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Bestseller? Ci vuole l’editor giusto

Il business dei libri è molto semplice: per avere successo ci vuole almeno un bestseller all’anno – Ma per crearlo occorre l’editor giusto, che è però una figura alatamente professionale di talento molto raro e certamente non trasmettibile – Il caso di Alexandra Alter e quello di Julie Strauss-Gable

Bestseller? Ci vuole l’editor giusto

Una persona da seguire

Prima di tutto vi vogliamo presentare Alexandra Alter che si occupa di libri e di editoria libraria da molti anni: dal 2009 al “Wall Street Journal” e da metà 2014 al “New York Times”. Non c’è fatto o evoluzione di un qualche significato dell’industria libraria americana che sia sfuggito o sfugga alla sua analitica attenzione e non riceva un articolo importante, a sua firma, sulle pagine “Cultura“, nell’edizione del venerdì del quotidiano di New York, o nelle sezioni “Business/Media & Technology“.

Ogni settimana interviene, ospite di Pamela Paul, sul podcast del “New York Times Book Review” con aggiornamenti e novità dal mondo dei libri. Grazie ai suoi interventi, fenomeni come il self publishing, la fan fiction, gli audiolibri, i big data, l’emersione del lettore ibrido e altri movimenti sotterranei di un’industria che sta subendo un cambiamento strutturale, sono diventati patrimonio collettivo e vengono discussi nei talk show e sul web. Al pari del compianto David Carr, il media columnist della “Gray Lady”, prematuramente scomparso lo scorso febbraio il cui blog “The Media Equation” era lo stato dell’arte di un giornalismo critico, onesto, garbatamente penetrante e privo di ogni irritante assertività à la Krugman, Alexandra Alter è un “influencer” come potrebbe esserlo un autorevole think-thank. Abby Goodnough, educational reporter del NYTimes dal 1999, ha descritto bene il talento di Alexandra Alter:

“Ecco alcune delle cose che apprezzo di più in lei – ha scritto –: la sua giocosa curiosità, il suo spiccato senso dell’umorismo e la sua calma imperturbabile. È super-intelligente, un’intellettuale che ama andare a fondo alle cose e, naturalmente, ha un sacco di buone letture alle spalle”.

Alexandra Alter è nata a Ryad in Arabia Saudita dove è cresciuta. Si è laureata in giornalismo e religione alla Columbia University di New York nel 2001. Vive a Brooklyn con il marito e le due figlie. Oltre ai libri si occupa di religione.

L’arte del bestseller

Il business dei libri è molto semplice: bisogna pubblicare almeno un bestseller all’anno. Se non ce ne sono, la sostenibilità dell’attività  è a rischio. La ricerca del bestseller è diventata ancor più ossessiva nel nuovo scenario dei media digitali, dove l’effetto network si dispiega con una efficienza e una rapidità sconosciuta al tempo dei mass-media.

Nessun grande editore o studio o etichetta musicale pensa che la teoria della coda lunga di Chris Anderson sia quella giusta per remunerare gli azionisti e tenere alta la capitalizzazione dell’impresa. Piuttosto è la teoria rivale, quella della studiosa di Harvard Anita Elberse, che è nei loro pensieri: l’economia di un’impresa editoriale moderna si basa sui blockbuster. Il libro della Elberse ha già nel suo titolo la missione di un’impresa editoriale che si rispetti: Blockbusters: Hit-making, Risk-taking, and the Big Business of Entertainment. E non è un caso che il libro sia diventato un bestseller nel settore della saggistica. Facile a dirsi, ma difficile a realizzarsi il programma della Elberse.

