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Borsa, pioggia di vendite sulle banche italiane

Mps perde quasi il 10% dopo l’ultimatum della vigilanza della Bce, che impone di smaltire 10 miliardi di euro in 3 anni – Secondo Ft Renzi è pronto allo strappo con la Ue per mettere in sicurezza le banche italiane – La vigilanza Bce a guida tedesca sembra dimenticare il monito del Fmi secondo cui la vera banca a rischio sistemico è la Deutsche Bank – Cedono in Borsa anche Bper, Intesa e Unicredit

Borsa, pioggia di vendite sulle banche italiane

Ancora una tempesta sui titoli delle banche a Piazza Affari. A metà mattina, mentre il Ftse Mib è in ribasso dello 0,9%, in fondo al listino viaggiano Mps (-7,35%), Bper (-5,19%), Intesa Sanpaolo (-4,94%), Finecobank (-4,16%) e Ubi Banca (-3,96%). Male anche Unicredit (-3,63%), Banco Popolare (-3,49% nonostante l’aumento di capitale chiuso al 100%), Bpm (-2,64%) e Mediobanca (-2,11%).

LE INDISCREZIONI SULLA LETTERA DELLA BCE A MPS

A pesare sono in primo luogo le nuove indiscrezioni sulla lettera-ultimatum della Vigilanza Bce a Mps (il titolo è stato sospeso più volte in asta di volatilità), in cui l’Eurotower invita l’istituto a presentare al più presto un piano triennale per riportare a livello fisiologico la percentuale dei crediti in sofferenza.

Secondo la Bce, Mps deve mettere a punto un piano per smaltire almeno una decina di miliardi di euro di sofferenze lorde, degli oltre 27 miliardi complessivi in bilancio. Un obiettivo superiore rispetto a quello previsto dal piano industriale della banca, che prevedeva al 2018 la vendita di 5,5 miliardi di sofferenze e il recupero interno di altri 6 miliardi.

LA NOTA DI MPS

Queste voci sono state in parte rettificate dalla stessa Mps. L’istituto “comunica di aver ricevuto dalla Bce una lettera con cui viene notificata l’intenzione di richiedere il rispetto di determinati requisiti relativi, in particolare, ai crediti deteriorati”, scrive la Banca in una nota, spiegando che tali requisiti sono indicati in una bozza di decisione in merito alla quale è stata data la possibilità all’istituto di presentare le proprie argomentazioni a riguardo entro l’8 luglio 2016. Più nel dettaglio, la bozza di decisione comprende una tabella secondo cui la Banca è tenuta alla riduzione dei non performing loans nel prossimo triennio e al raggiungimento dei parametri indicati. I target al 2018 sono per una riduzione dell’esposizione lorda dagli attuali 46,9 miliardi a massimo 32,6 miliardi e per quella netta da 24,2 miliardi a massimo 14,6 miliardi.

I parametri sul calo dei crediti deteriorati contenuti nella lettera inviata dalla Bce “sono in linea con gli obiettivi di un programma di specifiche azioni recentemente approvato dai competenti organi di Mps – prosegue la nota – e contestualmente sottoposto alle valutazioni della Bce, finalizzato all’incremento dell’importo delle dismissioni di non performing loans già previsto nel piano industriale 2016/2018”.

Montepaschi precisa inoltre che nella bozza di decisione di Francoforte viene anche richiesto di fornire alla Bce entro il prossimo 3 ottobre 2016 un piano che definisca quali misure possano essere adottate dalla Banca per ridurre il rapporto tra il totale dei non performing loans ed il totale dei crediti (NPL ratio) al 20% nel 2018.

“La Banca – conclude la nota – ha comunque avviato immediatamente le interlocuzioni con la Banca Centrale Europea al fine di comprendere l’esatta portata di tutte le indicazioni contenute nella bozza di decisione e di presentare le proprie deduzioni al riguardo in vista della decisione finale, la cui emissione è prevista entro la fine del mese di luglio 2016”.

La Vigilanza della Bce è a guida tedesca e per ora non ha dato alcuna indicazione a proposito di Deutsche Bank, bocciata agli stress test della Fed e definita dal Fondo monetario internazionale la più pericolosa “fonte di rischi sistemici” a livello globale.

IL BRACCIO DI FERRO FRA RENZI E LA COMMISSIONE EUROPEA

Intanto, ad alzare la tensione sulle banche italiane contribuisce anche un articolo del Financial Times, secondo il quale il presidente del Consiglio Matteo Renzi sarebbe pronto a salvare gli istituti con soldi pubblici indipendentemente dalle regole europee.

È proseguito per l’intero week end, infatti, il confronto tra il governo Renzi e la Commissione Ue, alla ricerca di un accordo sul risanamento del sistema che tenga conto delle regole sugli aiuti pubblici che delle norme sui salvataggi bancari. La chiave per sbloccare il negoziato sta nella direttiva Brrd, che prevede la ricapitalizzazione “in via precauzionale” delle banche che non sono in grado di superare gli stress test che l’Eba pubblicherà il prossimo 29 luglio.

A quel punto il governo potrebbe ricapitalizzare con fondi pubblici senza che si configuri un aiuto di Stato. Non verrebbero toccati i depositi e potrebbero essere salvaguardati anche gli obbligazionisti. Il sentiero, per la verità, è stretto. Bruxelles sembra disponibile ad aprire alle esigenze dei piccoli investitori ma l’Italia, nel timore di una fuga di capitali, vuole che la finestra valga anche per gli istituzionali.

Ma il tempo stringe, soprattutto sul fronte di Monte Paschi. La banca di Siena potrebbe però rappresentare un caso a sé, visto che l’intervento pubblico potrebbe essere considerato la continuazione di quello in essere dall’emissione dei Monti bond.

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