Condividi

Bankitalia, ecatombe industriale: produzione -15% a marzo

In audizione alla Commissione Banche Paolo Angelini e Giorgio Gobbi preannunciano le conseguenze della pandemia di coronavirus – “Tra marzo e luglio, alle imprese serviranno 50 miliardi di liquidità”

Bankitalia, ecatombe industriale: produzione -15% a marzo


A causa dell’emergenza coronavirus nel mese di marzo la produzione industriale italiana crollerà del 15%.
Questa la previsione contenuta nella relazione del capo del Dipartimento vigilanza bancaria e finanziaria di Bankitalia, Paolo Angelini, e di Giorgio Gobbi, capo del Servizio stabilità finanziaria, presentata in audizione alla Commissione banche sulle iniziative della task force per la liquidità del sistema bancario nell’emergenza sanitaria. Le previsioni di via Nazionale confermano in parte quelle di Confindustria che lo scorso 2 aprile aveva preannunciato per l’industria un calo del 16,6%. 

“Gli indicatori ad alta frequenza utilizzati per l’analisi congiunturale concordano nel suggerire un calo dell’attività economica di proporzioni eccezionali in tutto il mondo”, hanno spiegato Angelini e Gobbi, sottolineando come a marzo nel nostro Paese “i consumi di elettricità e di gas nel settore industriale si sono ridotti di circa il 15 per cento rispetto a un anno prima”, mentre gli indici del clima di fiducia delle imprese e dei responsabili degli acquisti hanno subito un brusco calo nel settore manifatturiero, toccando il minimo storico nei comparti dei servizi e delle costruzioni. “Un simile calo – si legge nella relazione – si registra negli indicatori di fiducia delle famiglie, in particolare sulle prospettive economiche personali, su quelle del paese, sui riflessi occupazionali”

La crisi causata dalla pandemia di Covid-19 rischia dunque di lasciare pesantissimi strascichi in Italia nonostante le misure intraprese dal Governo per tenere a galla l’economia. Bankitalia sottolinea che, “anche considerando l’effetto positivo di alcune delle misure contenute nel decreto “Cura Italia” (ampliamento della CIG e moratoria per le PMI) e supponendo un completo utilizzo delle linee di credito disponibili, nostre stime indicano che tra marzo e luglio il fabbisogno aggiuntivo di liquidità delle imprese possa raggiungere i 50 miliardi”.

In virtù di quanto appena detto, Palazzo Koch ritiene necessario “assicurare un rapido dispiegamento degli strumenti di contrasto dell’emergenza approvati dal Governo, ad esempio potrebbero essere considerate modalità di tracciamento dei finanziamenti erogati, quali l’obbligo di convogliare i finanziamenti con garanzia pubblica su conti dedicati”.

Per quanto riguarda le banche, dopo le raccomandazioni della Bce (e di Bankitalia per le banche sotto il suo controllo) e i chiarimenti in materia di capitale, gli istituti di credito potranno ““tirare” su risorse patrimoniali per un ammontare pari a quasi quattro punti percentuali di CET1 ratio (il rapporto tra il capitale di qualità primaria e le attività ponderate per il rischio). Il capitale così liberato dovrà essere utilizzato per sostenere l’economia mantenendo intatta la robustezza del sistema”, affermano Gobbi e Angelini. 

Ci sono però dei rischi legati soprattutto al possibile aumento delle sofferenze. Lo shock macroeconomico causato dal coronavirus  “potrebbe generare un forte aumento del tasso di deterioramento dei prestiti”. Bankitalia prevede comunque che “i provvedimenti legislativi sulle moratorie e sulla sospensione delle rate dei mutui per l’acquisto di abitazioni e gli interventi a sostegno dei redditi delle famiglie e della continuità aziendale delle imprese avranno l’effetto di contenere, anche in misura significativa, il flusso di prestiti deteriorati. Nel medio termine le ricadute dell’epidemia sulla qualità del credito dipenderanno dalla durata della recessione e dalla rapidità della ripresa”.

I due economisti hanno infine analizzato le misure intraprese dalla Banca Centrale Europea, spiegando ai parlamentari come l’intervento della politica monetaria abbia “avuto un ruolo determinante nel riportare ordine sui mercati”, ponendo le premesse “per l’azione dei governi e delle istituzioni europee, a cui spetta il ruolo principale nella gestione della crisi”.

Commenta