dallo 0,8% nel 2024 all’1,0% nel 2025 e all’1,2% nel 2026”.
La sforbiciata più grossa tocca alla prima economia del mondo: negli Stati Uniti la crescita 2025 arretra all’1,6% (contro il +2,2% previsto tre mesi fa) e vengono lievemte ridotte anche le stime per il 2026 all’1,5%, un decimo in meno delle proiezioni di marzo.
Euro in ribasso
L’euro tratta oggi in ribasso contro il dollaro, anche alla luce della stima Eurostat sull’inflazione. La moneta unica perde in questo momento circa lo 0,5% per un cambio poco sotto 1,14, in un contesto in cui il dollaro appare in ripresa contro tutte le principali monete rispetto alla vigilia.
Sintomo di una lieve ripresa delle propensione al rischio che penalizza l’oro (spot gold -1,4%, 3346,33 dollari al barile), mentre il petrolio prosegue la settimana in recupero. I future si apprezzano del 2% circa, con il Brent agosto 2025 che tratta a 65,84 dollari al barile.
Piazza Affari, focus sulle banche
La maglia nera del giorno in Piazza Affari va a Mediobanca alla vigilia della riunione dei soci partisti e in vista dell’assemblea dei soci del 16 giugno. In focus è l’ops di Piazzetta Cuccia su Banca Generali (-1,74%), da pagare con azioni Generali, che guarda caso un’altra blue chip in profondo rosso. Sull’operazione si è espresso negativamente il socio Francesco Gaetano Caltagirone, secondo il quale non ha un senso industriale, intanto però dal prospetto dell’offerta emerge che Mediobanca ha intenzione di uscire dal Leone anche se non arriverà al 100% di Banca Generali.
Un’altra osservata speciale è Monte Paschi (+0,01%), che a sua volta ha lanciato un’offerta su Piazzetta Cuccia.
Nel settore cerca poi nuovo spazio Unicredit (+0,99%), che invece ha nel mirino Banco Bpm (+0,49%) ed è in attesa di un pronunciamento del Tar sul ricorso presentato relativamente al Golden Power applicato dal governo.
Tra i titoli a maggior capitalizzazione di Piazza Affari scende Poste (-1,46%) su cui Morgan Stanley ha ridotto la raccomandazione a ’equal-weight’ da ’overweight’, alzando tuttavia il prezzo obiettivo a 20 euro dai 15,20 euro precedenti. Va giù anche la controllata Telecom -0,69% e arretrano utility come Snam -1,32% e A2a-1%.
Ritrovano slancio invece Stm e Stellantis, salgono Amplifon +2,54% e Prysmian +1,73%.
Leonardo, +1,53%, chiude una seduta in denaro in un contesto di riarmo europeo e dopo l’approvazione da parte della UE, della joint venture tra l’azienda italiana della difesa, Bae Systems e Japan Aircraft Industrial Enhancement (Jaiec) per il programma Gcap di sviluppo del caccia di nuova generazione.
Spread stabile e tassi in calo
La seduta è poco mossa sul secondario, dove lo spread tra Btp 10 anni e Bund di pari durata resta poco sotto i 100 punti base e i tassi sono in calo, rispettivamente al 3,5% e 2,51%.