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Bankitalia: “Lieve ripresa del Pil nel primo trimestre 2023. Alti tassi frenano prestiti”

Dopo due mesi di calo, torna a crescere la produzione industriale – Per le banche italiane impatto Svb e Credit Suisse in Italia contenuto. Il bollettino economico di Via Nazionale

Bankitalia: “Lieve ripresa del Pil nel primo trimestre 2023. Alti tassi frenano prestiti”

Dopo la frenata alla fine del 2022, l’economia italiana dovrebbe tornare ad avanzare nel primo trimestre. È quanto emerge nel consueto bollettino economico della Banca d’Italia. “Secondo i nostri modelli, in Italia l’attività economica sarebbe leggermente aumentata nel primo trimestre del 2023 il quale beneficia della discesa dei corsi energetici e dell’allentamento delle strozzature lungo le catene di approvvigionamento”.

Nei primi mesi dell’anno, ha aggiunto Via Nazionale, sono proseguite la debolezza dell’economia mondiale e quella del commercio internazionale connesse all’incertezza geopolitica e con la persistenza dell’inflazione su livelli elevati nelle principali economie avanzate. Le istituzioni internazionali confermano la prospettiva di un rallentamento del PIL globale per l’anno in corso, seppure meno pronunciato di quanto previsto. Il prezzo del petrolio, in discesa a marzo, è risalito nei primi giorni di aprile, a seguito dell’annuncio del taglio della produzione da parte dei paesi OPEC. In Europa le quotazioni del gas naturale hanno registrato un’ulteriore diminuzione, favorita dai consistenti stoccaggi e dalle temperature miti.

L’economia italiana sostenuta dal manifatturiero

Alla fine del 2022 si è interrotta la fase di espansione dell’economia italiana, soprattutto a causa della contrazione della spesa delle famiglie. Secondo Bankitalia, nel primo trimestre del 2023 la dinamica del PIL sarebbe tornata “lievemente positiva” – beneficiando della discesa dei corsi energetici e dell’allentamento delle strozzature lungo le catene di approvvigionamento – sostenuta dal settore manifatturiero, il quale beneficia della discesa dei corsi energetici e dell’allentamento delle strozzature lungo le catene di approvvigionamento. La spesa delle famiglie sarebbe rimasta debole, a fronte di un’inflazione ancora troppo alta. Proseguirebbe invece l’accumulazione di capitale. Le imprese intervistate tra febbraio e marzo nell’ambito delle indagini di Bankitalia segnalano che le condizioni per investire sono divenute meno sfavorevoli.

La dinamica delle esportazioni italiane, rafforzatasi nell’ultimo trimestre dello scorso anno, si è mantenuta positiva all’inizio del 2023. Il conto corrente è tornato in attivo alla fine del 2022, riflettendo il forte calo dei prezzi delle materie prime energetiche.

L’inflazione rallenta, ma quella di fondo rimane elevata

Dopo aver raggiunto un picco alla fine dello scorso anno, l’inflazione al consumo ha iniziato a ridursi mentre è aumentata quella di fondo. Il calo ha riflesso l’attenuazione della componente energetica. Su questa ha inciso soprattutto la riduzione dei prezzi di elettricità e gas, a sua volta determinata dalla flessione delle quotazioni all’ingrosso (tornate sui livelli antecedenti l’invasione dell’Ucraina) e dalle misure di sostegno all’economia approvate con la legge di bilancio per il 2023. Proseguono i segnali di un allentamento delle pressioni inflazionistiche nelle attese delle famiglie e delle imprese.

Consumi delle famiglie stabili a inizio 2023

I consumi delle famiglie sono “stazionari” nei primi mesi del 2023 dopo il deciso calo di fine 2022. La spesa per consumi – si legge nel documento – è decisamente diminuita nel quarto trimestre, riflettendo l’impatto negativo dell’inflazione sul potere di acquisto delle famiglie, seppure in parte mitigato dagli interventi governativi. Nel quarto trimestre la spesa si è contratta rispetto al terzo (-1,6%), tornando poco al di sotto del livello prepandemico.

Alti tassi d’interesse frenano i prestiti

Via nazionale nel suo documento si sofferma sul rialzo dei tassi di interesse, responsabile della frenata – nei mesi a cavallo fra il 2022 e il 2023 – dei prestiti delle banche italiane (ed europee) che però possono contare su un capitale molto più rafforzato e una stabile base dei depositi. Il Bollettino economico mette in evidenza anche come non ci sia un problema di minusvalenze sul portafoglio dei titoli di stato visti anche i buoni numeri sulla liquidità. Inoltre, “più della metà dell’ammontare complessivo dei depositi bancari detenuti dalla clientela era protetto dai sistemi di garanzia nazionali”, sottolinea l’istituto.

Le tensioni sul mercato bancario: la crisi Svb e Credit Suisse

Quanto alle crisi che hanno investito Svb e Credit Suisse, in Italia – secondo Bankitalia – l’impatto “è stato in linea con quello del resto delle banche europee, e nel complesso contenuto. Dopo aver subito una flessione di circa il 15% nei giorni successivi al fallimento di Svb, nelle settimane seguenti le quotazioni azionarie sono risalite dell’8 per cento e alla fine di marzo risultavano in crescita del 17% rispetto ai valori di inizio anno”, ha aggiunto via Nazionale.

Infine, “il rapporto tra il valore di mercato e quello contabile (price-to-book ratio) delle maggiori banche italiane quotate si collocava alla stessa data al 70% (dal 75 di inizio marzo), mentre le aspettative degli analisti sul rendimento a un anno del capitale e delle riserve (return on equity, Roe) rimanevano sostanzialmente invariate, intorno al 9 per cento. Il differenziale di rendimento tra le obbligazioni delle banche italiane e i tassi privi di rischio si è allargato in misura analoga alla media dell’area dell’euro”.

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