Il punto è che nessuno sa come si fabbrica un bestseller che sia un libro, un film o un album. Gli analisti di Goldman Sachs riescono a prevedere le vendite di un qualsiasi merce o servizio con uno scostamento irrilevante tra stime e consuntivo, ma quando vengono chiamati a stimare il risultato di un libro, di un film o di un album alzano bandiera bianca. Quelli della Disney, che è una fabbrica di bestseller, negli ultimi tre anni hanno toppato due film con una perdita di 400 milioni di dollar. Anche il recente Tomorrowland, una produzione molto ambiziosa costata 180 milioni di dollari, ha ricevuto un’accoglienza molto fredda dagli spettatori nella prima e decisiva settimana di proiezione. Frozen, che è stato il più grande successo di tutti i tempi dell’azienda di Topolino, ha lasciato a bocca aperta gli executive della Disney, sbalorditi dai numeri che comparivano sui loro fogli di Excel. Lo stesso Bob Iger ha emesso varie espressioni di meraviglia parlando del film e della Disney Animation.

Il compianto David Carr si era persuaso che solo Netflix potesse avere la formula del blockbuster in forza della capacità di interpretare i dati sui comportamenti dei suoi abbonati e di ricavarne le tendenze di gusto e di desiderio. Ma poi abbiamo visto che anche Neflix è fallibile, la sua maxi produzione Marco Polo non ha granché impressionato quel pubblico che lo aveva lasciato intuire come un possibile blockbuster.

Una conferma in più che l’arte di costruire blockbuster ricade nel territorio del “mistico” che Ludwig Wittgenstein non riteneva minimamente indagabile con gli strumenti della logica.

La figura dell’editor

Una delle poche figure che può avventurarsi in questo territorio “mistico” per tornarne con un bottino è l’editor, cioè quella figura alta della professione editoriale che, come uno scultore, sa riconoscere le potenzialità di un materiale, lo prende in carico in forma ancora grezza, e molte volte involuta, e sa come lavorarlo per farne qualcosa che possa strappare uno “wow”. L’editor è ancora una figura piuttosto negletta, poco esposta al grande pubblico e spesso scomoda, ma indispensabile per la costruzione di un bestseller.

Alexandra Alter, in questo articolo dal titolo Her Stinging Critiques Propel Young Adult Best Sellers pubblicato sul NYTimes, mostra come lavora e che cosa riuscita a fare Julie Ellyn Strauss-Gabel, editor di libri per ragazzi e giovani adulti alla casa editrice Dutton Children’s Books del gruppo Penguin-Random House. Nel mese di aprile 2015 cinque dei dieci titoli della “New York Times Best Seller list” dei libri per ragazzi avevano avuto la Strauss-Gabel come editor. Nel complesso sono 22 i libri da lei supervisionati ad essere entrati nella classifica dei bestseller del NYTimes nel comparto ragazzi e adolescenti. Questa signora di 43 anni cresciuta a New York, figlia di un fotografo forense e di una insegnante di economa domestica, sa come costruire un bestseller che sappia andare oltre il pubblico di riferimento, quello degli young adults, per impattare i lettori di ogni età.

Una bella notizia indubbiamente, ma anche triste perché si tratta di un arte non trasmettibile. Alexandra Alter spiega perché Julie Ellyn Strauss-Gabel è così speciale.

Buona lettura, soprattutto ai giovani che intendano intraprendere una carriera nell’editoria e nei libri.

* * *

Ne vale la pena

John Green ricorda ancora le parole con cui il suo editor, Julie Strauss-Gabel, commentò la prima stesura di Colpa delle stelle. La critica iniziava così: “È stato molto piacevole leggere questo romanzo ambizioso e promettente” e nelle altre venti pagine lo faceva a pezzi, come racconta lo stesso Green. “Le sue lettere editoriali sono famose perché ti fanno piangere e ti mettono l’ansia. Sono veramente lunghe, dettagliate e a dir poco severe”.

Una delle sue frecciate più memorabili riguardava una scena il cui climax grottesco ricordava “le peggiori fan fiction di John Green”. Green capì che sarebbe stato opportuno riscrivere il finale del suo ultimo libro, ma il suo ego non soffrì in vano, perché la versione riveduta e corretta di Colpa delle stelle, una storia d’amore tra due adolescenti malati di cancro, è diventata un grande successo.

