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Biografie d’artista: Henry Moore, la scultura come figura antropomorfa

La scultura di Moore è qualcosa che riesce a far vibrare anche le emozioni più timide, la sua rotondità sembra voglia proteggere dalle asperità della vita, i suoi vuoti non sono altro che gli spazi dove rifugiarsi dalle paure, tutto è un’armonia meravigliosa.

Biografie d’artista: Henry Moore, la scultura come figura antropomorfa

Una scultura è come una persona, non bisogna vederla solamente in mostra. Dovrebbe essere valida sempre: quando splende il sole e quando c’è il temporale, in pubblico e in privato” disse un giorno Henry Moore.

L’artista risiedeva a Much Hadham, nello Hertfordshire dove vi costruì casa e laboratorio.

Moore una volta finite le opere ama girarci attorno come attorno ad un albero da frutta. Una sua stessa opera  “l’Arciere” l’aveva chiamata così perchè la gente era convinta di vederci un uomo con arco e freccia. La sua abilità di scoprire sempre nuove forme, partendo da tronchi nodosi o cavalli al pascolo era più che sufficente per ispirarlo. Non ne parliamo dei corvi… che per vederli pomposi e ondeggianti, gettava loro pezzetti di carne. Osservava anche rinoceronti, molto più “meravigliosi” dei cigni a suo parere. Un modo decisamente monumentale di vedere la natura.

Ma la sua visione plastica è sempre stata concentrata sulla figura umana, che si ritrova nella sua scultura sotto forma di varianti alla prima, “l’arte non fa che muoversi attorno ad essa” affermava con grande convincimento.

Sono numerose le figure monumentali di Moore, spesso copiate da altri artisti, ma pur simili nessun artista è mai riuscito a copiarlo, nessuno mai potrà emozionare come la sua plasticità, a volte anche angosciante, come fosse rinchiusa dentro ad un enigma.

Figlio di un minatore, nacque nel 1898 a Castleford un centro vicino a Leeds ed era settimo di otto figli. Vivevano in una modesta casa e la sua passione era principalmente osservare ciò che lo circondava, un po’ tutto, cose, animali, natura e le persone con il loro modo di fare o di muoversi.

Un giorno, recuperò da cave abbandonate dell’argilla fine e cominciò a modellare delle figure, ispirandosi a ciò che aveva visto in una chiesa gotica, ossia figure in pietra che posavano su delle tombe.

Partì poi per la prima guerra mondiale, rientrato decise di andare a Londra per imparare a disegnare e plasmare l’argilla. La città conquisto non poco questo giovane ragazzo dello Yorkshire; ogni giorno visitava musei, e più una scultura era possente più veniva coinvolto. Una borsa di studio gli consentì di trascorrere sei mesi in Italia, che gli servì moltissimo per completare la sua formazione artistica. Definì Michelangelo il suo maestro, mentre segnava ogni cosa sul suo blocco degli schizzi: sculture presenti nelle chiese e opere esposte nelle gallerie.

Tornato in Inghilterra andò a insegnare al Royal College of Art che però lo giudicarono un po’ troppo anticonvenzionale, perciò decise di lasciare il College per andare in quello di Chelsea che aveva un indirizzo più moderno.

Nel 1928 tenne la sua prima personale in una galleria di Londra, ma non vendette nulla. Le sue sculture vennero definite “mostruose e anormali”, ma nonostante le critiche non si scoraggiò mai. Nel periodo delle vacanze estive si trasferiva a Canterbury dove scolpiva sculture in legno o pietra circondandosi solo dalla natura e magari canticchiando canzoni militari. Era di carattere molto sociale ed allegro e spesso a casa sua si riunivano artisti di ogni genere.

Nel 1929 si sposò con una ragazza, sua studentessa, di origini russo-polacche da cui ebbe una figlia, Mary. Questo periodo di felicità regalò a Henry anche un momento artistico di grande bellezza.

Le sue sculture apparentemente “esagerate” ed “immobili” se ci si gira attorno ci si accorge che sono vive e che chiedono una partecipazione. Sono attori animati. Quando si trovava nel suo studio, indossava un grembiulone blu , mescolava il gesso in una ciotola e imasta la massa fino a diventare un blocco, da qui poi nascevano le sue prime forme in gesso. Le posava sul tavolo, ci girava attorno le arrotondava e le “feriva” con ferri da dentista, e a poco a poco arrivava il bozzetto di quella che sarebbe stata la scultura da realizzare in forma monumentale. Mentre quelle in pietra erano quasi sempre di piccole dimensioni.

La sua vera fama iniziò quasi subito dopo la guerra e proseguì costantemente negli anni, nel 1948 la Biennale di venezia gli assegnò il primo premio internazionale per la scultura.

L’opera più amata dall’artista era la figura del Lincon Center, un’opera fusa in ben 65 sezioni e secondo il suo pensiero “La scultura insegna alla gente a servirsi del proprio senso innato della forma, a migliorare l’ambiente in cui vive, a rendere meravigliosa la vita!“.

Alcune sue sculture sono considerate tappe fondamentali dell’arte moderna, come la figura femminile sdraiata all’ingresso del palazzo dell’UNESCO a Parigi…

…o la statua “a lama di coltello” alta quasi tre metri posta sul promontorio del Golden Gate a San Francisco, per non parlare delle due distinte figure sdraiate, alte oltre 5 metri al Lincon Center di New York.

Una sua mostra a Houghton Hall, Norfolk, Inghilterra 
2 Maggio – 29 Settembre 2019

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