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BLOG ADVISE ONLY – Grecia al referendum, le conseguenze del Si’ e del No sui risparmiatori

BLOG ADVISE ONLY – Il referendum indetto dal governo Tsipras apre le porte a diverse possibilità: se vincesse il Sì ci sarebbe molta incertezza politica nel Paese, ma i mercati tirerebbero un sospiro di sollievo – Se vincesse il No diventerebbe assai probabile l’uscita della Grecia dall’euro e alto il rischio di contagio – Ma ecco gli effetti sul risparmio

BLOG ADVISE ONLY – Grecia al referendum, le conseguenze del Si’ e del No sui risparmiatori

Dopo mesi di negoziati, e dopo aver rifiutato l’ultima proposta dei creditori, la Grecia ha indetto un referendum per domenica 5 luglio: saranno i cittadini a decidere se accettare oppure no le riforme fiscali e strutturali che consentirebbero di sbloccare il pacchetto di aiuti (ecco il testo dell’accordo proposto dai creditori).

Nel frattempo, gli sportelli delle banche sono chiusi e la Borsa di Atene anche. La Grecia, alla fine, è stata costretta a imporre misure di controllo sui capitali. Le Borse europee, nel frattempo, non sembrano gradire: l’indice Euro Stoxx 50 segna -3,80% al momento della redazione di questo post.

La situazione della Grecia

Il 30 giugno scade il finanziamento di €1,5 miliardi del Fondo monetario internazionale. A meno che non accada un miracolo, la Grecia non ha denaro per ripagare il creditore (che potrebbe non dichiararlo subito insolvente dal punto di vista giuridico – in sostanza il FMI potrebbe solo “rimarcare e sollecitare” il pagamento, da effettuare entro fine luglio). Ora, fare default su un prestito del FMI è davvero una pessima idea: ciò potrebbe avere ripercussioni dirette sulla liquidità che la Grecia riceve dalla BCE, dato che quest’ultima potrebbe decidere di “chiudere i rubinetti”.

Infatti, la Grecia non è minimamente autosufficiente in termini di liquidità necessaria a mandare avanti l’ordinaria amministrazione di uno Stato. I depositi bancari sono crollati, passando da €164 a €130 miliardi nel giro di sei mesi. Il fenomeno ha subìto un’accelerazione nelle ultime settimane (una vera e propria corsa agli sportelli) e ciò ha portato alla decisione del governo greco di chiudere gli sportelli bancari.

Il sistema bancario greco dipende crucialmente dalla BCE, che fornisce denaro attraverso laEmergency Liquidity Assistance (ELA). La BCE ha già posto un limite alla quantità di denaro che le banche greche possono ricevere. E ha il potere di interrompere l’ELA, se 2/3 dei ventuno membri del consiglio che governa la banca centrale votano in tal senso. Ciò potrebbe accadere, dopo un default nei confronti del FMI. In tal caso, la Grexit sarebbe probabile.

Se invece ciò non accade, si temporeggerà fino al referendum di domenica, nell’attesa del risultato. La chiusura di banche e Borsa serve per limitare i danni in una situazione molto delicata.

Il referendum ha due possibili risultati:

  .  vince il sì – vi sarebbe lo sblocco degli aiuti finanziari, la cui portata è limitata; inoltre Tsipras (che è sostanzialmente per il no, in quanto giudica umilianti le richieste al popolo greco) potrebbe anche essere spinto a dimettersi e nel giro di pochi mesi ci ritroveremmo nuova confusione politica e incertezza sulla solvibilità della Grecia (ndr: l’incertezza non c’è, la Grecia è chiaramente insolvente da qualunque angolazione la si osservi);

  .  vince il no – difficile immaginare con quale escamotage tecnico-politico la Grecia possa rimanere nell’Unione Monetaria, visto che nella sostanza darebbe a Tsipras mandato per uscire dall’euro; il default della Grecia è praticamente sicuro sulla scadenza del 20 luglio; a quel punto, tecnicamente insolvente, la Grecia non avrebbe più diritto all’ELA.

Se vincesse il no, e ci fosse una Grexit, difficilmente le cose resterebbero uguali per gli altri Paesi Periferici dell’eurozona. I movimenti anti-euro ne riceverebbero una forte spinta positiva. Forse assisteremmo a una transizione di fase per l’eurozona.

Va però detto che in Grecia la maggioranza della popolazione è a favore della permanenza nell’area euro (anche se c’è chi dice di no). Vi sono forti spinte in tal senso a livello internazionale: il presidente statunitense Barack Obama sabato ha dichiarato “L’Europa resti unita”.

Le conseguenze per i risparmiatori

Inutile fare la morale a Tsipras, al FMI e ai leader politici europei per la loro condotta dissennata. Prendiamolo come un triste dato di fatto e badiamo alle possibili conseguenze sui mercati finanziari e sui risparmiatori.

  1.  Vince il sì – Resta secondo noi lo scenario più probabile, nonostante tutto. Vi sarà un verosimile sospiro di sollievo da parte dei mercati, con rimbalzo dei risky asset, ma perdurerà comunque un clima di incertezza e volatilità, perché la situazione nell’Eurozona sarebbe solo tamponata, e non risolta strutturalmente, dato che la Grecia resterebbe bisognosa di un nuovo consistente piano di aiuti finanziari.

  2.  Vince il no – sarebbe molto probabile un calo generalizzato degli attivi rischiosi, con buone performance degli investimenti considerati difensivi in queste situazioni: oro e metalli preziosi in generale, obbligazioni in divisa forte (ad esempio in USD e Yen). Potrebbe anche verificarsi un rapido e violento contagio, con diffusione di panico e sell-off in stile crisi Lehman, sebbene la BCE si dichiari pronta a fare il possibile per arginare effetti nefasti. Sull’argomento si è pronunciato anche il ministroPadoan, il quale si mostra fiducioso che non vi sarà contagio – speriamo non siano le “ultime parole famose”.

In termini di esposizione finanziaria, quella dell’Italia rispetto alla Grecia è quantificata in 65 miliardi di euro(inclusivi prestiti bilaterali, Efsf, Esm, ELA), ma il problema non è tanto questo, quanto la possibile diffusione della paura sui mercati finanziari, con vendita dei titoli di Stato italiani. Il rischio sistemico è peraltro in crescita: guardate l’andamento calante (direzione burrasca) del nostro Barometro del rischio relativo all’Europa.

In questi casi la prudenza è d’obbligo. Noi abbiamo da settimane ridotto l’esposizione agli attivi rischiosi sia nell’asset allocation dei Portafogli Premium che in quella dei Portafogli Express. Per i più pessimisti, resta valido il portafoglio anticrisi Euro Tsunami, e per i più ottimisti, Euro OK.

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