Il malessere di Londra (-0,56%), in pieno caos Brexit dopo la sentenza della Corte Suprema che ha annullato la sospensione del Parlamento voluta dal premier Boris Johnson, contagia le altre borse europee. La chiusura è debole, nonostante la crescita dell’indice Ifo sulla fiducia delle imprese in Germania. Nell’ultima parte della seduta pesa anche l’inversione di Wall Street che, dopo una partenza in rialzo, sta cedendo all’incertezza a causa dei dati sulla fiducia dei consumatori, in calo a settembre, alle trattative con la Cina sui dazi e alla Fed, che oggi è tornata in campo, sempre attraverso la banca centrale di New York, con un iniezione nel sistema finanziario per 75 miliardi di dollari overnight contro una domanda di 80,2 miliardi.
Piazza Affari è incolore +0,01%, salgono le utility, ma soffrono Fca -2,03% e Juventus -1,87%. Francoforte perde lo 0,26%, con Volkswagen (-2,4%) di nuovo nell’occhio del ciclone a causa del dieselgate. I pm tedeschi accusano i vertici del gruppo di aver manipolato il mercato nell’ambito dello scandalo sulle emissioni scoppiato nel 2015. Giù Porsche -2,7%.
Tiene Madrid +0,28%; piatta Parigi -0,04%. Il peso più gravoso però è sulla capitale britannica, dopo la schiaffo della Suprema Corte al primo ministro. Domani il Parlamento riapre, ma Johnson tira dritto, non si dimette e ribadisce che la Gran Bretagna uscirà dalla Ue entro il 31 ottobre.
Risale la sterlina e l’euro scambia a 0,882. La moneta unica è leggermente positiva sul dollaro a 1,1. L’oro si rimette in moto e al momento sale a 1536,1 dollari l’oncia. Il petrolio a New York scivola sui minimi intraday dopo le parole sulla Cina pronunciate all’Onu da Donald Trump. Il contratto novembre cede l’1,9% a 57,55 dollari. Il presidente Usa ha detto che non accetterà un “accordo cattivo” con Pechino in campo commerciale.
Senza grandi variazioni lo spread. Sul secondario il rendimento del Btp 10 anni è stabile a +0,83%, ma il differenziale con il Bund risale a 143 punti base (+1,16%), per l’aumentato appeal del decennale tedesco, il cui rendimento arretra a -0,6%. Sul fronte italiano si comincia intanto a respirare aria di aste con la tornata di fine mese che prende il via domattina con Ctz e Btpei e si conclude con il collocamento a medio lungo del 27 settembre, termine ultimo per la presentazione della nota di aggiornamento al Def.
In Piazza Affari tengono soprattutto le utility, titoli favoriti dai tassi d’interesse contenuti e considerati difensivi in caso di recessione. Salgono Hera, +2,89%, Terna +2,54%; Italgas +2,07%; Snam +2,26%; Enel +1,45%. Bene Amplifon +2,77% e Diasorin +2,3%.
In maglia nera è Fca, dopo il verdetto della Corte di Giustizia Ue, che ha confermato la decisione del 2015 con cui la Commissione aveva chiesto al Lussemburgo di farsi restituire da Fiat le minori tasse pagate dall’azienda grazie a un trattamento fiscale di vantaggio concesso dal Granducato. Nel settore male anche Pirelli, -1,29%. Arretrano i finanziari: Finecobank, -1,74%; Bper -1,51%; Banco Bpm -1,49%; Ubi -1,12%. Continua a perdere terreno la Juventus, dopo il tonfo di ieri a seguito dei conti e dell’annunciato aumento di capitale.