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Bankitalia: Salvatore Rossi, un atto da vero civil servant

Con la sua rinuncia a ricandidarsi alla Direzione Generale della Banca d’Italia, Rossi è diventato il vero vincitore della battaglia sulle nomine in Via Nazionale e ha compiuto un gesto sempre più raro per questi tempi, che lo ricollega idealmente alle figure migliori della Banca centrale

Bankitalia: Salvatore Rossi, un atto da vero civil servant

Un atto da vero civil servant, secondo cui prima c’è l’istituzione e solo dopo la persona. La nobile lettera con cui Salvatore Rossi ha rinunciato a sorpresa “per senso di responsabilità” a ricandidarsi alla Direzione Generale della Banca d’Italia ha preso tutti in contropiede e sparigliato i giochi per le nomine ai vertici dell’Istituto di Via Nazionale, togliendo dall’imbarazzo lo stesso Governatore Ignazio Visco, pressato dall’assalto alla diligenza dei grillini e dei leghisti.

Sia chi sia il suo successore, il vero vincitore morale della battaglia per il nuovo Direttorio della banca centrale è lui e solo lui, Salvatore Rossi, perché il suo è un atto d’altri tempi ed è un atto da civil servant di alto spessore morale e civile, che lo ricollega idealmente alle figure migliori della Banca d’Italia, da Donato Menichella a Guido Carli e, in tempi più recenti, da Paolo Baffi a Carlo Azeglio Ciampi e a Mario Draghi.

Ma la sua mossa è anche una mossa d’altri tempi perché, in un’epoca in cui uomini senza dignità sono pronti ogni giorno a vendersi non solo per conquistare posti di primo piano ma anche l’ultimo degli strapuntini, sono davvero rari i casi di chi rinuncia agli onori e alle prebende per il bene dell’istituzione che ha lealmente servito.

La rinuncia alla Direzione Generale della Banca d’Italia e di conseguenza alla Presidenza dell’Ivass resterà nella memoria di chi ha davvero a cuore il bene non solo della Banca centrale ma dell’Italia. Oltre alla sostanza del gesto, conta anche lo stile e la forma sobria con cui Rossi lo ha compiuto: senza rimpianti e con il solito sorriso. “La mia contentezza, il mio orgoglio – scrive infatti a chiusura della sua lettera di congedo – è di essere appartenuto a due Istituzioni (come la Banca d’Italia e l’Ivass) in cui i principi della competenza, della serietà, dell’onestà, del senso del servizio pubblico sono stati tenuti nella massima considerazione”.

Ma ci sono altri due passaggi della lettera di Rossi ai dipendenti della Banca d’Italia e dell’Ivass che meritano di essere sottolineati. Il primo è quello in cui il Direttore Generale uscente di Via Nazionale afferma con giusto orgoglio di essersi adoperato perché la Banca “mantenesse la sua natura di istituzione al servizio dell’interesse pubblico, ma cambiasse quando e dove necessario” senza chiudersi in se stessa.

Il secondo è quello in cui Rossi annuncia di volersi dedicare in futuro a “trasmettere quel che ho imparato finora a quante più persone possibile, di ogni età e condizione culturale, attraverso strumenti come l’insegnamento, libri e articoli, interventi sui media”. Con il suo gesto, davvero inusuale, Salvatore Rossi ha dato una lezione a tutti e il cielo sa quanto bisogno ci sia che essa continui a vivere e a propagarsi in altri luoghi e in altre forme.

1 thoughts on “Bankitalia: Salvatore Rossi, un atto da vero civil servant

  1. Come sì giustificare Bankitalia e i suoi dirigenti? È una visione miope di quanto è successo negli ultimi anni ..?..Salvatore Rossi doveva andarsene prima..

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