Sono passati tre anni, ma il libro è tuttora un bestseller e ne sono state stampate ben 18,5 milioni di copie in tutto il mondo. Ne è stato tratto anche un film, a cui è seguita un’ondata di romanzi realistici e attuali, che stanno rivoluzionando gli schemi della letteratura per ragazzi dopo oltre dieci anni di maghi, vampiri e lupi mannari.

Firmato Willy Wonka

Nel mondo fatato dei libri per l’infanzia, si può dire che ricevere una lettera da Julie Strauss-Gabel, editore di Dutton Chidren’s Book, sia come trovare un biglietto d’oro: regala il privilegio di accedere alla fabbrica del cioccolato di Willy Wonka, ovvero l’opportunità  di ottenere il plauso della critica e dei lettori.

Julie scrive di rado, ma le sue lettere sono davvero taglienti ed è lei stessa ad ammetterlo “so di essere particolarmente esigente, ma è più forte di me, sono fatta così. Se un libro non mi piace lo scarto e basta”.

Per farsi un’idea del suo fiuto per i talenti e della sua capacità di valorizzarli basta guardare la classifica dei bestseller per ragazzi del “NewYork Times” del mese di aprile 2015, in cui i romanzi Dutton occupano cinque posizioni fra le prime dieci (in totale la Strauss-Gable ha pubblicato 22 dei bestseller del “New York Times”).

Il boom della narrativa per adolescenti

Con la sua squadra di autori di successo, questa donna è diventata abbastanza influente da guidare il boom dei romanzi per ragazzi, un fenomeno che sta trasformando l’editoria, ma anche le abitudini di lettura degli americani.

Negli ultimi dieci anni le casi editrici sono state colpite dal calo delle vendite e dalla crisi delle librerie, per non parlare dalla guerra dei prezzi nel campo degli ebook, ma i libri per bambini, in compenso, vanno a gonfie vele: tra i bestseller cartacei dell’anno scorso, otto libri su dieci erano per bambini o adolescenti, lasciando Bill O’Reilly e Gillian Flynn come rappresentati solitari della letteratura per adulti. Nel 2014, infatti, secondo l’Association of American Publishers, i ricavi dei libri per ragazzi e bambini sono aumentati del 21% rispetto all’anno precedente, mentre le vendite di narrativa e saggistica per adulti hanno subito un calo dell’1,4%.

Quanto alla Strauss-Gable, un gusto anticonvenzionale e la passione per le voci letterarie più stravaganti le hanno permesso di scovare alcune fra le più grandi stelle nascenti della letteratura per ragazzi e di aiutarle ad esprimersi al meglio.

Oltre a Green, che ha pubblicato più di trenta milioni di copie in tutto il mondo, l’editor ha “allevatosuccessi come la serie Matched, di Ally Condie, che ha venduto 3,3 milioni di copie tra Stati Uniti e Canada. Inoltre ha lanciato autori come Nina LaCour, Stephanie Perkins e Andrew Smith, che è stato meritevolmente paragonato a Kurt Vonnegut per il romanzo surrealista Grasshopper Jungle.

Anche gli autori per adulti hanno iniziato a ronzarle attorno, come John Grisham e Meg Wolitzer, che hanno pubblicato diversi romanzi con Dutton.

“Quando Julie compra un libro, di fatto sta comprando l’autore e la sua carriera” dice Don Weisberg, presidente del gruppo Penguin Young Readers, che controlla ben dieci edizioni per l’infanzia, fra cui Dutton.

Colpa delle stelle

 “L’editoria sembra aver dimenticato i rapporti a lungo termine di una volta, eppure Julie mi ha dedicato molto tempo, prima ancora che iniziassi a ottenere un profitto”, spiega Green, “non ho mai scritto un libro senza di lei, non ne sarei capace”.

