Il Toro rialza la testa sulle borse mondiali, mentre il WSJ scrive che Teheran è pronta a mettere fine alle ostilità e a riprendere le trattative sui suoi programmi nucleari. Intanto Israele annuncia di avere il controllo dei cieli iraniani. Si sgonfia contestualmente il petrolio, dopo i picchi toccati venerdì con l’attacco di Tel Aviv al paese islamico e il rischio di un allargamento del conflitto.
In Europa i listini chiudono così in progresso e Piazza Affari è una delle migliori (+1,24%, 39.929 punti base), grazie al rimbalzo delle banche (Unicredit +3,44%). Bene anche Francoforte +0,83%, Amsterdam +0,25%, Madrid +1,51% e Londra +0,25%.
Parigi si spinge a +0,75%, nonostante il crollo di Renault (-7,89%). A innescare il terremoto azionario sulla casa francese è stata la notizia dell’uscita dell’ad Luca de Meo, destinato a prendere il timone del gruppo del lusso Kering (Gucci), +13,52%.
Oltreoceano è positivo l’andamento di Wall Street nella mattina americana e la propensione al rischio premia soprattutto le magnifiche sette. Le società di telecomunicazioni T-Mobile Us, AT&T e Verizon sono invece miste e si interrogano sul lancio, da parte della Trump Organization, di una rete di telefonia mobile a proprio marchio, denominata Trump Mobile.
Sul fronte dazi si accende la speranza che l’Unione Europea e gli Stati Uniti stiano per trovare un punto d’incontro. Secondo indiscrezioni che arrivano dalla Germania infatti l’UE sarebbe pronta ad accettare un accordo commerciale basato su dazi fissi al 10%, a condizione che l’intesa venga definita secondo criteri chiari e condivisi tra le parti. Si vorrebbe così evitare l’imposizione di tariffe più elevate su settori strategici come automotive, farmaceutica e componentistica elettronica. Al momento però Washington non ha risposto.
Petrolio in ribasso
La giornata è buona, ma la volatilità resta dietro l’angolo e la riunione del G7, che prende il via oggi in Canada, si interrogherà anche sul rischio di interruzioni nello Stretto di Hormuz, da cui passa circa un quinto del consumo mondiale di petrolio. Reuters scrive che ci sarebbe una bozza di dichiarazione congiunta per una de-escalation del conflitto tra Israele e Iran, ma Trump non l’avrebbe ancora approvata.
Gli investitori vanno intanto all’incasso sull’oro nero, dopo la pioggia di acquisti della scorsa ottava. I future di agosto di Brent e Wti arretrano al momento in misura superiore al 3%, con prezzi rispettivamente di 71,77 dollari al barile e 68,91 dollari al barile.
Il clima leggermente più disteso favorisce qualche realizzo sull’oro e lo spot gold si muove in calo dello 0,82% a 3404,44 dollari l’oncia.
Settimana impegnativa per le banche centrali, dollaro in calo
Anche il mercato valutario è in fibrillazione in avvio di una settimana ricca di meeting delle banche centrali. La più importante è la Fed, da cui mercoledì non si attendono sorprese sui tassi (che resteranno al 4,25%-4,5%), ma saranno valutate con attenzione le previsioni economiche trimestrali e la retorica dei banchieri.
Le novità più rilevanti potrebbero arrivare però dalla Banca centrale Svizzera, la prima che potrebbe riportare i tassi di riferimento a zero. Salgono persino le probabilità di un taglio in territorio negativo, a causa del rafforzamento del franco, in un contesto di deflazione interna. La scorsa settimana la divisa elvetica ha sfiorato il suo livello più alto da oltre 10 anni.
Domani si pronuncerà la BoJ e giovedì la BoE, da cui non si attendono tagli dei tassi.
In questo contesto il dollaro appare stabile contro la maggior parte delle valute, in particolare nel cambio con yen e franco svizzero. Si rafforza invece l’euro, che vede un cross in prossimità di 1,16.
Piazza Affari, riflettori sulle banche
I riflettori a Milano puntano ancora, in maggior parte, sul settore bancario, benché il D-Day di Mediobanca (+1,17%) sia stato rinviato al 25 settembre. Piazzetta Cuccia ha scelto infatti le prime giornate d’autunno per tenere l’assemblea che dovrà votare la proposta di Ops su Banca Generali (-2,28%). Secondo molti osservatori il ceo Alberto Nagel non aveva la certezza di vincere e ha preferito così evitare oggi il confronto. Resta il fatto che tra il valore di Borsa di Mediobanca e quello di Mps c’è una forbice del 7,5% a vantaggio di Piazzetta Cuccia che peserà nell’Ops senese sulla stessa Mediobanca. Tra i soci che probabilmente avrebbero votato contro l’Ops di Piazzetta Cuccia su Banca Generali c’è anche Unicredit, che ha una partecipazione del 2% in Mediobanca e oggi brilla in borsa come regina delle blue chip. Bene Banco Bpm, +1,5%, possibile ma difficile preda di Piazza Gae Aulenti.
Sono in luce Bper +2,12% e Popolare di Sondrio +2,21%, nel giorno dell’avvio dell’offerta della polare di Modena sulla banca valtellinese. Brilla di luce propria Intesa +2,35%.
Nel resto del listino si apprezzano Prysmian +3,3%, Buzzi +2,77%, Telecom +3,04%, Nexi +1,88%. Interpump +1,46%, dopo aver annunciato l’acquisizione del 65% della veneta Padoan, specializzata in serbatoi per veicoli industriali.
Sono prudentemente positivi i titoli dell’automotive di Piazza Affari, nonostante il crollo di Renault a Parigi. Tra le blue chip milanesi in ribasso ci sono alcune utility a partire da A2a -1,36%. Scende Generali (-0,55%), che controlla Banca Generali. Piatti i titoli petroliferi.
Spread e tassi in calo
Nonostante il debito pubblico italiano abbia toccato ad aprile un nuovo record storico a 3.063,5 miliardi, i titoli di Stato chiudono una seduta positiva.
Sul secondario lo spread tra Btp 10 anni e Bund 10 anni arretra a 95 punti base e anche i rendimenti puntano in basso e sono indicati in chiusura rispettivamente al 3,47% e 2,52%.