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Banche in cerca di riscatto dopo il ciclone Mps, tensione sui Btp e Borse in attesa della Fed

E’ finita la tempesta su Mps e Carige? E’ questo l’interrogativo che domina la seduta di Borsa di oggi a Piazza Affari – Ma la sfiducia nel sistema finanziario italiano investe anche i Btp e lo spread e oggi prova della verità sull’asta Ctz – Wall Street aspetta lumi dalla Fed – Samba triste per Fca, Pirelli e Telecom – Eni debole alla vigilia dei conti.

Banche in cerca di riscatto dopo il ciclone Mps, tensione sui Btp e Borse in attesa della Fed

BANCHE, PROVE DI RIPRESA DOPO IL CICLONE MPS. TENSIONE SUI BTP, BORSE IN ATTESA DELLA FED

E’ finita la tempesta su Monte Paschi e Carige? Oppure, nonostante il divieto di vendite allo scoperto, continuerà la corsa al ribasso dopo il tracollo del titolo Mps -21,50% con volumi pari a 3 volte la media e di Carige, scesa del 17,91% con scambi 4 volte la media? Molto dipenderà, naturalmente, dalla rapidità con cui i cda dei due istituti sapranno offrire una risposta convincente alle richieste poste dalla Bce.

Nel frattempo, però, va preso atto che i mercati hanno inferto un’ingiusta punizione all’intero sistema del credito tricolore, uscito dai test europei con un eccesso di capitale superiore ai 25 miliardi. Piazza Affari, in parallelo, è risultata la Borsa peggiore, con un calo del 2,4%.

Ma, soprattutto, che la diffidenza verso la finanza italiana ha colpito il fronte più delicato, cioè mercato obbligazionario. Nel tardo pomeriggio la forbice tra Btp e Bund è salita fino ad un massimo di 172,4 punti (rendimento del decennale a 2,555%) mentre si restringeva lo spread tra i Bonos spagnoli e il Bund.  L’asta odierna dei Ctz (2,5 miliardi) e, soprattutto l’offerta tra 5,5,5 e 7,25 miliardi tra Cct e Btp a 5 e 10 anni di giovedì 30 assumono perciò un valore particolare.

Per i Ctz la previsione è di un forte aumento dei rendimenti in area 0,75% dallo 0,385% dello scorso settembre, rialzo che favorirà il ritorno degli acquisti.

WALL STREET FERMA ASPETTANDO LA FED. L’IFO FRENA L’EUROPA

Silenzio, parla la Fed. In attesa delle decisioni del comitato monetario della banca centrale Usa, che saranno comunicate domani sera, i mercati segnano il passo. A Wall Street, dopo una seduta fiacca il Dow Jones ha chiuso a +0,17%, S&P -0,15%, Nasdaq -0,07%.  Giù del 2,8% Twitter che poi, a mercati chiusi, ha diffuso conti trimestrali che non sono piaciuti agli investitori, al punto che il titolo nel dopo Borsa del è arrivato a cedere oltre il 10%. Andamento piatto stamani sui listini asiatici: Tokyo -0,2%, lieve rimbalzo ad Hong Kong +0,2%.

La Fed dovrebbe, secondo le previsioni, prendere una decisione “storica”: chiudere definitivamente gli acquisti del QE, iniziati nel settembre del 2012. Debole il dollaro (1,2711 il cross con l’euro) nella speranza di un pessaggio “morbido” da parte di Janet Yellen. In Europa la seduta è stata però dominata, oltre che dagli stress test bancari, dal calo imprevisto dell’Ifo tedesco: si attendeva un rimbalzo, dopo sei ribassi, che invece non c’è stato. Chiudono così in rosso Parigi -0,78%, Londra -0,39% e il Dax di Francoforte -0,92%.

BANCHE, UNA GIORNATA NO. OGGI L’ASSEMBLEA DI MEDIOBANCA

L’esito degli stress  test ha frenato, contro le attese, l’andamento del settore bancario europeo. L’indice Stoxx di settore chiude con un calo dell’1,7%. Un report di Kpmg sottolinea che ora le banche del Vecchio Continente dovranno ridurre la massa di 879 miliardi di non performing loans che pesano sula ripresa dell’attività creditizia. 

