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Berlusconi: nel 2013 grande coalizione

Immediato il no di Bersani per il Pd alla proposta lanciata dal Cavaliere che vedrebbe bene una prosecuzione della presidenza Monti dopo le politiche – L’ex premier è preoccupato dai sondaggi negativi per il Pdl ed è sempre meno convinto che Alfano possa essere il futuro candidato – Intanto alle amministrative ci metterà il meno possibile faccia e quattrini.

Berlusconi: nel 2013 grande coalizione

Sarà perchè non è più a Palazzo Chigi, sarà per i sondaggi sfavorevoli, ma Silvio Berlusconi sembra preoccupato di neutralizzare il più possibile gli effetti di future elezioni. Non soltanto di quelle amministrative che si terranno a maggio. Ma anche e soprattutto di quelle politiche del 2013. E così – se per le amministrative ha già fatto sapere di non aver intenzione di metterci nè la faccia nè i quattrini, preferendo, dove possibile, incentivare liste civiche per ora aggiuntive – per le politiche ha ieri avanzato da Bruxelles, dove si trova per una riunione del Ppe, l’ipotesi di puntare ad una grande coalizione con tutti dentro, magari per prolungare al di là del limite del 2013, la vita del governo Monti. Bersani ha subito detto che non ci sta perchè il Pd ha un’idea diversa della democrazia. E per la Lega la Padania ha accusato Berlusconi di riesumare una sorta di listone fascita del 1924.

Che il concorrente Pd e l’ex alleato Lega siano nettamente contrari è più che ragionevole. Un partito come il Pd non può dire ai suoi elettori: votateci in nome di una prossima alleanza con Berlusconi, sia pure per sostenere Monti. E anche la Lega non può che cogliere l’occasione della proposta del Cavaliere per gridare all’ammucchiata e accusarlo di intendersela con l’ex nemico.

Eppure la nuova strategia di Berlusconi qualche fondamento lo ha. Il Pdl è sempre più in difficoltà. Prima ha provato la linea dello staccare la spina il prima possibile al governo dei tecnici. Poi, dinanzi al favore con il quale l’opinione pubblica ha accolto l’arrivo di Monti, è arrivato il contrordine. Monti, è la tesi del Cavaliere, l’ho scoperto io, gli ho fatto fare il commissario europeo, avrei voluto averlo al posto di Tremonti, e oggi il suo governo non sta facendo altro che realizzare le cose che io avrei voluto fare, ma che non mi hanno permesso di fare. Una posizione nuova, che il suo stesso partito, sempre più diviso, fatica a metabolizzare.

Già, il partito. Ma proprio questo è il cruccio principale di Berlusconi. Aveva puntato su Angiolino Alfano, proponendolo addirittura come candidato premier, ma ora del suo pupillo dice: “E’ bravo ma gli manca un quid. E anche una storia”. E allora meglio cercare di prendere la ruota di chi in questo momento sta andando forte: Monti. Magari proponendo la grande coalizione che piace tanto a Casini con il quale il Cavaliere vorrebbe (anche a costo di dover tornare a fare i conti con Fini) ritrovare l’intesa. Compito difficile perchè i centristi hanno tutto l’interesse a non lanciare ciambelle di salvataggio ad un Pdl in crisi. E poi ci sono tra poco le elezioni amministrative. A Genova e a Palermo il Pdl per ora non è riuscito neanche a trovare i candidati. Un passaggio questo molto difficile. Al punto che Berlusconi ha già fatto sapere di non voler metterci nè la faccia nè i soldi. Anche perchè non ha la netta sensazione che il Pdl non tiri più elettoralmente. E allora? In attesa di fare un nuovo partito con un nuovo nome (“Tutti per l’Italia” è una sigla abbastanza gettonata) dove è possibile si sosterranno i candidati centristi, magari con liste locali.

Ma, quale è e potrà essere l’impatto di questa nuova strategia sul governo Monti? “Timeo Danaos et dona ferentes”, dicevano i romani. E Monti sembra ricordarlo. Tant’è che il presidente del Consiglio, che pure non può che preferire il sostegno parlamentare del Pdl, rispetto alle iniziali titubanze e vere e proprio ostilità, è molto attento a non cambiare la natura del suo governo e del suo mandato. Al punto di schernirsi quando gli si prospetta un orizzonte che vada oltre le prossime elezioni, e cogliere l’occasione del ritorno alla Bocconi per dirsi pronto a completare, dopo l’interruzione per l’attuale incarico istituzionale, il mandato quadriennale di presidente della prestigiosa Università.

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