La rapida ascesa dello scrittore statunitense rispecchia, sotto diversi aspetti, il forte impatto della letteratura per ragazzi sulla cultura contemporanea. L’anno scorso Colpa delle stelle ha avuto un successo inarrestabile, le librerie creavano intere sezioni dedicate a John Green, magari vicino alla cassa, e il film, la cui colonna sonora è ormai famosa, ha incassato $125 milioni solo negli Stati Uniti. Il romanzo, tra la versione rilegata e il tascabile, è stato uno dei tre bestseller di maggior successo del 2014, secondo “Publisher Weekly”.

Nella sua ultima relazione finanziaria, Penguin Random House, che controlla quasi 250 edizioni in tutto il mondo, ha dichiarato che Colpa delle stelle è stata una delle migliori pubblicazioni del 2014, aggiungendo che “i grandi bestseller, specialmente quelli per ragazzi” hanno contribuito a un aumento del 25% dei ricavi della società.

Anticipando l’uscita dell’adattamento cinematografico di un altro romanzo di John Green, Città di carta (2008), Dutton ha stampato un altro milione e mezzo di copie del libro, con immagini tratte dal film. Il dato è considerevole, se messo a confronto con il titolo per adulti più atteso dell’anno, ovvero Go Set a Watchman, il secondo romanzo di Harper Lee, che partirà con due milioni di copie.

Il venir meno del confine tra narrativa per ragazzi e narrativa per adulti

La narrativa per adolescenti è decollata tra gli anni ’60 e ’70 con i grandi successi di Judie Blume, S.E. Hinton e Lois Duncan, mentre la categoria dei libri per bambini ha cominciato a espandersi e a evolversi rapidamente alla fine degli anni ’90. Il successo dirompente di J.K Rowling con la saga di Harry Potter, che ha conquistato una marea di adulti e ad oggi ha venduto più di 450 milioni di copie in tutto il mondo, ha aperto la strada ad altri bestseller di vario genere, che si sono susseguiti uno dopo l’altro (Twilight, Shadowhunters, Hunger Games, Divergent), accompagnati da fortunati adattamenti hollywoodiani che hanno avvicinato i lettori più grandi alla letteratura per ragazzi.

In sostanza, il confine tra libri per adulti e libri per adolescenti sta diventando sempre più indefinito e gli stessi autori hanno iniziato a sperimentare trame inquietanti e strutture narrative complicate. Secondo un recente studio di Nielsen Books & Consumer, nel 2014 gli adulti di età compresa tra i 18 e i 44 anni hanno costituito il 65% degli acquirenti di libri per ragazzi: il 44% di loro erano uomini, in aumento rispetto al 31% del 2012, e il 65% ha ammesso di aver comprato i libri per sé.

Siccome la letteratura per ragazzi sta suscitando interesse anche al di fuori della sua naturale categoria demografica, in molti hanno iniziato a chiedersi, soprattutto in rete, se le letture per ragazzi possano effettivamente risultare edificanti anche per un adulto: c’è chi ne vede l’espansione come una potenziale minaccia alla cultura letteraria americana, anche perché ormai molti adulti non leggono altro. Spiega Carl Kulo, direttore dell’analisi editoriale presso Nielsen:

Questa tendenza ha cambiato radicalmente le dinamiche del mercato. Abbiamo assistito a un declino della letteratura per adulti in corrispondenza della crescita di quella per ragazzi.

Non è un caso che molti scrittori famosi stiano sgomitando per accaparrarsi una fetta del nuovo mercato e la lista degli autori che stanno cercando di estendere il loro marchio è già bella lunga e in continua crescita: James Patterson, Harlan Coben, Jodi Picoult, Sophie Kinsella, Carl Hiaasen, David Baldacci e John Grisham, per citarne alcuni.

“I libri che parlano di adolescenti sono molto richiesti”, sostiene Meg Wolitzer (autrice di Belzhar, un romanzo per ragazzi pubblicato l’anno scorso da Dutton), che ha già firmato un contratto per altri due libri con la Strauss-Gable, e aggiunge che “oggi la letteratura per ragazzi è così strana, varia e interessante che non sarebbe giusto generalizzare”.

