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Banche in cerca di riscossa dopo il lunedì nero in Borsa. E il Pil della Cina tiene (+6,9%)

L’avvio dei nuovi test della Bce sui crediti deteriorati e il tiro al bersaglio su Mps, su cui indaga la Consob, hanno scatenato ieri la fuga dai titoli delle banche, che oggi cercano di reagire – Mps vale meno di 2,5 miliardi – Prezzi da saldo in Piazza Affari dopo le vendite degli hedge fund: il price earning delle banche è sceso a 10,1 – Pil Cina +6,9%

Banche in cerca di riscossa dopo il lunedì nero in Borsa. E il Pil della Cina tiene (+6,9%)

Il Pil cinese ha chiuso il 2015 con una crescita del 6,9%, in lieve frenata nel quarto trimestre (6,8%). Il dato, il più basso dal 2009, è in linea con le anticipazioni del premier Li Kequiang, circostanza che ha fatto tirare un sospiro di sollievo agli operatori, terrorizzati dalla prospettiva di nuovo soprese negative. Anche la produzione industriale (+5,9%) è andata secondo le previsioni, suscitando così la speranza che il peggio, almeno a Pechino, è alle spalle.

E così, dopo una mattinata nervosa, le Borse orientali si sono spinte a metà giornata in terreno positivo: Tokyo +0,1%, Hong Kong + 1,6%. Avanza anche Sidney (+0,8%). Sale anche Shanghai (+1,6%). Risale intanto a quota 29 dollari il petrolio, sia nella versione Brent che Wti (29,37 dollari). 

A poche ore dall’apertura del meeting di Davos, in cui si parlerà molto di Cina e di petrolio, e della riapertura di Wall Street dopo la festività del Martin Luther King Day, arrivano così dai mercati segnali di ripresa. Ieri, nonostante la discesa dl petrolio sotto quota 28 dollari, i listini europei hanno tenuto, accusando solo modesti ribassi: Francoforte -0,25%, Parigi -0,49%, Londra -0,42%. 

L’apertura di stamane si profila positiva per i listini europei. Il futures segnalano anche la ripresa dell’indice S&P (+0,7%) a Wall Street.

MILANO -2,6% PAGA LA FUGA DALLE BANCHE ITALIANE

Ha però fatto eccezione l’Italia: l’avvio dei test della Bce su “strategia, governance, processi e metodologie relativamente agli NPL (non performing loans)” ha scatenato una pioggia di vendite sul comparto bancario che ha spinto la Borsa italiana in profondo rosso. L’indice Ftse Mib ha chiuso la seduta con una perdita del 2,6% a 18.6860 punti, un livello che non si toccava da 12 mesi. Nei precedenti cinque giorni l’indice benchmark di Piazza Affari ha registrato un ribasso del 3,1%, da inizio anno la performance negativa è del 12,5%. 

Il comparto bancario italiano ha lasciato sul terreno il 4%, molto peggio del -1% registrato dall’indice Stoxx del settore bancario europeo. La discesa dei titoli delle banche italiane non si è accompagnata, a differenza del passato, con l’ampliamento dello spread: la forbice tra Btp e Bund ha oscillato tra 100 e 110 punti base. Il rendimento del decennale è salito all’1,57%.  

IL MONTE PASCHI ORMAI VALE MENO DI 2,5 MILIARDI

Al centro del tiro al bersaglio è stato, ancora una volta, Monte Paschi (-14,76%), a 0,7630, dopo un nuovo minimo storico a 0,7480 e una serie di sospensioni per eccesso di ribasso. La Consob ha disposto nel pomeriggio il divieto temporaneo di vendite allo scoperto entrato in vigore alle 16 di ieri e destinato a restare in vigore per l’intera seduta di oggi. Ma, dopo i ribassi accusati nel 2016 (-38%) la capitalizzazione dell’istituto si è ridotta a meno di 2,5 miliardi di euro.

Ancora più drammatica la situazione delle obbligazioni subordinate della Banca toscana. Il bond subordinato Mps con scadenza settembre 2020, cedola 5,6%, perde ben 10 figure e mezzo, con un rendimento in salita oltre quota 14%. Al termine della scorsa settimana il bond scambiava su un rendimento di circa il 10,7%; sette giorni fa si trovava in area 7,5%. Meno agitato il fronte dei senior bond: il titolo scadenza aprile 2019, cedola 3,625%, cede circa una figura e mezzo, per un rendimento in area 5,1%. Venerdì scorso il titolo scambiava attorno al 4,5%; in area 3,6% una settimana fa.

Dai numeri emerge che i mercati hanno messo in conto il rischio di un possibile tracollo, smentito ieri sera da una nota dell’ad Fabrizio Viola: “In merito al recente andamento negativo dei titoli di tutto il comparto bancario, ed in particolare del titolo Mps, confermiamo la stabilità economica e finanziaria della banca, evidenziata dai risultati degli Srep, e il miglioramento della gestione operativa come da risultati raggiunti nei primi nove mesi del 2015”. 

SOFFRONO ANCHE I BIG E LE POPOLARI

La tempesta ha investito tutte le banche, senza distinzioni. Ecco il bollettino delle perdite a fine seduta: tra i big Intesa perde il 5%, Unicredit -5,37%, anche Mediobanca chiude a -4,79%. Sono tutte giù, con ampi ribassi, le banche popolari: Pop.Milano -5,55%, Ubi-7,28% e Banco Popolare -6,73%. Crolla anche Pop.Emilia (-8,7%): il titolo si ritrova esattamente dov’era un anno fa, il 19 gennaio 2015.  E’ stata così completamente bruciata la performance 1° gennaio-31 dicembre 2015, pari a +28,8%. Fuori dal paniere principale, in forte ribasso Banca Carige (-7,29%) e Creval (-9,5%). 

