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Banche, se 5 riforme in 2 anni vi sembrano poche

Si tratta delle riforme delle banche popolari e delle Bcc, l’autoriforma delle Fondazioni bancarie, l’introduzione del meccanismo di Gacs e la velocizzazione dei tempi di recupero crediti – Secondo il ministero questi interventi “incidono strutturalmente sul funzionamento del mercato del credito, con effetti che si potranno apprezzare in modo crescente nei prossimi anni”

Banche, se 5 riforme in 2 anni vi sembrano poche

Due giorni prima del risultato degli stress test sulle banche italiane, il ministero dell’Economia ha pubblicato un documento che racconta gli ultimi due anni di grandi cambiamenti della nostra industria bancaria e finanziaria. Cinque, per il dicastero di Via XX settembre, le misure di riforma introdotte dal Governo: le riforme delle banche popolari e delle banche di credito cooperativo (Bcc), l’autoriforma delle Fondazioni bancarie, l’introduzione del meccanismo di Garanzia sulla Cartolarizzazione delle Sofferenze (Gacs) e la velocizzazione dei tempi di recupero crediti.

Nel loro complesso le riforme “incidono strutturalmente sul funzionamento del mercato del credito, con effetti che si potranno apprezzare in modo crescente nei prossimi anni”, spiega il ministero. Nel frattempo il settore fa i conti con l’eredità della crisi economica che ha prodotto più fasi recessive in pochi anni, con una perdita del 10% del prodotto interno lordo e di un quarto della produzione industriale. Una recessione che manifesta i suoi effetti in modo evidente nell’elevato importo di crediti deteriorati.

Crediti già svalutati in modo significativo dagli intermediari finanziari, così che oggi pesano nei bilanci in misura molto inferiore al valore nominale dei prestiti concessi (circa il 40% del valore originario). Le banche italiane sarebbero in una posizione di relativo vantaggio rispetto a quelle degli altri Paesi dell’Eurozona più esposte verso i paesi emergenti, verso strumenti finanziari derivati, che hanno pesato molto nella crisi finanziaria esplosa tra il 2007 e il 2008, e verso il settore immobiliare, che pure ha contribuito ad innescare la crisi.

Conclusione del Mef: il sistema italiano è solido nel suo insieme, “sebbene presenti una criticità per l’elevato livello di crediti in sofferenza concentrato in alcune banche”. I risultati degli stress test sono una conferma del buon stato di salute dell’industria bancaria italiana.

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