La formazione di Julie Strauss-Gable

La quarantaduenne Julie Strauss-Gable ricorda ancora il momento esatto in cui capì che i libri per bambini potevano essere sofisticati e complessi quanto quelli per adulti. Era in terza media e leggeva già libri per grandi, quando l’insegnante di scienze lanciò una sfida alla classe, promettendo qualche credito scolastico in più a chi avesse saputo rispondere a una semplice domanda: “dov’è il Polo Est?”.

Julie rimase assai perplessa, poi scoprì che la domanda era tratta da Winnie the Pooh e lo lesse per la prima volta. “Fu una vera e propria rivelazione. Adoro quel libro, è un classico straordinario”. Venticinque anni dopo, grazie a quella che per lei è stata “una fortuna pazzesca”, è diventata la numero uno di Dutton, la casa editrice che pubblica Winnie the Pooh negli Stati uniti.

Julie è cresciuta a White Plains, nello stato di New York, dove suo padre faceva il fotografo forense e sua madre insegnava economia domestica; si è laureata in Letteratura Inglese al prestigioso Amherst College, dove ha conosciuto suo marito, David Matthew Feldman, autore di testi per  famosi programmi americani per bambini in cui si esibisce come burattinaio; oggi vivono a Bedford Hills, nello stato di New York, in una casa allegra e caotica, con una figlia di cinque anni e un figlio di nove.

Fin dai tempi del college, quando gli altri studenti si misuravano con Proust e Tolstoy, Julie aveva un’autentica passione per le storie per bambini: frequentò un corso di letteratura per l’infanzia e un seminario sui fratelli Grimm e nella sua tesi approfondì la questione dell’impiego e della funzione delle figure retoriche nelle fiabe; dopo essersi laureata in pedagogia ad Harvard, dove seguì corsi di letteratura comparata e demologia, trovò il suo primo lavoro nel campo dell’editoria presso la newyorchese Hyperion Books for Children; nel 2011, infine, approdò alla Dutton e si capì fin da subito che con lei le cose sarebbero cambiate: tanto per cominciare, ridusse la lista annuale delle pubblicazioni da 50 titoli per bambini di tutte le età a 10 libri, focalizzando l’attività della casa editrice sulla narrativa di qualità per adolescenti. Un bel cambiamento, se si considera che fino a vent’anni fa, come ha ammesso lei stessa, “a nessuno sarebbe mai saltato in mente di pubblicare libri per bambini senza figure”.

Di persona la Strauss-Gable non è per niente terrificante o minacciosa come le sue leggendarie lettere editoriali. Nel suo ufficio ha una collezione di oggetti di Winnie the Pooh, tra cui peluche e vecchi libri a figure. Ha un tono pacato, ma trasmette un entusiasmo contagioso, soprattutto quando parla del successo dei suoi autori, per i quali prova un orgoglio quasi materno, infatti considera la sua prole letteraria come una specie di famiglia allargata. Si sente spesso con Green, anche tutti i giorni se è molto preso da un nuovo romanzo “di sera la chiamo e le leggo quello che ho scritto”.

Il rapporto con gli scrittori

Come cuccioli esasperati, a volte gli scrittori si lamentano delle sue pretese eccessive. Qualche anno fa, a Los Angeles, in occasione di una cena in onore di Judie Blume, la grande dame della narrativa per adolescenti, alcuni autori di Dutton si sedettero allo stesso tavolo e la conversazione si spostò rapidamente sulle lettere del boss.

“La cena si trasformò in una terapia di gruppo su Julie e le sue critiche”, racconta il romanziere Adam Gidwitz, “legge il libro e poi ti dice tutto quello che fa schifo, ma i suoi consigli sono davvero illuminanti”.