PREZZO DA SALDO. IL PRICE EARNING DEL SETTORE E’ SCESO A 10,1

Le vendite sia da parte degli hedge fund che della clientela più tradizionale sono scattate per il timore che le banche italiane possano non superare i prossimi stress test della Banca Centrale Europea che saranno concentrati sui crediti deteriorati, dubbi ed incagliati, il tallone d’Achille del sistema dopo la lunga recessione. I crediti sofferenti sono pari al 16,7% degli impieghi, contro il 4% della Francia ed il 7% della Spagna. In Italia i Non Performing Loss sono pari a circa 200 miliardi di euro, il totale dei crediti deteriorati arriva a 350 miliardi. 

Non aiuta il grande freddo tra Matteo Renzi e Bruxelles, in buona parte legato al mancato varo di una Bad bank di sistema, frenata dal no della commissaria Margrethe Verstagen, dietro cui c’è la secca opposizione tedesca. Per alcune banche italiane potrebbe emergere, in questa cornice, la necessità di nuovi aumenti di capitale.

Ma la tempesta di ieri, come spesso accade, non ha fatto distinzione tra banche più o meno solide. I multipli medi del settore segnalano ora un rapporto prezzo/utili di 10,1 volte. Il rapporto tra prezzo di Borsa e Tangible Equity è pari a 0,82 volte, dunque sotto l’unità. Se anche le banche italiane, complessivamente, fossero costrette a svalutare pesantemente i crediti in sofferenza nei loro bilanci, il Common Equity Tier 1 medio sarebbe comunque superiore o uguale al 10% richiesto dalla Bce come soglia minima. Ci sarebbero solo due eccezioni: Banca Carige e Monte Paschi. 

SAIPEM AI MINIMI DAL 2004. TORNA A SALIRE SARAS

Sono già partite le prime petroliere iraniane liberate dall’embargo che aveva portato ad un dimezzamento dell’export, sceso a circa un milione di barili al giorno. Di riflesso l’andamento dei prezzi del greggio è stato, se possibile, ancor più volatile: il Wti ha segnato ieri un minimo di 27,67 dollari e un massimo di 29,58 dollari per un’escursione del 7%. Le posizioni long sui derivati del petrolio, quelle che puntano ad un rialzo del prezzo, sono scese sui minimi degli ultimi 5 anni, le posizioni short, quelle che vanno nel verso opposto, toccano oggi nuovi massimi storici. 

A Milano Eni ha perso l’1,1%. Tenaris -0,8%. Più pesante il calo di Saipem (-5,14%, pari a -16% da inizio anno) condizionata dalla prospettiva dell’aumento di capitale. Il titolo torna su livelli di prezzo che non vedeva dall’inizio del 2004. Sale invece Saras (+0,90%) tra i pochi titoli di Piazza Affari in positivo (-0,8% da inizio gennaio). La società ha segnalato che il margine di raffinazione medio dell’area Mediterraneo (EMC Benchmark) è salito la scorsa settimana a 5 dollari/barile da 4,20 dollari il barile della settimana precedente. Si è tornati sui livelli record dell’anno scorso. Tra le utility Enel perde l’1,8%, A2A -3,2%, Snam -1%. Pesante A2A (-3,2%).

RESISTE IL LUSSO: MONCLER MIGLIOR BLUE CHIP

Il lusso resiste alla tempesta. Brilla su tutti Moncler (+3,5%), miglior blue chip di giornata. Goldman Sachs ha ribadito la raccomandazione Buy, con target price limato a 18,90 euro da 19,10 euro. Il presidente e amministratore delegato del gruppo, Remo Ruffini, si è detto ottimista sul 2016. “Fino a oggi – ha commentato – le vendite in Cina sono andate bene – ha aggiunto – andiamo avanti con le nostre strategie di lungo periodo e non guardiamo la volatilità del momento, soprattutto delle azioni”. 

In terreno positivo anche Luxottica (+0,62%). Yoox -1,21%. Perde Geox (-3,3%), nonostante che il titolo sia uscito, assieme a Tod’s (-0,51%), dalla lista di Mediobanca dei titoli da vendere. Entrano nel paniere short Ferragamo (-0,96%), Landi Renzo e Trevi. 

ANCORA IN ROSSO LA SCUDERIA AGNELLI. EXANE PREMIA STM

Tra i titoli in terreno positivo Prysmian (+0,2%). Avanza Stm (+1,7%), premiata dal target price di Exane Paribas. Ancora in ribasso la scuderia Agnelli: Fiat Chrysler termina in calo del 2,9%, Exor dell’1,7% e Cnh Industrial del 2,1%. 

Chiude in rosso anche Finmeccanica (-1,8%). La Divisione Sistemi per la Sicurezza e le Informazioni del gruppo è stata selezionata dall’ente per il controllo del traffico aereo Nav Canada per fornire nuovi radar ai 12 maggiori aeroporti canadesi. Tra gli scali interessati figurano Toronto, Montreal, Ottawa, Vancouver e Calgary. 

Invariata Telecom Italia. Mediaset perde il 3,4%.

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