Alla performance negativa ha contribuito più di tutto il sistema delle banche italiane, a partire dalle bocciate Mps e Carige. Hanno chiuso però in terreno negativo anche le promosse, a partire da Ubi Banca -5,15% penalizzata perché vista come possibile polo aggregante in Italia. Male anche le altre popolari: Bpm -4,43%, Bper -4,23%. Si difende il Banco Popolare -1,79%, vanno giù anche Intesa –3,14% e Unicredit -2,55%. Fa eccezione solo il Credito Valtellinese +2,32%. Riflettori accesi oggi sull’assemblea di Mediobanca –3,35%, che pure ha superato con disinvoltura gli stress test. 

SAMBA TRISTE PER FCA, PIRELLI E TELECOM

La Borsa di San Paolo è crollata dopo la vittoria di  Dilma Rousseff che è stata confermata alla guida del Paese vincendo, seppure di misura, il ballottaggio contro il conservatore Aecio Neves (più gradito dagli investitori esteri). L’indice è sceso del 6% prima di un rimbalzo finale.  Pesanti le vendite sui titoli energetici. A guidare i ribassi è stata la compagnia petrolifera statale Petrobras, che ha perso fino al 15%. Male anche le utility Electrobras -11,5% e Cemig -12,4%.

La difficile congiuntura brasiliana, esasperata dalla fine dell boom energetico che aveva caratterizzato la presidenza Lula, si è riflessa sui titoli delle società italiane più esposte nel Paese sudamericano. Pirelli arretra del 2,5%. Debole anche Fiat Chrysler -1,8% alla vigilia del cda di Londra che dovrà annunciare la nuova guidance per l’esercizio 2014 (condizionata dalla frenata del mercato carioca). Giù anche Telecom Italia -1,9%.

ENI DEBOLE ALLA VIGILIA DEI CONTI. FRANA SAIPEM

Un forte contributo negativo all’indice è venuto dalla discesa dei petroliferi, dopo il calo del petrolio con il Brent a 84,8 dollari al barile (-1,4%), Wti a 79,9 dollari (-1,3%). Perde colpi Eni -1,9%, alla vigilia dalla trimestrale. Banca Imi evidenzia che “l’Exploration & Production, nel terzo trimestre, e’ ancora in sofferenza, con la produzione che non cresce” ma, soprattutto, segnala il prezzo del petrolio “che viaggia a circa 8 dollari in meno rispetto all’anno scorso ed incide un bel po’. Quanto al downstream si segnala qualche piccolo miglioramento, ma ancora marginale, del Gas & Power per la rinegoziazione dei contratti”.

La Sim prevede perciò un utile netto adjusted a 861 milioni, ebit adjusted di 2,633 miliardi e una produzione a 1,58 milioni di barili al giorno. Banca Akros si attende numeri in calo, nella parte bassa della forchetta, puntando il dito sulla caduta del petrolio. L’utile netto adjusted è atteso a 817 milioni e l’ebit a 2,462 miliardi mentre la produzione a 1,575 milioni di barili.

Va assai peggio a Saipem -4,2%, nonostante l’annuncio di nuove commesse in Arabia Saudita ed America Latina per 2 miliardi. A condizionare la seduta la notizia in scia alla notizia che i pm milanesi che indagano sulla presunta  maxitangente della società in Algeria hanno interrogato ieri l’ad dell’Eni Claudio Descalzi.

A2A, UNICA BLUE CHIPS IN SALITA. GIU’ ENEL

Sono pochi i titoli che si sono salvati dalle grinfie dell’Orso: A2A +1,57% a 0,7745 euro, promossa da sell a buy da Citi, Le vendite hanno colpito Enel -1,4% e Enel Green Power -2,6%. Gtech +0,05%, che si è aggiudicata un nuovo contratto dalla lotteria di Washington, hanno retto all’ondata di vendite. !uasi invariata Atlantia -0,06%.

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