Da bravo editore, la Strauss-Gable supervisiona ogni fase della produzione dei libri: dal manoscritto, che revisiona meticolosamente, alla progettazione della copertina e alla scelta degli slogan pubblicitari (nel caso di Colpa delle stelle, ad esempio, insistette fino all’ultimo sulla precisa sfumatura di blu del titolo e sullo stile dei caratteri, che dovevano essere vaporosi e ricordare una scritta fatta a mano) e spesso segue cinque manoscritti alla volta, pur avendo un solo redattore all’interno della sua équipe. Ammette Jodi Reamer, agente letterario di Writers House che rappresenta John Green e Ally Condie:

Quando lavoro con Julie ho la certezza che il libro sarà fantastico ha il potere di trasformare l’autore in un marchio e di fargli raggiungere un livello a cui pochi si permettono di aspirare.

Un genere divenuto molto affollato

Negli ultimi tempi, però, il settore è diventato sempre più competitivo. L’anno scorso negli Stati Uniti sono stati pubblicati quasi 12.900 libri per ragazzi, rispetto ai quasi 6.000 del 2004 (secondo Bowker, una società che rileva l’andamento del settore editoriale).

Ormai non passa settimana senza che qualche nuovo romanzo per adolescenti sia etichettato come il nuovo Harry Potter o Hunger Games e come se non bastasse ogni grande successo è seguito da un fiume di imitazioni.

“Si passa dai vampiri, alla distopia, al romanzo contemporaneo, al fantasy”, spiega la Strauss-Gable, “non mi piace quando gli autori pretendono di scrivere libri che assomigliano ai bestseller del momento, è proprio a questo punto che le mode stufano”.

Anche se sono pochi (quest’anno Dutton pubblicherà solo otto titoli) i libri della Strauss-Gable sono sorprendentemente diversi (dalla fantascienza, alla distopia, al thriller psicologico, al realismo sociale) e sebbene l’editore preferisca generalmente la narrativa realistica e contemporanea, di recente ha acquistato anche biografie e saggi. L’opinione di Julie è che

Siamo in un’epoca in cui la narrativa per ragazzi può essere finalmente reinventata ed è il pubblico stesso a sentirne la necessità. Nessuno ha il diritto di stabilire ciò che può o non può essere detto in un libro per bambini.

L’intuizione di un bestseller

Infatti le è capitato di intravvedere un certo potenziale in manoscritti che non sarebbero interessati a nessuno, come quando l’agente letterario Sarah Burnes le inviò un capitolo del primo libro di Adam Gidwitz, alcuni anni fa. La prima stesura aveva grossi problemi “era un libro illustrato in cui i bambini sono decapitati dai loro genitori” racconta Gidwitz, che all’epoca faceva il supplente a Brooklyn.

Tuttavia, la Burnes sapeva bene che Julie era una fan delle fiabe di paura e pensò che avrebbe apprezzato la storia proprio in virtù della sua stranezza. Quando i tre si incontrarono l’editor disse a Gidwitz che il libro così com’era non aveva alcuna possibilità di sfondare, ma gli suggerì di riscriverlo in modo tale da trasformarlo in un romanzo per bambini più grandi. Si offrì di leggerlo e di dargli alcuni suggerimenti, senza promettere di pubblicarlo, e un anno e tre devastanti stesure dopo finì per comprarlo.

Il romanzo in questione, A Tale Dark & Grimm, è diventato una trilogia di bestseller ed è stato inserito da “Publishers Weekly” e dallo School Library Journal nella classifica dei dieci migliori libri per bambini del 2010.

Gidwitz ricorda ancora perfettamente i discorsi di incoraggiamento della Strauss-Gable. Non solo sperava che fosse un bestseller, ma voleva renderlo un classico per l’infanzia e si poneva l’obiettivo di creare un’opera che non andasse mai fuori catalogo. “Punta veramente in alto”, ha commentato Gidwitz, aggiungendo che quelle lettere gli fanno così paura che ne è diventato dipendente:

Ogni volta che ne ricevo una cado in una specie di depressione, con fasi ben precise: il primo giorno vado su tutte le furie; il secondo giorno mi metto a piangere, penso che abbia ragione lei e che sono uno scrittore orribile; il terzo giorno mi dico che non sono così male come scrittore, ma non riesco a scrivere; alla fine, il quarto giorno mi metto all’opera.

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