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Borsa 13 dicembre chiusura: per Yellen inflazione Usa vicina al 2% nel 2024 ma i mercati non si illudono su tagli immediati dei tassi

Attesa per la riunione di oggi della Fed ma la prudenza dei mercati indica che nessuno si aspetta più sorprese a breve sui tassi malgrado l’ottimismo della Yellen – Salvatore Rossi non si ricandiderà alla Presidenza di Tim

Borsa 13 dicembre chiusura: per Yellen inflazione Usa vicina al 2% nel 2024 ma i mercati non si illudono su tagli immediati dei tassi

Le borse restano incerte in attesa di conoscere le opinioni di Jerome Powell, che parlerà questa sera dopo le 20 (ora italiana), al termine della riunione di politica monetaria della Fed che dovrebbe lasciare i tassi fermi, ai massimi da 22 anni (5,25%-5,5%). Domani toccherà alla Bce pronunciarsi sui tassi e lo stesso faranno sempre domani la banca centrale inglese, quella svizzera e quella norvegese. 

Frastornati da questo vortice di riunioni i listini europei chiudono oggi poco mossi e Wall Street è cautamente positiva in avvio, dopo aver aggiornato ieri i massimi da un anno.

Piazza Affari perde lo 0,15% e si ferma a 30.295 punti base. Il listino ha cercato per tutta la seduta di trovare un equilibrio tra guadagni e perdite e vede ai lati estremi Leonardo +4,26% e Amplifon +3,4%, Telecom -3,67% e Iveco -2,31%. Nel resto d’Europa sono deboli Francoforte -0,16%, Parigi -0,16% e Madrid -0,22%, mentre Amsterdam (+0,11%) e Londra (+0,07%) sono in minimo rialzo.

Tra le materie prime cerca un rimbalzo il petrolio: Brent +1,11%, 74,05 dollari al barile; Wti +1,2%, 69,43 dollari. La spinta dell’oro nero non si riflette sui titoli oil nel giorno dell’accordo storico alla Cop 28 per uscire dai fossili nel 2050.

Fitch: la Bce taglierà i tassi ad aprile  

In questi giorni il mercato è interessato a capire soprattutto se troveranno riscontro nelle parole dei banchieri centrali le scommesse sui tagli al costo del denaro, che hanno sorretto azionario e obbligazionario in queste settimane. Per tutti il faro è la Fed e quanto dirà stasera Jerome Powell e il linguaggio che utilizzerà saranno particolarmente importanti. Gli ultimi dati macro degli Stati Uniti hanno un po’ deluso le colombe, poiché l’occupazione è ancora forte e a novembre è risultata superiore alle attese, l’inflazione il mese scorso ha fatto un piccolissimo passo avanti rispetto a ottobre, anche se oggi i prezzi alla produzione sono rimasti invariati. Questo, nelle previsioni, ha fatto slittare la data più probabile di un taglio dei tassi a maggio da marzo, ma si stimano comunque quattro riduzioni nel corso dell’anno. In questo contesto, lunedì la segretaria al Tesoro statunitense, Janet Yellen ha detto che “L’inflazione sta scendendo in modo significativo, non vedo ragioni perché non debba scendere al livello che la Fed ha stabilito come obiettivo”, cioè il 2%.

Per quanto riguarda la Bce invece Fitch pensa che la prima sforbiciata arriverà ad aprile, soprattutto alla luce degli ultimi dati sull’inflazione nell’area della moneta unica, che costringeranno Eurotower ad abbassare le sue previsioni sui prezzi e sulla crescita.

La vivacità economica del blocco continua intanto ad appannarsi e come rileva Eurostat a ottobre la produzione industriale è diminuita dello 0,7%. Inoltre il PIL tedesco probabilmente subirà una nuova, lieve contrazione nel quarto trimestre, secondo quanto emerge da un rapporto del ministero dell’economia. La causa sta nell’indebolimento degli ordini industriali e della produzione a fine anno.

In questo contesto l’euro-dollaro si muove in una forbice ristretta e cambia al momento a 1,078. L’obbligazionario sembra ottimista sia in Europa sia negli Usa, dove il Treasury decennale vede un rendimento in contrazione al 4,160%.

L’Argentina svaluta il peso del 50%

Crolla il peso argentino dopo la svalutazione  del 50% decisa dal nuovo governo guidato dal presidente Javier Miei, nell’ambito di un ampio piano di riforma dell’economia del paese, che include un piano fiscale pari a 5,2 punti del PIL circa. Intanto, la banca centrale argentina in una nota ha annunciato che resterà invariato il tasso ufficiale di sconto dei titoli a breve al 133%.

Volatile la borsa, che in avvio ha toccato nuovi massimi, ma al momento sta perdendo il 2%.

Piazza Affari, utility positive, banche deboli

In Piazza Affari, brillano Amplifon, Leonardo, Erg +2,83% e ritrovano smalto le utility, A2a +1,62%, Hera +1,44%, Enel +0,95%.

In particolare Amplifon è stata spinta dall’annuncio di un accordo per l’acquisizione di Audical Group, operatore leader nel mercato della cura dell’udito dell’Uruguay.

Sul lato negativo del listino la maglia nera va a Telecom, allarmata dalla battaglia legale di Vivendi contro la vendita della rete, mentre  secondo notizie stampa il presidente Salvatore Rossi non intende rinnovare il suo impegno quando il suo mandato arriverà a scadenza il prossimo anno.

In perdita ci sono poi alcuni titoli industriali come Iveco, Prysmian -1,41% e Ferrari -1,02%. Il cavallino rampante soffre la retrocessione di alcuni broker. Hsbc ha ridotto la raccomandazione a ‘hold’, Exane Bnp Paribas a ‘neutral’.

Sono deboli molti titoli finanziari, oggetto di prese di beneficio come Banco Bpm -1,61%, Finecobank -1,64%, Mps -1,01%.

Spread stabile, scendono i rendimenti

Chiude in verde la carta italiana, che vede tassi in ribasso e spread in discesa, anche in scia al buon andamento delle aste della mattinata.

Il differenziale tra Btp decennale e Bund di pari durata è indicato in chiusura a 176 punti base, con tassi rispettivamente al 3,93% e 2,17%.

Sono andate bene anche le aste del Tesoro per sei miliardi e titoli a tre e sette anni.

Per i primi il rendimento è sceso al 3,24%, in calo di 51 punti base rispetto all’asta precedente con un rapporto di copertura di 1,56 volte l’importo offerto. Per il Btp a 7 anni il tasso è sceso al 3,63% (-44 punti base) e il rapporto di copertura è stato 1,54 volte l’importo offerto.

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