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Borsa, Brexit colpisce ancora: Telecom, banche e moda in profondo rosso

L’incubo di Brexit non dà tregua ai mercati finanziari e le Borse sono tutte in forte ribasso: Piazza Affari, ancora una volta tra le peggiori, lascia sul campo il 2,1% – Tra i titoli più bersagliati ci sono quello di Telecom Italia, che ha perso quasi il 4%, quelli delle banche e quelli della moda – Solo Saipem e in piccola misura Ferrari, Poste e Campari chiudono in territorio positivo

Borsa, Brexit colpisce ancora: Telecom, banche e moda in profondo rosso

Non si distende la tensione sui mercati. Le Piazze europee archiviano una nuova seduta di decisi ribassi con il Ftse Mib che lascia sul terreno un buon 2,11%, seppur in linea con le altre principali Borse del Vecchio Continente. Parigi infatti perde il 2,29%, Francoforte l’1,43% e Londra il 2,01%.

Complice il countdown per il referendum sulla Brexit del 23 giugno, per le maggiori Borse dell’Eurozona è il quinto giorno consecutivo di ribasso, per Londra il quarto.

LA BREXIT SPINGE IL BUND IN NEGATIVO
Le tensioni non risparmiano il debito sovrano: la fuga verso titoli “sicuri” porta il rendimento del Bund decennale per la prima volta nella storia in territorio negativo (-0,002%) mentre lo spread Btp bund si amplia sopra i 150 punti base e rendimento all’1,51%. 

In un comunicato il Tesoro ha reso noto di non aver registrato richieste nelle aste supplementari di oggi relative ai titoli a 3,7 e 30 anni riservate agli specialisti.

Il cambio euro dollaro arretra dello 0,65% a 1,121385. Intanto torna in voga il Bitcoin che in tre giorni mette a segno un rally del 21%. Volatile per sua natura, per la prima volta dal 2014 la valuta digitale è tornata sopra i 700 dollari. Stando ai dati di CoinDesk, l’ultima volta che la criptovaluta è salita ai livelli attuali, attorno a 719 dollari, è stato a febbraio 2014, quando la valuta digitale era in discesa dal picco di 1.147 dollari toccato a dicembre 2013.

WALL STREET ATTENDE CLINTON
Si avvia verso il quarto giorno di ribassi anche Wall Street che alla chiusura dell’Europa si muove debole, in attesa del vertice della Fed che si chiude domani. Oltre alla Fed, occhio alle elezioni presidenziali. Secondo il sondaggio condotto mensilmente dalla Cnbc tra gli operatori della Borsa americana, l’80% degli intervistati ritiene che l’ex first lady vincerà le presidenziali di novembre, mentre il 15% pensa che vincerà il candidato repubblicano, Donald Trump, percentuali sostanzialmente invariate rispetto ad aprile. Meno ampio il distacco quando la domanda riguarda quale dei candidati abbia il programma migliore per il mercato azionario: con Clinton si schiera il 38% degli intervistati, con Trump il 25%, mentre il 38% brancola nel buio.

Sul fronte macroeconomico le vendite al dettaglio sono risultate a maggio in crescita dello 0,5% e  superiori alle stime, così come sopra le stime sono risultati i prezzi alle importazioni di maggio. Le scorte di magazzino delle aziende di aprile sono invece salite meno delle previsioni ma hanno segnato comunque il secondo aumento di fila. Il rapporto scorte/vendite, che misura quanti mesi sono necessari a un’azienda per esaurire completamente le proprie scorte, è sceso a 1,40 mesi, dagli 1,41 di marzo (a inizio 2015 era a 1,29).

IL PETROLIO SNOBBA LE INDICAZIONI AIE
Amplia i cali nella seduta il petrolio: il Brent perde l’1,37% a 49,66 dollari al barile e il Wti l’1% a 48,36 dollari al barile. Il mercato ignora le indicazioni arrivate dall’Aie, l’Agenzia internazionale per l’energia, nel suo ultimo bollettino mensile: il mercato del petrolio tornerà in equilibrio nella seconda metà dell’anno prossimo, grazie a una crescita della domanda maggiore del previsto e ad alcune inaspettate interruzioni delle forniture. Nel dettaglio, l’Aie ha rivisto al rialzo la rilevazione sulla crescita della domanda di petrolio nel primo trimestre 2016 a livello globale, portandola a 1,6 milioni di barili al giorno. Per l’intero 2016 la crescita prevista è ora di 1,3 milioni di barili al giorno, che porteranno la domanda globale a quota 96,1 milioni di barili.

IN ROSSO BANCARI E TELECOM
Archiviata una breve fiammata, i titoli bancari hanno chiuso con il segno meno: Banco Popolare -6,56%, Bpm -5,21%, Unipol -4,91%. Pesante, sul fondo del Ftse Mib, anche il risparmio gestito con Anima che cede il 4,91% e Banca Mediolanum il 4,43%: il comparto risente del profit warning del gestore svizzero Gam sui numeri del primo semestre.

Vendite su Telecom Italia -3,79% a 0,7615 euro che si porta sui minimi da ottobre 2014.

In vetta al Ftse Mib Saipem +0,17% sostenuta da nuovi accordi con la Russia che, secondo quanto riportano i media russi, saranno siglati nel corso del vertice internazionale di San Pietroburgo a cui parteciperà anche il premier italiano Matteo Renzi. In evidenza, per quanto con guadagni frazionali, anche Ferrari +0,14%, Poste Italiane +0,07% e Campari +0,06%.

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